1quale pendano due fili, a'quali legando il cilindro, nel tirarlo poscia in su,
lo sollevino orizzontalmente. Intanto diversi osservatori disposti a varie fine
55[Figure 55]
lo sollevino orizzontalmente. Intanto diversi osservatori disposti a varie fine
55[Figure 55]
Figura 47.
stre della torre, nel passaggio che fa
da loro il cilindro, segnino con pal
line di cera o con una pennata d'in
chiostro il luogo che occupa quivi la
gocciola dell'argento, che condotto
finalmente sulla cima più alta, dal
luogo che ivi occuperà l'istessa goc
ciola e da'segni fatti sopra il cilindro
(se le finestre saranno state in egual
distanza) si raccorrà quanto sia stata
dilatata l'aria e con qual proporzione ”
(Targioni, Not. aggrand., T. II, P. II,
pag. 690).
stre della torre, nel passaggio che fa
da loro il cilindro, segnino con pal
line di cera o con una pennata d'in
chiostro il luogo che occupa quivi la
gocciola dell'argento, che condotto
finalmente sulla cima più alta, dal
luogo che ivi occuperà l'istessa goc
ciola e da'segni fatti sopra il cilindro
(se le finestre saranno state in egual
distanza) si raccorrà quanto sia stata
dilatata l'aria e con qual proporzione ”
(Targioni, Not. aggrand., T. II, P. II,
pag. 690).
Nonostante, la stessa sua sover
chia semplicità non conferiva a un
tal Barometro borelliano quelle qua
lità, che si ricercavano per render lo
strumento abile a rispondere a tutte
le intenzioni della scienza. A ridurlo
tale rivolse verso il 1667 i suoi pen
sieri il Boyle, introducendo nello stru
mento stesso torricelliano il tubo a
sifone, solidamente applicato a una
tavoletta di legno. “ Hisce stimulis
accito et ad Baroscopios portatiles
atque itinerarios (si sic loqui liceat)
factitandos memet accingenti, trina
haec moliri subiit. Primo vas illud
qua sustentum, qua stagnantem mer
curium conclusurum e vitro continuo
ac diametri aequalis adfiat: dein ut
post vasis istius impletionem tali illud
loculamento collocarem, quod et facile
transfretari posset, et moderatam sal
tem vitro adversum illatam ab extra
vim defensionem praeberet, nulla eius
parte a machina prominente, quod in
aliis Baroscopiis fieri solet. Tertio, ita
illius locationi incubui, ut fracturae
facill ob violentum inhospitantis mer
curii motum non sit obnoxium ”
(Novor. experim. contin. I, Experim. XXII, Venetiis 1697, T. I, pag. 248).
chia semplicità non conferiva a un
tal Barometro borelliano quelle qua
lità, che si ricercavano per render lo
strumento abile a rispondere a tutte
le intenzioni della scienza. A ridurlo
tale rivolse verso il 1667 i suoi pen
sieri il Boyle, introducendo nello stru
mento stesso torricelliano il tubo a
sifone, solidamente applicato a una
tavoletta di legno. “ Hisce stimulis
accito et ad Baroscopios portatiles
atque itinerarios (si sic loqui liceat)
factitandos memet accingenti, trina
haec moliri subiit. Primo vas illud
qua sustentum, qua stagnantem mer
curium conclusurum e vitro continuo
ac diametri aequalis adfiat: dein ut
post vasis istius impletionem tali illud
loculamento collocarem, quod et facile
transfretari posset, et moderatam sal
tem vitro adversum illatam ab extra
vim defensionem praeberet, nulla eius
parte a machina prominente, quod in
aliis Baroscopiis fieri solet. Tertio, ita
illius locationi incubui, ut fracturae
facill ob violentum inhospitantis mer
curii motum non sit obnoxium ”
(Novor. experim. contin. I, Experim. XXII, Venetiis 1697, T. I, pag. 248).