4420DELLA FORZA DE’ CORPI
intenderſi, che una tal virtù;
perchè così la qui-
ſtione ſarebbe ſciolta di preſente. Ma per qual
cagione non ſarà egli lecito al fi@oſofo intendere
per qualſivoglia nome qualſivoglia coſa? Io non
credo già, riſpoſi io allora, che debba ciò eſſer
lecito; ma egli è ben certo che chi deſvia un no-
me dalla ſua prima ſignificazione trasferendolo ad
un’ altra, dee bene intendere, che egli non trat-
ta ne ſcioglie la controverſia, che prima con tal
nome era ſtata propoſta, ma ne propone una
nuova; e ſi ingannerebbe ſe egli credeſſe di aver
trattata la quiſtion vecchia per eſſerſi ſervito del
vecchio nome; come io temo, che ſia avvenuto,
non ha gran tempo in Bologna ad un’ ingegno-
ſiſſimo matematico; voglio dire il Padre Ricca-
ti, il quale avendoſi finta nell’ animo certa qua-
lità nuova, formandola, e diffinendola a modo
ſuo, et avendovi compoſto ſopra con molto ſtu-
dio undici belliſſimi dialoghi, ha creduto diaver
fatto un libro ſopra la forza viva; e ciò non per
altro, ſe non perchè gli è piacciuto nominar for-
za viva quella ſua qualità. Secondo un tal diſcor-
ſo, diſſe allora il Signor Marcheſe, potrebbono
i filoſofi, che abbiamo detto, non aver ſciolta
la quiſtione in niun modo, anzi non averla pu-
re toccata; e ciò ſarebbe, quando eſſi con quel-
la loro diffinizione aveſſero diſtolto il nome di
forza viva dalla ſua prima ſignificazione, traen-
dolo ad un’ altra ad arbitrio loro. E per entrar
nella quiſtione ſicuramente, biſognerebbe
ſtione ſarebbe ſciolta di preſente. Ma per qual
cagione non ſarà egli lecito al fi@oſofo intendere
per qualſivoglia nome qualſivoglia coſa? Io non
credo già, riſpoſi io allora, che debba ciò eſſer
lecito; ma egli è ben certo che chi deſvia un no-
me dalla ſua prima ſignificazione trasferendolo ad
un’ altra, dee bene intendere, che egli non trat-
ta ne ſcioglie la controverſia, che prima con tal
nome era ſtata propoſta, ma ne propone una
nuova; e ſi ingannerebbe ſe egli credeſſe di aver
trattata la quiſtion vecchia per eſſerſi ſervito del
vecchio nome; come io temo, che ſia avvenuto,
non ha gran tempo in Bologna ad un’ ingegno-
ſiſſimo matematico; voglio dire il Padre Ricca-
ti, il quale avendoſi finta nell’ animo certa qua-
lità nuova, formandola, e diffinendola a modo
ſuo, et avendovi compoſto ſopra con molto ſtu-
dio undici belliſſimi dialoghi, ha creduto diaver
fatto un libro ſopra la forza viva; e ciò non per
altro, ſe non perchè gli è piacciuto nominar for-
za viva quella ſua qualità. Secondo un tal diſcor-
ſo, diſſe allora il Signor Marcheſe, potrebbono
i filoſofi, che abbiamo detto, non aver ſciolta
la quiſtione in niun modo, anzi non averla pu-
re toccata; e ciò ſarebbe, quando eſſi con quel-
la loro diffinizione aveſſero diſtolto il nome di
forza viva dalla ſua prima ſignificazione, traen-
dolo ad un’ altra ad arbitrio loro. E per entrar
nella quiſtione ſicuramente, biſognerebbe