1ex utraque parte convexorum. Is enim ad alios usus inutilis satis videtur,
nec interest convexitates istorum duorum ocularium contiguas esse ut
sic D⫏, vel oppositas ⫏D ut sic, aut hoc modo, quod aliis praefertur, dispo
sitas ⫏⫏: nullis enim tollitur obsolute iris. Si aliunde emanet hoc, est ab
incidentia nimis obliqua radiorum in superficiem refringen
tem ” (MSS. Gal. Disc., T. CXXXVI, c. 19).
nec interest convexitates istorum duorum ocularium contiguas esse ut
sic D⫏, vel oppositas ⫏D ut sic, aut hoc modo, quod aliis praefertur, dispo
sitas ⫏⫏: nullis enim tollitur obsolute iris. Si aliunde emanet hoc, est ab
incidentia nimis obliqua radiorum in superficiem refringen
tem ” (MSS. Gal. Disc., T. CXXXVI, c. 19).
Figura 29.
nella quale si riserbava a dar quella teoria dell'acromatismo,
di che aveva fatto già l'applicazione alle lenti del suo Tele
scopio. Nella proposizìone LIV di quel celebre Trattato, uscito
postumo nel 1703 come sappiamo, dop'aver l'Autore descritto
l'andamento dei raggi refratti ne'Telescopi di quattro lenti,
così soggiunge, per sodisfare co'principii diottrici a coloro,
i quali non intendevano il segreto effetto del suo oculare
composto: “ Mirum videtur in hoc Telescopio colores iridis
oriri plurium ocularium refractione, non magis quam cum una
ocularis adhibetur. Sed ratio haec est quod lens QR (fig. 29)
corrigit et aufert colores quas lens KL produxit. Idem enim
accidit radio OKRN, per superficies inclinatas ad K ac deinde
ad R transeunti, ac si per cuneos binos contrarie positos SS, TT (fig. 30)
transiret parallelis lateribus qui colore non inficitur non magis quam si per
laminam vitream incederet ” (Lugd. Batav. 1703, pag. 195, 96).
38[Figure 38]
nella quale si riserbava a dar quella teoria dell'acromatismo,
di che aveva fatto già l'applicazione alle lenti del suo Tele
scopio. Nella proposizìone LIV di quel celebre Trattato, uscito
postumo nel 1703 come sappiamo, dop'aver l'Autore descritto
l'andamento dei raggi refratti ne'Telescopi di quattro lenti,
così soggiunge, per sodisfare co'principii diottrici a coloro,
i quali non intendevano il segreto effetto del suo oculare
composto: “ Mirum videtur in hoc Telescopio colores iridis
oriri plurium ocularium refractione, non magis quam cum una
ocularis adhibetur. Sed ratio haec est quod lens QR (fig. 29)
corrigit et aufert colores quas lens KL produxit. Idem enim
accidit radio OKRN, per superficies inclinatas ad K ac deinde
ad R transeunti, ac si per cuneos binos contrarie positos SS, TT (fig. 30)
transiret parallelis lateribus qui colore non inficitur non magis quam si per
laminam vitream incederet ” (Lugd. Batav. 1703, pag. 195, 96).
![](https://digilib.mpiwg-berlin.mpg.de/digitallibrary/servlet/Scaler?fn=/permanent/archimedes/caver_metod_020_it_1891/figures/020.01.413.2.jpg&dw=200&dh=200)
Figura 30.
Aveva senza dubbio ragione il Petit a dire che a que
sto modo nullis tollitur absolute iris, ma, a riuscire al
tanto desiderato effetto, aveva pure l'Huyghens aperta così
e raddirizzata la via agli ottici futuri. Il Newton poi dimo
strò che non bastava comporre insieme due mezzi rifran
genti della stessa natura, ma che bisognava fossero di na
tura alquanto diversa e propose di accoppiare insieme lenti
cristalline con lenti ripiene d'acqua. “ Si perspicillorum
vitra obiectiva ex vitris duobus sphaerice figuratis et aquam
inter se claudentibus constentur, fieri potest ut a refractionibus aquae er
rores refractionum quae fiunt in vitrorum superficiebus extremis satis ac
curate corrigantur ” (Principia Philos. T. I, Genevae 1739, pag. 547). L'Eu
lero ridusse a calcolo, di quelle lenti di varia rifrangibilità, lo spessore e la
forma, e il Dollond, componendo insieme i due cunei ugeniani sopra de
scritti, di due cristalli di vario poter dispersivo, riuscì finalmente a risol
vere il problema.
sto modo nullis tollitur absolute iris, ma, a riuscire al
tanto desiderato effetto, aveva pure l'Huyghens aperta così
e raddirizzata la via agli ottici futuri. Il Newton poi dimo
strò che non bastava comporre insieme due mezzi rifran
genti della stessa natura, ma che bisognava fossero di na
tura alquanto diversa e propose di accoppiare insieme lenti
cristalline con lenti ripiene d'acqua. “ Si perspicillorum
vitra obiectiva ex vitris duobus sphaerice figuratis et aquam
inter se claudentibus constentur, fieri potest ut a refractionibus aquae er
rores refractionum quae fiunt in vitrorum superficiebus extremis satis ac
curate corrigantur ” (Principia Philos. T. I, Genevae 1739, pag. 547). L'Eu
lero ridusse a calcolo, di quelle lenti di varia rifrangibilità, lo spessore e la
forma, e il Dollond, componendo insieme i due cunei ugeniani sopra de
scritti, di due cristalli di vario poter dispersivo, riuscì finalmente a risol
vere il problema.
VI.