Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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4723LIBRO I. ſieno, ſe ſono conſentanee ai diſeorſi medeſimi,
come
eſſer debbono, biſogna pure, che ſi riduca-
no
tutte in una, cioè che la ſorza viva ſia quel-
la
forza, che ha un corpo, allorchè è moſſo, di
produrre
o un’ effetto, o un’ altro.
Biſogna cer-
to
, diſſe allora il Signor Marcheſe, che così in-
tendeſſero
la forza viva;
altramente non l’ av-
rebbono
miſurata dagli effetti.
E ſe ciò è, ben
ſi
vede che ſecondo loro, eſſendo la forza viva
una
forza del corpo meſſo già in movimento,
dee
ſopravvenire al movimento, non produrlo;
e
quelli
che hanno chiamato forza viva la forza
producitrice
del movimento, hanno abuſato del
nome
, e ſervendoſi della ſteſſa voce hanno fatto
un’
altra quiſtione.
Del qual’ errore, ſoggiunſi
io
, non ſon forſe del tutto eſenti i noſtri Carte-
ſiani
, i quali dovevano per forza viva intender
non
quello, che lor piaceva, cioè la potenza pro-
ducitrice
del movimento, ma quello, che vo-
levano
i Leibniziani.
Ma eſſi intendendo quello,
che
piaceva loro, trovarono la quiſtion più faci-
le
;
e quella facilità gli fece errar volentieri. Ne
dovrebbe
però, diſſe allora il Signor Marcheſe,
eſſer
gran fatto difficile ſciogliere la quiſtion lo-
ro
anche a quegli altri, che vogliono la forza vi-
va
eſſere una forza, che ha il corpo moſſo di pro-
durre
varj effetti;
i quali effetti ſono, ſe io non
m’
inganno, di rompere per eſempio un’ altro
corpo
, in cui quello, che è moſſo, vada a per-
cuotere
, o di piegarlo, o di ſchiacciarlo, o

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