Vitruvius Pollio, I dieci libri dell?architettura, 1567

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                  te allo aſſe è tagliata dal raggio equinottiale, doue è la lettera x. & ſi deue allargare ſin
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                  doue il raggio eſtiuo taglia la circonferenza, doue è la lettera h. & dal centro equinot­
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                  tiale allo ſpacio eſtiuo ſi faccia la circonferenza del circolo menſale, ilquale è detto Mo­
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                  nacho. </s>
                  <s id="s.007569">& a queſto modo ſarà formato lo Analemma. </s>
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                  La linea della larghezza detta lacotomus, è diametro di quel circolo, dalquale ſi trouano i
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                  raggi meridiani di meſe in meſe, ilquale è detto monachus. </s>
                  <s id="s.007571">& io penſo che uoglia dire Minachos,
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                  come quello, che contenga i raggi meridiani di meſe in meſe. </s>
                  <s id="s.007572">altri lo hanno chiamato miniæus,
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                  che Vitr. dice menſtruo, & io ho detto menſale. </s>
                  <s id="s.007573">queſto circolo adunque ſi fa mettendo il piedi
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                  del compaſſo doue la linea della larghezza detta lacotomus taglia il raggio meridiano equinot­
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                  tiale, & allargandolo ad uno de i punti della maggior declinatione, ouero appartamento del So­
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                  le dallo equinottiale. </s>
                  <s id="s.007574">Queſto circolo ſi diuide in dodici parti eguali, ſe uogliamo ſolamente i
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                  raggi meridiani di ſegno in ſegno, perche uolendo i raggi meridiani del mezo de i ſegni, o di dieci
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                  in dieci gradi, o piu o meno, biſognerà partire il detto circolo in piu parti ſecondo il propoſito
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                  noſtro. </s>
                  <s id="s.007575">Diuiſo adunque il detto circolo in dodici parti, ſi deue tirare per ciaſcuna diuiſione corri­
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                  ſpondente a i diametri de gli altri ſegni, alla circonferenza del meridiano, egualmente diſtanti al­
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                  li diametri de i tropici, & doue quelli diametri toccheranno il meridiano, iui ſaranno i punti, da
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                  i quali per la cima del Gnomone ſi tireranno le linee, & i raggi fin alla linea del piano, & in que­
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                  sto modo ſarà formato lo Analemma.
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                  <s id="s.007576">Dapoi che haueremo deſcritto lo Analemma con la ſua dichiaratione, o per le linee del
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                  uerno, o per le linee eſtiue, o per le equinottiali, o per le di meſe in meſe: Allhora ſi deo­
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                  no diſegnare le ragioni delle hore da gli Analemmi. </s>
                  <s id="s.007577">& in quel caſo ci ſaranno molte ua­
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                  rietà, & maniere di horologi, & con queſte artificioſe ragioni ſaranno deſcritte. </s>
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                  Non ſolamente da i raggi equinottiali egli ſi puo cominciare a fare gli analemmi, ma da qua­
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                  lunque altro raggio di ſegno. </s>
                  <s id="s.007579">perche ſe egli ſi piglia il raggio eſtiuo, o quello del uerno, nella ſua
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                  altezza meridiana, egli ſi ſa, che il raggio equinottiale è lontano da quelli gradi uenti tre, &
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                  mezo, & ſapendoſi la declinatione d'ogni raggio dallo equinottiale, ſi puo facilmente da un
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                  raggio ponere gli altri.
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                  <s id="s.007580">Ma di tutte le figure, & deſcrittioni di tutte quelle uarietà, è un ſolo effetto, cioè che
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                  il giorno equinottiale, il brumale, & il Solſtitio ſia partito in dodici parti. </s>
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                  Vitruuio chiaramente dimoſtra in questo luogo, che gli antichi uſauano di partire il giorno o
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                  lungo, o breue che egli fuſſe, in dodici parti: però faceuano gli horologi con questa intentione,
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                  di dimoſtrare le dodici parti del giorno. </s>
                  <s id="s.007582">ilche anche ſi caua dalle ſacre lettere, doue ſi dice, in­
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                  terrogando: non ſono dodici le hore del giorno? </s>
                  <s id="s.007583">queste hore ſi chiamauano chicrichè, & mira­
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                  uano al dominio de i pianeti in quelle hore: & altri le hanno dette hore planetarie, altri hore in
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                  eguali. </s>
                  <s id="s.007584">ma laſciamo i nomi, & uegnamo alle coſe. </s>
                  <s id="s.007585">Di tutte adunque le figure, & deſcrittioni di
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                  tutte quelle uarietà è un ſolo effetto. </s>
                  <s id="s.007586">ma di quali uarietà intende Vitru. ſe una ſola ſorte di hore ſi
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                  pone? </s>
                  <s id="s.007587">Riſpondo, che ſe bene uſauano una ſorte di hore la uarietà naſceua da i piani, ne i quali ſi
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                  formauano gli horologi, & dalle figure, che piaceuano ad alcuni inuentori; come dirà Vitr. nel
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                  ſeguente capo. </s>
                  <s id="s.007588">ma come dallo Analemma ſi caui queſto ſolo effetto, che egli dice, cioè, che il gior­
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                  no equinottiale, quello del uerno, che egli dice brumale, & quello della ſtate, che egli chiama
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                  Solſtitio, ſia partito in dodici parti dirò distintamente, poi che hauerò udito la eſcuſatione di Vit.
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                  <s id="s.007589">Lequali coſe non impaurito dalla pigritia ho laſciato a dietro, ma perche ſcriuendo io
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                  molte coſe non offendeſſe. </s>
                  <s id="s.007590">Ma ſolamente eſponerò, da chi ſono ſtate ritrouate molte ſor­
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                  ti, & molte deſcrittioni di horologi: nè hora io poſſo ritrouarne altre da me, nè mi pare
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                  conueniente, che io debbia uſurpare quelle de gli altri, & attribuirle a me: & però io dirò
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                  queſte coſe, che ci ſono ſtate laſciate, & da chi ſono ſtate ritrouate. </s>
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                  Ecco la modestia grande di Vitr. & la candidezza dell'animo ſuo, dallaquale ſono molti mol
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                  to lontani a i dì nostri: ne i quali uedemo tanti quadranti, raggi, anella, regole, cilindri, horoſco-
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