Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

Table of figures

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[Figure 600]
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Sieno Aa, Bb (fig. 7) le due linee conterminanti il mezzo diafano at­
traversato dall'atomo di luce G nel punto H: se sia quel mezzo meno denso
dell'altro d'onde il raggio GH è venuto “ et si attractio vel impulsus po­
72[Figure 72]
Figura 7
natur uniformis, erit ex demon­
stratis Galilaei curva HP parabola
“ (Principia mathem., Genevae
1739, T. I, pag.
534). Soggiaccia
allo strato etereo Ab, un altro si­
mile strato etereo Bc, ma alquanto
meno denso del primo, nel quale
entri, emergendo dal punto P il
raggio Pque Si dimostra con gran
facilità dal Newton che la velocità
del raggio avanti l'incidenza è alla
velocità dello stesso raggio dopo
l'emergenza, come il seno del­
l'emergenza al seno dell'incidenza
(Propositio XCV, ibi, pag.
536),
e il detto raggio PQ procederà
per le stesse ragioni in arco pa­
rabolico; cosicchè, avendo in Q raggiunto l'angolo limite, subirà in R la
riflessione interna, e come i gravi proiettili attratti al centro della Terra si
troverà aver descritta la traiettoria HPQR semiparabolica.
“ Perveniat corpus (giacchè l'atomo luminoso è pel Newton un corpo
qualunque) ad hoc planum in puncto R et quoniam linea emergentiae coin­
cidit cum eodem plano, perspicuum est quod corpus non potest ultra per­
gere versus planum Ee.
Sed nec potest idem pergere in linea emergentiae
Rd, propterea quod perpetuo attrahitur vel impellitur versus medium inci­
dentiae.
Revertetur itaque inter plana Cc, Dd, describendo arcum parabolae
QRq cuius vertex principalis, iuxta demonstrata Galilaei, est in R; secabit
planum Cc in eodem angulo in q ac prius in que dein pergendo in arcubus
parabolicis qp, ph etc.
arcubus prioribus QP, PH, similibus et aequalibus,
secabit reliqua plana in iisdem angulis in p, h etc.
ac prius in P, H etc.
emergetque tandem eadem obliquitate in h, qua incidit in H ” (ibi, pag.
538).
Il Newton, che nelle speculazioni sue era originale, procede per le vie
della Meccanica con passo più sicuro di quel che non facesse il Cartesio
imitator del Keplero.
Ma il forte si è che non è questione di Meccanica pura.
Nessuno può revocare in dubbio i Teoremi XLVIII, XLIX e L del Tomo I
de'Principii, ne'quali nulla osta a supporre un proiettile qualunque che at­
traversi mezzi via via meno densi.
Si può dubitar però se l'etere neuto­
niano si trovi in così fatte condizioni.
Chi non direbbe piuttosto che le den­
sità di lui crescono via via perchè più fortemente attratto verso la superficie
del riflettente?
Ma lasciamo un po'da parte questo mezzo etereo, il quale non esiste

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