Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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4521LIBRO I. qual ſentimento deſſero ad un tal nome quel-
li, che furono i primi ad uſarlo, o a metter-
lo in qualche ſplendore, i quali ſoli ebbero il
diritto di dargli quella fignificazione, che
più loro piaceva.
Ma queſti, cominciando
da Leibnizio, e diſcendendo agli altri, che dopo
lui vennero, ci hanno laſciato certe diffinizioni del-
la forza viva, che io non ho mai potuto inten-
der del tutto.
Benchè certo, diſſi io allora, per
trattar la quiſtione, che quegli antichi propoſe-
ro, biſognaſſe prendere il vocabolo di forza viva
in quel ſentimento, che eſſi lo preſero;
non è
però, che debbano traſcurarſi le altre quiſtioni,
che poi ſon nate prendendo il vocabolo d’ altra
maniera;
et è anche da vederſi la diffinizione del
Padre Riccati;
perciocchè queſte quiſtioni ſon pur
quiſtioni, cioè dubj, che ſi vogliono levar dall’
animo ſempre che ſi poſſa, ne ſono forſe men bel-
le di quella, che fecer quei primi.
De quali ſe
voi non avete inteſo le diffinizioni, io non sò, s’
io debba darne più toſto la colpa a voi, che a
loro;
perciocchè anche a me è paruto, che poco
curaſſero di ſpiegarle.
Gioanni Bernulli in quel
belliſſimo ragionamento, che egli eſpreſſamente
compoſe per dichiarare, e mettere in un pieniſ-
ſimo lume la vera nozione della forza viva, riſa-
lendo d’una in altra idea, ſi ſerma in quella final-
mente, che la forza viva dir ſi debba una cotal forza
ſoſtanziale.
Io credo, che il voſtro maeſtro di Alca-
là, il quale mi avete detto eſſere un ſottiliſſimo,

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