Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Page concordance

< >
Scan Original
51
52
53
54
55
56
57
58
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
78
79
80
< >
page |< < of 3504 > >|
    <archimedes>
      <text>
        <body>
          <chap>
            <p type="main">
              <s>
                <pb xlink:href="020/01/054.jpg" pagenum="35"/>
              Plutarco nella vita di Marco Marcello, dove dice appunto che Ar­
                <lb/>
              chimede non faceva nessun conto delle sue fisiche e meccaniche
                <lb/>
              invenzioni, non essendo esse altro che
                <emph type="italics"/>
              giochi di geometria, ne'quali
                <lb/>
              s'era abbattuto trattenendovisi attorno per suo passatempo.
                <emph.end type="italics"/>
              Ecco il
                <lb/>
              carattere distintivo della fisica platonica, ecco in qual concetto si
                <lb/>
              tenevan dagli Accademici i fatti naturali: giochi di geometria e pas­
                <lb/>
              satempi. </s>
              <s>Di un tal suggello è profondamente impresso il primo Trat­
                <lb/>
              tato di fisica tramandatoci dall'antichità, gli
                <emph type="italics"/>
              Spiritali
                <emph.end type="italics"/>
              di Herone
                <lb/>
              alessandrino, discepolo di Archimede: trattato, dove l'ingegno
                <lb/>
              scherza intorno ai moti prodotti principalmente dal dilatarsi e dal
                <lb/>
              condensarsi dell'aria, come Ctesibio, altro discepolo dello stesso
                <lb/>
              Archimede, scherza intorno a simili altri moti prodotti dall'acqua. </s>
            </p>
            <p type="main">
              <s>Ma esistono del gran discepolo di Platone, onore di Siracusa
                <lb/>
              e d'Italia, e son pervenuti infino a noi, attraverso alle vicende dei
                <lb/>
              secoli, due Trattati insigni, quello degli
                <emph type="italics"/>
              Equiponderanti
                <emph.end type="italics"/>
              e quello dei
                <lb/>
                <emph type="italics"/>
              Galleggianti,
                <emph.end type="italics"/>
              dove si pongono così saldi fondamenti scienziali alla
                <lb/>
              Statica e alla Idrostatica, da non passar per la mente a nessuno che
                <lb/>
              possa altri qualificarli per giochi di geometria o per fisici passatempi. </s>
              <s>
                <lb/>
              Verissimo: ma essi pure, que'due Trattati del matematico siracu­
                <lb/>
              sano, presentano il carattere proprio e distintivo della Filosofia na­
                <lb/>
              turale di Platone, che è quello di astrarre dalle proprietà naturali
                <lb/>
              dei corpi, per trattenersi a contemplare le proprietà matematiche e
                <lb/>
              geometriche delle loro forme. </s>
              <s>La leva archimedea infatti, sul prin­
                <lb/>
              cipio della quale è fondata tutta la Statica, non è una verga solida,
                <lb/>
              ma una linea geometrica, e la potenza e la resistenza son forze che
                <lb/>
              sembrano esser messe in atto piuttosto da spiriti incorporei, che da
                <lb/>
              materie solide e ponderanti. </s>
              <s>Similmente l'umido delle archimedee
                <lb/>
              idrostatiche immersioni è un liquido che non esiste in natura, ma
                <lb/>
              nelle mentali astrazioni del filosofo, il qual suppone che le molecole
                <lb/>
              rasentino le pareti de'vasi e fluiscano le une attorno alle altre senza
                <lb/>
              patirvi la minima resistenza, a quel modo che un punto genera una
                <lb/>
              linea geometrica liberamente fluendo nello spazio. </s>
              <s>Quel flusso geo­
                <lb/>
              metrico è moto, e anzi al moto di un punto che genera una linea,
                <lb/>
              al moto di una linea che genera una superficie, e al moto di una
                <lb/>
              superficie che genera un solido, si riduce il concetto genetico della
                <lb/>
              Geometria, che giusto, nel risalire alle sue più sublimi alture, prende
                <lb/>
              per suo proprio e particolare il titolo di
                <emph type="italics"/>
              Flussioni.
                <emph.end type="italics"/>
              Non fa perciò
                <lb/>
              maraviglia che uscissero dalla scuola di Platone i due più insigni
                <lb/>
              maestri della scienza del moto Archimede e Galileo. </s>
            </p>
            <p type="main">
              <s>Ma per non prevenire i tempi moderni, soffermiamoci breve-</s>
            </p>
          </chap>
        </body>
      </text>
    </archimedes>