1correre nel foco, presso all'apice spuntato del conoide, che dee chi ascolta
introdurre nella cavità del suo orecchio. Il disegno è senz'altro illustrato
dallo stesso Viviani, sottoscrivendovi le parole: Strumento per audizione
(MSS. Cim., T. IV, c. 261). È anche il Corno acustico insomma una di quelle
tante invenzioni, a cui furon gli Autori menati dalla pratica, senza alcuna
scorta di teoria.
introdurre nella cavità del suo orecchio. Il disegno è senz'altro illustrato
dallo stesso Viviani, sottoscrivendovi le parole: Strumento per audizione
(MSS. Cim., T. IV, c. 261). È anche il Corno acustico insomma una di quelle
tante invenzioni, a cui furon gli Autori menati dalla pratica, senza alcuna
scorta di teoria.
IV.
Gli Specilli, il Microscopio, il Corno acustico, ordinati dall'arte ad emen
dare i difetti naturali della vista e dell'udito, o a renderli più squisiti, onde
entrare in più intime relazioni col mondo creato, primeggiano, per nobiltà
ed eccellenza, sopra molti altri strumenti. Ma l'uomo, che ama di conser
var collo stesso mondo creato quelle relazioni costanti, fu sollecito d'inve
stigar le cause della mutabilità e de'guasti, negli oggetti che lo circondano,
e nella propria salute, una delle quali cause egli ebbe presto a riconoscerla
nell'umidità dell'aria. È perciò che antiche sono le osservazioni igroscopi
che, le quali, in sul primo nascer dell'arte sperimentale, dettero occasione
a inventare i primi Igrometri. Leon Battista Alberti, che professando l'arte
sua, ebbe a riconoscere i guasti prodotti dall'umidità dell'aria sugli edifizi,
pensando al miglior modo di difenderli e di preservarli, volle veder quali
fossero i venti più umidi di tutti gli altri, e vi riuscì con l'invenzione di
uno de'primi Igrometri ad assorbimento. “ Noi abbiamo provato (egli dice
nel Cap. III del X libro dell'Architettura) che una spugna diventa umida
per la ùmidità dell'aria, e di qui caviamo una regola da pesare, con la
quale noi pesiamo quanto siano gravi e quanto secchi i venti e l'aria ” (Mi
lano 1833, pag. 349).
dare i difetti naturali della vista e dell'udito, o a renderli più squisiti, onde
entrare in più intime relazioni col mondo creato, primeggiano, per nobiltà
ed eccellenza, sopra molti altri strumenti. Ma l'uomo, che ama di conser
var collo stesso mondo creato quelle relazioni costanti, fu sollecito d'inve
stigar le cause della mutabilità e de'guasti, negli oggetti che lo circondano,
e nella propria salute, una delle quali cause egli ebbe presto a riconoscerla
nell'umidità dell'aria. È perciò che antiche sono le osservazioni igroscopi
che, le quali, in sul primo nascer dell'arte sperimentale, dettero occasione
a inventare i primi Igrometri. Leon Battista Alberti, che professando l'arte
sua, ebbe a riconoscere i guasti prodotti dall'umidità dell'aria sugli edifizi,
pensando al miglior modo di difenderli e di preservarli, volle veder quali
fossero i venti più umidi di tutti gli altri, e vi riuscì con l'invenzione di
uno de'primi Igrometri ad assorbimento. “ Noi abbiamo provato (egli dice
nel Cap. III del X libro dell'Architettura) che una spugna diventa umida
per la ùmidità dell'aria, e di qui caviamo una regola da pesare, con la
quale noi pesiamo quanto siano gravi e quanto secchi i venti e l'aria ” (Mi
lano 1833, pag. 349).
A un Igrometro per assorbimento, servendosi egli pure di una Bilan
cia ordinarià, nella quale vien turbato l'equilibrio dal preponderare di un
corpo facile a imbeversi dell'umidità dell'aria, aveva pensato anche quel
l'altro fecondissimo ingegno di curiose ed utili invenzioni, Leonardo da Vinci.
cia ordinarià, nella quale vien turbato l'equilibrio dal preponderare di un
corpo facile a imbeversi dell'umidità dell'aria, aveva pensato anche quel
l'altro fecondissimo ingegno di curiose ed utili invenzioni, Leonardo da Vinci.
Ma nell'Alberti e in Leonardo la scienza veniva sopraffatta dall'arte, co
sicchè può dirsi che i primi Igrometri fossero introdotti nel metodo speri
mentale, dall'ingegno e dall'industria del Santorio. Egli quasi prolude a
questo genere d'invenzioni proponendo l'uso di uno strumento, che è forse
il primo Igrometro chimico da noi conosciuto. Nella III Particola infatti,
capitolo LXXXV del Commentario sull'Arte medica di Galeno, dop'avere ac
cennato al Termometro, “ Insuper nos, egli tosto soggiunge, invenimus mo
dum certissimum pro dignoscenda aeris humiditatem, quantam videlicet quo
tidie sit, et talis est: sumimus tartarum combustum, quod a vulgo dicitur
alumen foecis: hoc exponitur aeri, sed antequam exponatur, exactissime
enim expositum aeri magis ponderat, nos enim pro
sicchè può dirsi che i primi Igrometri fossero introdotti nel metodo speri
mentale, dall'ingegno e dall'industria del Santorio. Egli quasi prolude a
questo genere d'invenzioni proponendo l'uso di uno strumento, che è forse
il primo Igrometro chimico da noi conosciuto. Nella III Particola infatti,
capitolo LXXXV del Commentario sull'Arte medica di Galeno, dop'avere ac
cennato al Termometro, “ Insuper nos, egli tosto soggiunge, invenimus mo
dum certissimum pro dignoscenda aeris humiditatem, quantam videlicet quo
tidie sit, et talis est: sumimus tartarum combustum, quod a vulgo dicitur
alumen foecis: hoc exponitur aeri, sed antequam exponatur, exactissime
enim expositum aeri magis ponderat, nos enim pro