1humidum vertit radium ad gradus propositos; dum vero per aerem siccum
exiccatur, laxatur, et in alios gradus declinat. Quanti vero momenti sit haec
63[Figure 63]
exiccatur, laxatur, et in alios gradus declinat. Quanti vero momenti sit haec
63[Figure 63]
Figura 55.
observatio sciunt aegrotantes, qui humido et qui sicco
morbo fuerint oppressi, quos ope istorum instru
mentorum ad sanitatem perduximus ” (ibi, pag. 33).
observatio sciunt aegrotantes, qui humido et qui sicco
morbo fuerint oppressi, quos ope istorum instru
mentorum ad sanitatem perduximus ” (ibi, pag. 33).
Così aveva il Santorio, nel 1625, divulgata l'in
venzione di tre varie maniere d'Igrometri. Ma per
chè erano quegli strumenti ristretti agli usi medici,
o per qualche altra più complicata ragione, non
par che se ne diffondesse la notizia fra coloro, che,
seguaci della scuola di Galileo, intendevano a pro
movere, per l'universalità de'suoi soggetti, la scienza
sperimentale. Fatto sta che in Firenze ebbe lo strumento da tutti altri prin
cipii la vita, come se fossero quelle prime santoriane invenzioni rimaste ir
rigidite o morte in mezzo all'aria mefitica di un ospedale.
venzione di tre varie maniere d'Igrometri. Ma per
chè erano quegli strumenti ristretti agli usi medici,
o per qualche altra più complicata ragione, non
par che se ne diffondesse la notizia fra coloro, che,
seguaci della scuola di Galileo, intendevano a pro
movere, per l'universalità de'suoi soggetti, la scienza
sperimentale. Fatto sta che in Firenze ebbe lo strumento da tutti altri prin
cipii la vita, come se fossero quelle prime santoriane invenzioni rimaste ir
rigidite o morte in mezzo all'aria mefitica di un ospedale.
Da una lauta mensa principesca ebbe invece origine il primo Igrome
tro fiorentino. In uno de'più affannosi giorni estivi del 1645, là sulla fine
del Luglio, vien fatto al Granduca Ferdinando di rivolgere l'attenzione a
quella sottilissima rugiada, di che vedea velarsi i tersissimi cristalli delle
bocce piene d'acqua, posate da'coppieri sulla tavola imbandita. Manda a
chiamare il Torricelli per saper se il velo rugiadoso era, come dicevano i
Filosofi, aria convertita in acqua. Il Torricelli rispose esser quello un er
rore de'peripatetici, i quali, fra alcuni altri, adducevano anche un tal fatto
a provar la trasformazione degli elementi. Si studiava di persuadere il Gran
duca, allegando alcuni passi dalla Risposta a Lodovico delle Colombe (Alb.
XII, 347, 467), dove concorrevano insieme a riprovar l'errore peripatetico
le grandi autorità di Galileo e del Castelli.
tro fiorentino. In uno de'più affannosi giorni estivi del 1645, là sulla fine
del Luglio, vien fatto al Granduca Ferdinando di rivolgere l'attenzione a
quella sottilissima rugiada, di che vedea velarsi i tersissimi cristalli delle
bocce piene d'acqua, posate da'coppieri sulla tavola imbandita. Manda a
chiamare il Torricelli per saper se il velo rugiadoso era, come dicevano i
Filosofi, aria convertita in acqua. Il Torricelli rispose esser quello un er
rore de'peripatetici, i quali, fra alcuni altri, adducevano anche un tal fatto
a provar la trasformazione degli elementi. Si studiava di persuadere il Gran
duca, allegando alcuni passi dalla Risposta a Lodovico delle Colombe (Alb.
XII, 347, 467), dove concorrevano insieme a riprovar l'errore peripatetico
le grandi autorità di Galileo e del Castelli.
— Da che dunque ha origine questa rugiada? — riprese a domandare
il Granduca, e il Torricelli: — da quel sottilissimo umido, che è per l'aria,
rimasto a poco a poco invischiato al freddo del vetro — per conferma di
che, soggiungeva come una di quelle stesse bocce si sarebbe veduta sudar
più direttemente, a portarla dalla sala da pranzo giù in qualche cantina.
Il Granduca si mostrò allora curioso di vederne la prova, e il Torricelli pro
mise che avrebbe pensato al miglior modo di farla. Tornò pochi giorni dopo
collo strumento già preparato, il quale consisteva in un vaso di vetro, in
figura di cono, co'lati sfuggevoli e colla punta assai acuta. Infilava cotesto
vaso dentro un anello sorretto da un tripode, e lo faceva empire di ghiac
cio. Il vetro cominciò a sudare, e colando giù per la punta, mostrava nella
sala da pranzo di far tre gocciole al minuto: portato in una cantina, dov'era
una fonte, delle gocciole ne dava quindici nel medesimo tempo.
il Granduca, e il Torricelli: — da quel sottilissimo umido, che è per l'aria,
rimasto a poco a poco invischiato al freddo del vetro — per conferma di
che, soggiungeva come una di quelle stesse bocce si sarebbe veduta sudar
più direttemente, a portarla dalla sala da pranzo giù in qualche cantina.
Il Granduca si mostrò allora curioso di vederne la prova, e il Torricelli pro
mise che avrebbe pensato al miglior modo di farla. Tornò pochi giorni dopo
collo strumento già preparato, il quale consisteva in un vaso di vetro, in
figura di cono, co'lati sfuggevoli e colla punta assai acuta. Infilava cotesto
vaso dentro un anello sorretto da un tripode, e lo faceva empire di ghiac
cio. Il vetro cominciò a sudare, e colando giù per la punta, mostrava nella
sala da pranzo di far tre gocciole al minuto: portato in una cantina, dov'era
una fonte, delle gocciole ne dava quindici nel medesimo tempo.