1con infinita scomodità: non avevamo concavo proporzionato e trovammo che
il vetro voleva sette braccia più che l'abete di lunghezza. Così non si potè
aver gusto. Mi lasciò ordine S. A. che io facessi un altro vetro un po'mi
nore, e facessi accomodar meglio il cannone. Ho già fatto il vetro, ma è
riuscito pienissimo di tortiglioni. Voglio nondimeno che, come torna, lo trovi
in ordine. Quella mattina nondimeno, sebben con infinita scomodità, vede
vamo certi coppi, con le macchie che vi erano sù, di grandezza stermi
nata.... Quel signore Eustachio orologiaro (il Divini) è mio amico e per
sona di molto buon gusto, discorso e giudizio, e non dubito che non sia per
far bene, ma però che sia per arrivare al segno, che ho arrivato io, non lo
credo ” (ivi, c. 93).
il vetro voleva sette braccia più che l'abete di lunghezza. Così non si potè
aver gusto. Mi lasciò ordine S. A. che io facessi un altro vetro un po'mi
nore, e facessi accomodar meglio il cannone. Ho già fatto il vetro, ma è
riuscito pienissimo di tortiglioni. Voglio nondimeno che, come torna, lo trovi
in ordine. Quella mattina nondimeno, sebben con infinita scomodità, vede
vamo certi coppi, con le macchie che vi erano sù, di grandezza stermi
nata.... Quel signore Eustachio orologiaro (il Divini) è mio amico e per
sona di molto buon gusto, discorso e giudizio, e non dubito che non sia per
far bene, ma però che sia per arrivare al segno, che ho arrivato io, non lo
credo ” (ivi, c. 93).
Sien pure confidate in una lettera familiare a un intimo amico, queste
ultime espressioni suonano alquanto immodeste. Si direbbe che i regali e
le compiacenze del Granduca, colle lodi e le adulazioni di tanti, avessero
fatto salire il fumo agli occhi del povero Torricelli. Il Fontana dall'altra
parte, benchè povero artefice, senza protezione di principi e senza scienza,
non poteva patire i fastidiosi orgogli di quel suo fortunato rivale. “ Mi vien
riferito, scrivevagli il Ricci, il Fontana essersi piccato per l'emulazione di
V. S. nel lavoro dei vetri, e ha mandato qua in Roma un suo vetro squi
sitissimo, che lo teneva presso di sè, come singolare, acciò sia paragonato
con alcuni di quelli di V. S. e mi dicono che superi di gran lunga uno che
hanno di V. S. Non so chi sian questi che hanno i vetri di V. S. Lo dissi
al signor Raffaello (Magiotti) e mi consigliò ad accennarle questo, perchè
avverta di non mandar vetri se non in mano di persone discrete, le quali
abbiano discrezione in paragonare i vetri, che siano stimati pari dai loro
maestri ” (ivi, T. XLII, c. 153).
ultime espressioni suonano alquanto immodeste. Si direbbe che i regali e
le compiacenze del Granduca, colle lodi e le adulazioni di tanti, avessero
fatto salire il fumo agli occhi del povero Torricelli. Il Fontana dall'altra
parte, benchè povero artefice, senza protezione di principi e senza scienza,
non poteva patire i fastidiosi orgogli di quel suo fortunato rivale. “ Mi vien
riferito, scrivevagli il Ricci, il Fontana essersi piccato per l'emulazione di
V. S. nel lavoro dei vetri, e ha mandato qua in Roma un suo vetro squi
sitissimo, che lo teneva presso di sè, come singolare, acciò sia paragonato
con alcuni di quelli di V. S. e mi dicono che superi di gran lunga uno che
hanno di V. S. Non so chi sian questi che hanno i vetri di V. S. Lo dissi
al signor Raffaello (Magiotti) e mi consigliò ad accennarle questo, perchè
avverta di non mandar vetri se non in mano di persone discrete, le quali
abbiano discrezione in paragonare i vetri, che siano stimati pari dai loro
maestri ” (ivi, T. XLII, c. 153).
È facile indovinar che i giudici del paragone, i quali erano tutti amici
e ammiratori del Torricelli, non eccettuato il Thevenot, il quale, ritrovan
dosi allora a Roma, si volle far trombetta del valor del Matematico di Fi
renze sì per le ragioni della Geometria sì nei paragoni fatti tra i vetri
di lui e del Fontana (ivi, c. 154) dovessero esaltare il Torricelli stesso Ma
tematico del Granduca, a scapito del povero e disprezzato occhialaio na
poletano.
e ammiratori del Torricelli, non eccettuato il Thevenot, il quale, ritrovan
dosi allora a Roma, si volle far trombetta del valor del Matematico di Fi
renze sì per le ragioni della Geometria sì nei paragoni fatti tra i vetri
di lui e del Fontana (ivi, c. 154) dovessero esaltare il Torricelli stesso Ma
tematico del Granduca, a scapito del povero e disprezzato occhialaio na
poletano.
Solo, in mezzo alla turba plaudente, si faceva sentir la voce del Mer
senno, che co'suoi rotti modi frateschi rintuzzava i vanti torricelliani, e
prendeva le difese per il più debole fra i contendenti. “ Optimus Magiot
tus, egli scrive, mihi ostendit vitrum perspicilli, quod ad eum misisti, quod
cum Fontanae vitro, quod etiam habet collatum, minus bonum apparet.
Cumque legissem in tuo libro vitra a te parata superare quae hucusque ap
paruere, nempe et vitra galileiana et Fontanae, miratus sum quod in illo
tuo vitro non deprehenderetur ” (ibi, T. XLI, c. 57). E in un'altra lettera,
scritta da Parigi, gli dice liberamente che in Francia si fabbricavano ca
nocchiali migliori de'suoi, de'quali uno eccellentissimo ne aveva il Gassendo,
e gli soggiunge che migliori di tutti sono i Telescopi binoculi del Rehita.
senno, che co'suoi rotti modi frateschi rintuzzava i vanti torricelliani, e
prendeva le difese per il più debole fra i contendenti. “ Optimus Magiot
tus, egli scrive, mihi ostendit vitrum perspicilli, quod ad eum misisti, quod
cum Fontanae vitro, quod etiam habet collatum, minus bonum apparet.
Cumque legissem in tuo libro vitra a te parata superare quae hucusque ap
paruere, nempe et vitra galileiana et Fontanae, miratus sum quod in illo
tuo vitro non deprehenderetur ” (ibi, T. XLI, c. 57). E in un'altra lettera,
scritta da Parigi, gli dice liberamente che in Francia si fabbricavano ca
nocchiali migliori de'suoi, de'quali uno eccellentissimo ne aveva il Gassendo,
e gli soggiunge che migliori di tutti sono i Telescopi binoculi del Rehita.