Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

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1stra? Ma quando siano uguali, e che la mano del lavorante farà moti irre­
golari e stravaganti, cioè spire, ghirigori, circoli, e sopratutto diametri molti
e per tutti i versi; allora sì che neanche un angelo potrà dare al vetro figura
più perfettamente sferica.
“ Il segreto che più m'importa, e che non si sà da altri che da Dio e
da me, è questo: Non attaccare i vetri da lavorarsi con pece, nè con altro,
per via di fuoco.
Perchè quelle materie, nel freddarsi, si ritirano più da
una parte che dall'altra, ed inarcano il vetro, il quale, finchè sta attaccato
al macinello, ha la figura colma, ma quando lo stacchiamo, per metter nel­
l'occhiale, egli si spiana come prima e la figura si guasta.
Questo segreto,
che dico adesso a V. S., è stato da me osservato evidentemente, tanto che
l'ho toccato con mano, e direi anco a V. S. il come, ma lo lascio per
brevità.
“ Ora, io attacco i vetri così: piglio un macinello di piombo di que­
sta proporzione: (fig.
28). Alla faccia A spianata metto una rotella di ra­
36[Figure 36]
Figura 28.
scia o altro panno fino, cedente, acciò il vetro toc­
chi sul morbido, e dopo cingo sopra detto panno
il macinetto con una pelle di guanto tiratissima,
e la lego con lo spago CD stretta assai.
Dopo,
impiastro la faccia di detta pelle A con cera rossa,
calda e distesa sottilmente.
Così il vetro, purchè
non sia bagnato, si attaccherà sempre, sebben
freddo, e quando occorresse, si dà una strofina­
tina a detta pelle, con una palla della medesima cera rossa, che attaccherà
assai forte.
“ Così ne seguita che il vetro non sarà sforzato, ma quella figura che
riceverà dalla centina, l'istessa riterrà, quando sia staccato dal macinello.

Oltre di ciò, V. S. averà comodità di cominciare a provare il vetro, se fa
bene o male, subito che si comincia a pulire, e potrà staccarlo e attaccare
cento volte, senza danno alcuno, e piuttosto con giovamento.
Chè, quando si
adopra la pece, la regola è non lo staccar mai, se non quando egli è finito.
“ Quanto all'invenzìone del macinello di piombo, non è mia, ma è bo­
nissima, perchè nel dare la pelle, non occorre aggravare quasi niente la
mano, ma il piombo medesimo fa quasi da per lui.
Anco nel pulire aiuta
assai, ed acciò faccia meglio il servigio, abbiamo i macinelli, che son quasi
due dita più di diametro, che il vetro stesso, acciò gravitino quel di più,
ed osservi che il fare il macinello alto assai è male, perchè fa lieva e fa
traballare il vetro.
Quando V. S. proverà queste invenzioni, che non son se
non due: centina piccola e non adoprar fuoco, l'assicuro che farà i vetri
buoni, anco quando la materia fosse cattiva, e non glie ne riuscirà mai nes­
suno cattivo affatto, ma sempre più che mediocri, e bisogna accordar molte
cose, la figura, la materia, e il pulimento.
L'osservazione m'ha insegnato
che nei vetri, la figura importa assaissimo, e il pulimento pochissimo.
La
ragione è questa: io ho provato molti de'miei vetri che appena comincia-

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