Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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5632DELLA FORZA DE’ CORPI concedu@e a corpi, ſe baſtar poſſono a qualunque
effetto, io non sò per qual ragione vogliaſi loro
aggiungere quella non ſo qual forza, che ſoprav-
viene al movimento, e chiamaſi forza viva.
E co-
me le tre coſe dette non baſterebbono?
Che al-
tro ſi ſa egli mai nella natura, ſe non movere cer-
te particelle, e diſtribuirle, e fermarle, così che
tengan tra loro certe diſtanze, e certi intervalli?
e
a tutto queſto che altro ricercaſi ſe non che alcuna
potenza ecciti in loro il movimento, et alcun’
altra lo eſtingua, e ſappiano eſſe conſervarſi poi
da lor medeſime in quello ſtato, in cui furono
poſte?
Nel che parmi, che alcuni proponendo tal
volta certi efferti, a miſurar la forza, che gli ha
prodotti, ſi abuſino degli errori volgari, e dimen-
ticatiſi dei principj di quella ſteſſa filoſofia, che
proſeſlano, non pongan mente, che ogni effetto,
anche ſecondo loro, ſi riduce a un movimento,
e ad una diſtribuzione di particelle.
Eccovi che
una palla, cadendo sù qualche materia molle, vi
forma un cavo;
prendono queſto cavo, come l’
effetto prodotto da quella palla, e con eſſo ne
miſuran la forza.
Ma che è mai queſto cavo, ſe
non uno ſpazio, in cui nulla è di quella materia
molle, che prima v’ era?
or chi dirà, che quel-
la palla abbia prodotto queſto ſpazio o queſto
nulla?
Qui eſſendomi fermato un poco, come ſe
aveſſi aſpettato riſpoſta;
io non direi già, diſſe
ſubito il Signor Marcheſe, che quella palla ab-
bia prodotto un tale ſpazio;
direi più toſto,

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