Ceredi, Giuseppe, Tre discorsi sopra il modo d' alzar acque da' lvoghi bassi : Per adacquar terreni. Per leuar l' acque sorgenti, & piouute dalle ca[m]pagne, che non possono naturalmente dare loro il decorso. Per mandare l' acqua da bere alle Città, che n' hannobisogno, & per altri simili vsi. ; Opera non piu stampata

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              poſſono ſcoprire, & aſſicurare col ſenſo: & una fiata, che ſieno ca­
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              duto bene, ſempre che ſi ſeruerà il medeſimo ordine, ſaranno il me
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              deſimo: eſſendo che ſempre poſſono concorrere le medeſime coſe.
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              <s>Non è coſi nelle medicinali, oue oltra che le ragioni per la mag­
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              gior parte ſono artificioſamente congietturali; & non ſono i ſuoi
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              gradi, & le ſue cagioni coſi apertamente conoſciute dal ſenſo; di
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              rado è che non ſi uarijno in tante maniere, quanti ſono i ſoggetti
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              inſieme con le circoſtanze loro. </s>
              <s>ne una eſperienza fatta bene una
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              uolta, ſeruirà con quelli iſteſſi mezi ficuramente, & con giuſta pro
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              portione per alcun'altra: anzi quaſi ſempre, ſe non ſi mutano infi­
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              niti auertimenti, reſterà nell'altre occaſioni del tutto fallace.
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              Ora che diſcorro io con la miſura delle proportioni ſopra la for­
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              za dell'utiliſſimo artificio della Chiocciola, ſe ſi uede apertamente,
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              che il mouimento delle ſpire, con le quali ella è compoſta, ageuola
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              la ſalita a quaſi tutte le coſe coſi naturali, come artificiali? </s>
              <s>Il Sole
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              col moto delle ſpire, mouendoſi ogni giorno un grado per l'obliquità
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              del Zodiaco; hor s'auicina, hor s'allontana da noſtri capi: & in
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              tal guiſa arrecandoci diuerſe mutationi ne'quattro tempi dell'an­
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              no, è cagione, che tutte quelle ſpire coſpirino alla conſeruatione di
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              queſti corpi inferiori. </s>
              <s>di ſpire altreſi è il moto della Luna, & di
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              tutte l'altre stelle fiſſe, & erranti: quaſi null'altro mouimento nelle
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              loro sfere fuſſe piu atto a partorire la lontananza della loro cadu­
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              ta, & il uicinato della loro ſalita appo diuerſe nationi; che il pog­
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              giare, & lo ſcendere col uiaggio delle ſpire. </s>
              <s>ne altro fra'corpi
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              celeſti fu il moto Lenlab del grandiſſimo Hiparco, il qual moto
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              molto è celebrato dal ſottile Auerrois, per iſchifare i giri cótrari,
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              & gli Epicidi nelle sfere; che la potenza, & il concorſo de'circoli.
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              <s>Onde l'huomo quaſi mondo picciolo, et inſieme con lui la maggior
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              parte de gli animali meno perfetti, non ſolamente ne'riuolgimenti
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              delle budella; ma anco nelle fila di molte altre parti, per le quali
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              montano, & ſcendono gli humori; ci moſtrano la gran commodità
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              del tratto delle ſpire: di cui hora, accio ch'io non incorra in troppo
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              affettata oſtentatione di dottrina medicinale, non è bene, che ſe ne
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              ineſtino piu lunghi ſermoni. </s>
              <s>baſti dire, che gli iſteſſi animali nella
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              ſalita di qualche monte, o d'altro pendio, con appetito ueramente
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              ſano, eleggono il camino delle ſpire, come meno faticoſo, piu preſto
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              che alcuno de gli altri. </s>
              <s>Se i ſerpenti hanno a ſalire alla cima d'un'
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