1Supposto ciò, rappresenti CH (fig. 6) lo specchio e le due strisce KLDF,
GDFE rappresentino i due raggi. Se la loro crassizie, dice il Grimaldi, dee,
com'è ragionevole, mantenersi uguale, necessario è che l'angolo dell'inci
denza EFH sia uguale ad LFD angolo della riflessione. Si dimostra così dal
l'Autore in poche parole:
GDFE rappresentino i due raggi. Se la loro crassizie, dice il Grimaldi, dee,
com'è ragionevole, mantenersi uguale, necessario è che l'angolo dell'inci
denza EFH sia uguale ad LFD angolo della riflessione. Si dimostra così dal
l'Autore in poche parole:
Condotte le OF, DP perpendicolari alle DG, LF ne'punti O, P, saranno
queste le misure giuste della crassizie de'raggi. I triangoli poi ODF, PFD
rettangoli, daranno le due proporzioni OF:DF=sen ODF:1, DP:DF=
sen PFD:1, onde OF:DP=sen ODF:sen PFD, ma OF è uguale a DP
per esser, secondo il supposto, le misure delle due crassizie uguali; dunque
ODF=PFD. “ Proinde non possunt non esse aequales anguli incidentiae
ac reflexionis, si eadem debet esse crassities in radio reflexo ac in directo,
quod erat ostendendum ” (ibi, pag. 167).
queste le misure giuste della crassizie de'raggi. I triangoli poi ODF, PFD
rettangoli, daranno le due proporzioni OF:DF=sen ODF:1, DP:DF=
sen PFD:1, onde OF:DP=sen ODF:sen PFD, ma OF è uguale a DP
per esser, secondo il supposto, le misure delle due crassizie uguali; dunque
ODF=PFD. “ Proinde non possunt non esse aequales anguli incidentiae
ac reflexionis, si eadem debet esse crassities in radio reflexo ac in directo,
quod erat ostendendum ” (ibi, pag. 167).
Abbiam conceduto al Grimaldi questo supposto, che è tutto il fonda
mento su cui posa la sua bella dimostrazione, ma poi ci soprapprende uno
scrupolo d'essere stati forse troppo solleciti e liberali con esso. Diasi pure
al raggio una qualche insensibile crassizie: questa però non può aver pro
porzione alcuna fisicamente determinabile, con quelle eminenze e cavità, di
che il Microscopio ci rivela essere aspera qualunque superficie, la quale sem
bri al tatto più levigata. Di qui è che il raggio deve dopo l'urto subire una
certa dispersione per cui venga ad alterarsi notabilmente quella sua prima
crassizie.
mento su cui posa la sua bella dimostrazione, ma poi ci soprapprende uno
scrupolo d'essere stati forse troppo solleciti e liberali con esso. Diasi pure
al raggio una qualche insensibile crassizie: questa però non può aver pro
porzione alcuna fisicamente determinabile, con quelle eminenze e cavità, di
che il Microscopio ci rivela essere aspera qualunque superficie, la quale sem
bri al tatto più levigata. Di qui è che il raggio deve dopo l'urto subire una
certa dispersione per cui venga ad alterarsi notabilmente quella sua prima
crassizie.
A rimuovere un tale scrupolo dalle menti dètte opera il Newton, il
quale, esperto oramai delle contradizioni a cui furon fatte segno la dimo
strazion meccanica del Keplero e la fisica del Grimaldi, si studiò di proce
dere in modo da non offendere nè contro uno scoglio nè contro l'altro. Egli
chiede gli si conceda per prima cosa, ciò che per verità nessuno gli potrebbe
negare, esser gli atomi della luce corpi duri, soggetti alle leggi dell'attra
zione, e ch'essendo così attratti da'mezzi attraversati sieno perciò deviati
dalla dirittura de'loro moti. Vuole altresì gli si conceda, in secondo luogo,
ch'esali dalle superficie riflettenti, acqua o vetro o cristallo, una sottilissima
aura eterea, la quale vada soprapponendosi in strati via via più densi come
più si dilungano dalle dette superficie. “ Annon medium hoc aethereum pro
eo ut ex aqua, vitro, crystallo, aliisque crassis densisque corporibus in spa
tia vacua eatur, densius evadit paulatim, eoque pacto radios luminis refrin
git, non simul et semel in uno puncto, sed gradatim eos in curvas lineas
flectendo? Et annon medii huius condensatio, quae ita gradatim ad usque
intervalla aliqua a corporibus porrigitur, eoque pacto in causa est quamo
brem radii luminis, qui prope corporum densorum extrema interiecto aliquo
intervallo transeunt, inflectantur? ” (Optices, Lib. III, Patavii 1773, pag. 143).
quale, esperto oramai delle contradizioni a cui furon fatte segno la dimo
strazion meccanica del Keplero e la fisica del Grimaldi, si studiò di proce
dere in modo da non offendere nè contro uno scoglio nè contro l'altro. Egli
chiede gli si conceda per prima cosa, ciò che per verità nessuno gli potrebbe
negare, esser gli atomi della luce corpi duri, soggetti alle leggi dell'attra
zione, e ch'essendo così attratti da'mezzi attraversati sieno perciò deviati
dalla dirittura de'loro moti. Vuole altresì gli si conceda, in secondo luogo,
ch'esali dalle superficie riflettenti, acqua o vetro o cristallo, una sottilissima
aura eterea, la quale vada soprapponendosi in strati via via più densi come
più si dilungano dalle dette superficie. “ Annon medium hoc aethereum pro
eo ut ex aqua, vitro, crystallo, aliisque crassis densisque corporibus in spa
tia vacua eatur, densius evadit paulatim, eoque pacto radios luminis refrin
git, non simul et semel in uno puncto, sed gradatim eos in curvas lineas
flectendo? Et annon medii huius condensatio, quae ita gradatim ad usque
intervalla aliqua a corporibus porrigitur, eoque pacto in causa est quamo
brem radii luminis, qui prope corporum densorum extrema interiecto aliquo
intervallo transeunt, inflectantur? ” (Optices, Lib. III, Patavii 1773, pag. 143).