Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

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Nella III Giornata però dei Massimi Sistemi si esprime con molto mag­
gior chiarezza, all'occasion di proporre un modo per misurare il diametro
apparente di una stella, servendosi di un micrometro semplicissimo e da po­
tersi usar facilmente anche a occhio nudo.
“ Ho fatto pendere una cordi­
cella verso qualche stella, e io mi son servito della Lira che nascè tra set­
tentrione e greco, e poi con l'appressarmi e slontanarmi da essa corda
traposta tra me e la stella, ho trovato il posto, dal quale la grossezza della
corda puntualmente mi nasconde la stella: fatto questo, ho preso la lonta­
nanza dall'occhio alla corda, che viene ad essere un de'lati che compren­
dono l'angolo, che si forma nell'occhio, e che insiste sopra la grossezza
della corda, e che è simile, anzi l'istesso che l'angolo, che nella sfera stel­
lata insiste sopra il diametro della stella, e dalla proporzione della gros­
sezza della corda alla distanza dall'occhio alla corda, ho immediatamente
trovata le quantità dell'angolo, usando però la solita cautela, che si os­
serva nel prendere angoli così acuti, di non formare il concorso de'raggi
visuali nel centro dell'occhio, dove non vanno se non refratti, ma oltre al­
l'occhio, dove realmente la grandezza della pupilla gli manda a concorrere ”
(ivi, I, 393).
La pratica è insegnata qui con più matematica precisione che nel Nun­
zio Sidereo, dove si propone a risolvere un triangolo, senza far conoscere
come son noti di lui i necessari elementi.
Nel presente caso ci son noti il
44[Figure 44]
Figura 36.
diametro della corda e la distanza di lei
dall'occhio, ciò che basta per risolvere un
triangolo rettangolo, e son note col diame­
tro le due visuali tangenti alla stessa corda,
ciò che pur basta a risolvere un triangolo
isoscele, di cui si conoscono i lati.
Sia CH
(fig.
36) infatti la grossezza della corda, che
copre all'occhio posto in O il diametro EG
della stella.
Misurata OC o la sua uguale OH,
il triangolo OCH, nel quale si conoscono i tre lati, farà, risoluto che sia,
conoscere l'angolo COH.
Se poi si volesse prendere OD per la più vera e
più precisa distanza, il triangolo rettangolo COD farà immediatamente cono­
scere COD semiangolo cercato.
Qui Galileo non accenna a misura di distanze, ma il metodo proposto
già nel Nunzio Sidereo non poteva non ridursi se non a questo, quando però
fosse stata misurata prima la lunghezza del tubo, e fossero anche insieme
note la virtù dell'ingrandimento del Telescopio, e la grandezza reale del­
l'oggetto.
Suppongasi infatti che AB sia il semidiametro noto del foro della
lamina micrometrica apposta all'oggettivo, e che EG sia la statura di un
uomo di cui si conosce la misura media: i triangoli simili ABO, EFO, in
cui son noti i lati OB, AB, EF danno immediatamente la cercata distanza,
senz'altro bisogno di Trigonometria.

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