Angeli, Stefano degli, Terze considerationi sopra una lettera di Gio. Alfonso Borelli, scritta da questi in replica di alcune dottrine incidentemente tocche

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Matt. Adagio Sign. Ofreddi. L´empito, ò mo-
mento proueniente dalla grauità all´ingiù ſi conſerua
ſempre il medeſimo?
Ofred. Non Signore, mà queſti ſi và ſempre au-
mentando in proportione del tempo della diſceſa.
Matt. Tanto che maggiore è l´empito della pie-
tra quando ſi muoue all´ingiù, che quando ſtaua
quieta nella ſommità della torre;
anzi che iui non
haueua empito alcuno, &
eſercitaua il ſolo principio
di quella operatione, che prouiene dalla grauità.
Hora ſe queſto ſolo principio hà forza di contraſtare
alla velocità della vertigine diurna ſi che queſta non
poſſi eſtrudere il graue, maggior forza hauerà di
contraſtare con eſſa l´empito maggiore del graue già
cadente, creſcendo ſempre queſto via più quanto ſi
accoſta più al centro.
Quella grauità adunque, che
impediſce l´eſtruſione per la tangente, tanto più im-
pediſce che l´empito circolare degeneri in rettilineo
fatto per la tangente il cerchio.
Queſto nuouo pen-
ſamento adunque del Signor Borelli non mi pare ſo-
damente fondato, mentre ſi appoggia ſopra ſimili
principij, ſecondo me totalmente rouinoſi.
Cont. Ma vdiamo vna fintione del Sig. Borelli nel
ſuo Schema poſto alla facciata 17.
conſidera la cima
della torre ò albero di naue A, girare intorno al cen-
tro della Terra C, col ſemidiametro C A, per la cir-
conferenza del cerchio maſſimo A B, e con eſſa gi-
rare il ſaſſo A;
ſpiccato queſto dalla torre con il

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