Mellini, Domenico, Discorso, 1583
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1lo ſteſſo corpo Mobile, per eſſere di ſua natu­
ra à ciò ſottopoſto, Materiale & non ſen­
za priuazione di contrarietà.
Ma che direi
io, quando tàl Moto ſi faceſſe col tirare à ſe il
Mouente lo corpo Mobile?
Riſponderei, che
ad ogni modo, anzi tanto meno potrebbe eſ­
ſere perpetuo.
Et per dichiararmi, à fine di
eſſer meglio inteſo, fo queſta diſtinzione.
Che
il Tirare à ſe, ſi fa in tre modi.
Primieramente
il Motore, come fine, tira à ſe il Mobile: come
Verbigrazia il Guadagno tira il Mercatante à
Fiorenza.
Secondariamente il Tira à ſe, come
alterante & imprimente nel Mobile qualche
nuoua qualità accidentale: Si come l'Ambra
riſcaldata dallo ſtropicciamento, tira à ſe la pa
glia: & la Calamita il ferro, & il ferro Calami
tato, hauendo riceuuto dalla Calamita vna Ver
tù & qualità occulta, tira à ſe l'altro ferro non
Calamitato.
Et finalmente tira il Motore lo
Mobile à ſe, come Agente violento, il quale
operi per lo mezzo del Moto locale, & ſenza
alcuna alterazione nel corpo Mobile: Si come quando ſi tira vna Naue allito.
Nel
primo modo non ſi potrebbe fare il Moto per
petuo, per non ſi trattare in queſta nuoua in­
uenzione, ne in queſto mio ragionamento di
Moto trouato dall'Arte, & fatto per mezzo di
Motori intelligibili.
Et perche conſeguito
che fuſſe il fine, ceſſerebbe il Moto: poiche
chiunque muoue, non per altro muoue, ſe non
perche gli manca alcuna coſa; & ſe non à ſe,

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