Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

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1tra utilità, stimata grande da'medesimi signori periti del mare, ed è che,
nello scoprire vascelli, si può, senza nessuna fatica o dispendio di tempo,
sapere immediatamente la lontananza tra loro e noi ” (Alb.
VI, 270).
Nel 1638 poi Galileo stesso dava di ciò regola al padre Renieri, il quale,
di Genova, il dì 5 di Marzo di quello stesso anno, gli risponde in proposito
così scrivendo: “ Dalla prima vista della sua lettera non ho ben compreso
il modo di misurar le distanze coll'occhiale, ma forse, col porre in opera
lo strumento, l'intenderò meglio ” (ivi, X, 285).
Ma di questa applicazione del Canocchiale alla misura delle distanze,
Galileo ne aveva trattato già molti anni prima, infin da quando egli veniva
annunziando al mondo le sue scoperte celesti.
Nell'introduzione infatti al­
l'Astronomicus Nuncius, dop'avere insegnato il modo di misurare i gradi
dell'ingrandimento del Canocchiale, così soggiunge: “ Consimili parato instru­
mento, de ratione distantiarum dimetiendarum inquirendum erit.
Quod tali
artificio assequemur: Sit enim, facilioris intelligentiae gratia, tubus ABCD
(fig.
35), oculus inspicientis esto E. Radii, dum nulla in tubo adessent perspi­
43[Figure 43]
Figura 35.
cilla, ab obiecto FG ad oculum E,
secundum lineas rectas FCE, GDE
ferrentur, sed appositis perspicillis
ferentur secundum lineas refractas
HCE, IDE; coarctantur enim, et qui
prius liberi ad FG obiectum diri­
gebantur, partem tantummodo III
comprehendent.
Accepta deinde ra­
tione distantiae EH ad lineam HI,
per Tabulam sinum reperietur quantitas anguli in oculo ex obiecto III con­
stituto, quem minuta quaedam tantum continere comperiemus.
Quod si spe­
cillo CD bracteas alias maioribus alias vero minoribus perforatas foramini­
bus aptaverimus, modo hanc, modo illam, prout opus fuerit superimponentes,
angulos alios atque alios pluribus pancioribusque minutis subtendentes, pro
libito constituimus: quorum ope stellarum intercapedines, per aliquot mi­
nuta, ad invicem dissitarum, citra unius aut alterius minuti peccatum, com­
mode dimetiri poterimus ” (Alb.
III, 62)
Chi non riconosce in quelle lamine perforate con fori ora più ora meno
aperti e variamente adattabili all'obiettivo del Canocchiale, secondo i varii
bisogni, chi non riconosce la prima idea e anzi il primo e vero uso di quello
strumento, che poi, ridotto a maggior perfezione, ebbe, dagli Astronomi e
dai Geodeti, il nome proprio di Micrometro? E fuor di dubbio dunque che i
primi meriti dell'invenzione si debbono a Galileo.
Ma quanto, nelle sopraccitate
parole, è chiaramente espressa l'idea e designata la natura dello strumento,
altrettanto è oscuro il modo come ivi se ne insegna a far uso.
Non par che
l'Autore applichi la sua nuova invenzione ad altro, che a ritrovar l'angolo sot­
teso dal diametro apparente, ma come poi di lì se ne deduca la misura giusta
delle distanze lo lasciò a investigare all'ingegno matematico del suo Lettore.

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