1sione: “ Quocirca ii, qui vulgo miniatores vocantur, lineas suas tenuissi
mas et pene inconspicuas, nonnisi ad lucem refractam ducere possunt. Unde
ea dumtaxat luce utuntur, quae post phialam aqua plenam apparet, quasi
necessitate quadam coacti intelligant eiusmodi lucem refractam caeteris cla
riorem esse, robustioremque, ideoque dicebat Vitellio refractionem generare
lumen, quia adiuvat radios ” (Venetiis 1600, pag. 70).
mas et pene inconspicuas, nonnisi ad lucem refractam ducere possunt. Unde
ea dumtaxat luce utuntur, quae post phialam aqua plenam apparet, quasi
necessitate quadam coacti intelligant eiusmodi lucem refractam caeteris cla
riorem esse, robustioremque, ideoque dicebat Vitellio refractionem generare
lumen, quia adiuvat radios ” (Venetiis 1600, pag. 70).
L'effetto dell'ingrandimento microscopico è qui dall'Acquapendente,
come da Galileo nel Nunzio Sidereo, spiegato al modo di Vitellione, am
mettendo cioè che i raggi costipati per rifrazione, accrescan lume alla vista,
ma infin dal 1611 il Keplero e il De Dominis avevan diottricamente dimo
strato il modo del rappresentarsi le immagini virtuali e ingrandite nelle lenti
biconvesse, e il Maurolico aveva, forse con maggior precisione, divisato il
modo del rappresentarsi le immagini reali nelle lenti stesse e nelle sfere
cristalline. Avendo inoltre il Maurolico stesso dimostrato, nel Teorema XVIII
de'Diaphanorum partes, che il concorso de'raggi è tanto più preciso, e che
perciò tanto son minori le aberrazioni di refrangibilità e di sfericità, quanto
le sfere son di minor raggio; veniva così a farsi luminosa guida ai futuri
costruttori dei Microscopi.
come da Galileo nel Nunzio Sidereo, spiegato al modo di Vitellione, am
mettendo cioè che i raggi costipati per rifrazione, accrescan lume alla vista,
ma infin dal 1611 il Keplero e il De Dominis avevan diottricamente dimo
strato il modo del rappresentarsi le immagini virtuali e ingrandite nelle lenti
biconvesse, e il Maurolico aveva, forse con maggior precisione, divisato il
modo del rappresentarsi le immagini reali nelle lenti stesse e nelle sfere
cristalline. Avendo inoltre il Maurolico stesso dimostrato, nel Teorema XVIII
de'Diaphanorum partes, che il concorso de'raggi è tanto più preciso, e che
perciò tanto son minori le aberrazioni di refrangibilità e di sfericità, quanto
le sfere son di minor raggio; veniva così a farsi luminosa guida ai futuri
costruttori dei Microscopi.
Guidato più forse dalla propria pratica che non dalla teorica mauroli
cana, uno de'primi, fra così fatti costruttori, fu Galileo, il quale già, in fin
dal 1614, aveva con un segmento di piccola sfera lavorata una lente, e, in
seritala dentro un piccolo tubo, per maneggiarla meglio, renderne più effi
cace la visione e applicarla a osservar le cose minute come le esteriori ap
parenze degli insetti; ne aveva così composto un Microscopio semplice, a cui
dava il nome di Occhialino. Aveva un tale occhialino fatto noto e dispen
sato agli amici, e fra questi a Bartolommeo Imperiali, che da Genova gli
scriveva così in proposito, il dì 4 d'Ottobre di quell'anno 1614: “ Ho poi
fatte alcune osservazioni coll'Occhialino, e fra le altre ho osservato che le
mosche femmine hanno minor quantità di peli e più corti assai di quel che
non abbiano i maschi ” (MSS. Gal., P. VI, T. IX, c. 206).
cana, uno de'primi, fra così fatti costruttori, fu Galileo, il quale già, in fin
dal 1614, aveva con un segmento di piccola sfera lavorata una lente, e, in
seritala dentro un piccolo tubo, per maneggiarla meglio, renderne più effi
cace la visione e applicarla a osservar le cose minute come le esteriori ap
parenze degli insetti; ne aveva così composto un Microscopio semplice, a cui
dava il nome di Occhialino. Aveva un tale occhialino fatto noto e dispen
sato agli amici, e fra questi a Bartolommeo Imperiali, che da Genova gli
scriveva così in proposito, il dì 4 d'Ottobre di quell'anno 1614: “ Ho poi
fatte alcune osservazioni coll'Occhialino, e fra le altre ho osservato che le
mosche femmine hanno minor quantità di peli e più corti assai di quel che
non abbiano i maschi ” (MSS. Gal., P. VI, T. IX, c. 206).
Poi più tardi lo stesso Galileo pensò di aggiungere al tubo alcuni altri
organi per render più comode le osservazioni. Così fatti organi, benchè sem
plicissimi, conferiron pure ad esaltar l'Occhialino all'essere e alla dignità
di strumento, e consistevano in una colonnetta posata su un piede, alla
quale in alto era raccomandato un anello, dentro a cui potesse scorrere il
tubo o cannoncino, per accostare e discostar la lente dall'oggetto, il quale,
per osservarlo tutto, posavasi sulla circonferenza di una piccola ruota fissa
a un asse girevole in un foro della stessa colonnetta, al di sotto del can
noncino.
organi per render più comode le osservazioni. Così fatti organi, benchè sem
plicissimi, conferiron pure ad esaltar l'Occhialino all'essere e alla dignità
di strumento, e consistevano in una colonnetta posata su un piede, alla
quale in alto era raccomandato un anello, dentro a cui potesse scorrere il
tubo o cannoncino, per accostare e discostar la lente dall'oggetto, il quale,
per osservarlo tutto, posavasi sulla circonferenza di una piccola ruota fissa
a un asse girevole in un foro della stessa colonnetta, al di sotto del can
noncino.
Noi ci studiammo altrove (Estate in Montagna, Firenze 1884, pag. 230)
di rappresentare in disegno il nuovo strumento galileiano, pigliando lume
da un cenno di descrizione, che ne fa al principe Cesi l'Inventore stesso,
in una sua lettera scritta da Firenze il dì 23 Settembre 1624: “ Invio a
V. E. un Occhialino per vedere da vicino le cose minime, del quale spero
di rappresentare in disegno il nuovo strumento galileiano, pigliando lume
da un cenno di descrizione, che ne fa al principe Cesi l'Inventore stesso,
in una sua lettera scritta da Firenze il dì 23 Settembre 1624: “ Invio a
V. E. un Occhialino per vedere da vicino le cose minime, del quale spero