1dell'affetto. Essi perciò eleggono, non argomenti sottili, ma bellezze
d'immagini, e fanno uso, piuttosto che dell'arguzie della Dialettica,
de'fiori della Poesia. Platone veniva così naturalmente a presentarsi
maestro e a porgersi imitabile esempio alla nuova eloquenza cri
stiana, e Minuzio Felice, nell'Ottavio, lo imita perfino nelle forme
esteriori del dialogo, e Basilio Magno nell'Esaemerone risale con
sublime ala platonica, dalle pittoresche bellezze della Natura infino
al trono di Dio, mentre S. Agostino nelle sue Confessioni, scrutando
le più profonde latebre del proprio cuore, mette in pratica il pre
cetto socratico del Conosci te stesso.
d'immagini, e fanno uso, piuttosto che dell'arguzie della Dialettica,
de'fiori della Poesia. Platone veniva così naturalmente a presentarsi
maestro e a porgersi imitabile esempio alla nuova eloquenza cri
stiana, e Minuzio Felice, nell'Ottavio, lo imita perfino nelle forme
esteriori del dialogo, e Basilio Magno nell'Esaemerone risale con
sublime ala platonica, dalle pittoresche bellezze della Natura infino
al trono di Dio, mentre S. Agostino nelle sue Confessioni, scrutando
le più profonde latebre del proprio cuore, mette in pratica il pre
cetto socratico del Conosci te stesso.
Per tali spiracoli e per tal magistero, venne a introdursi la
Filosofia di Platone in mezzo alla nuova civiltà cristiana. Ma la
Filosofia di Aristotile vi s'introdusse molto più tardi, e per un ma
gistero tanto diverso, quanto esser può diversa, dalla toga magnifica
di un romano, la cappa voluttuosa di un arabo. Averrois è pro
priamente colui, che si dà all'opera di tradurre i libri dello Sta
girita, e d'illustrarli col suo commento, diffondendone le dottrine
fra la sua gente, che, sebbene abbia invasa e siasi per nuova patria
usurpata la Spagna, serba nostante impresse nell'ingegno le mono
tone solitudini delle lande affricane, e nel cuore, gli alidori di quelle
arene, che gli avi avean calcate largamente col piede. Quel maestro,
che insegnava a ridur tutto a regola di compasso, e dagli ammaestra
menti del quale si concludeva così facilmente la libertà del poter
governare sè stesso e la natura a proprio talento, non poteva non
piacere a quegli uomini, tutti dediti a riconoscere freddamente e a
noverar gli oggetti, che più fanno impressione e più dilettano i
sensi.
Filosofia di Platone in mezzo alla nuova civiltà cristiana. Ma la
Filosofia di Aristotile vi s'introdusse molto più tardi, e per un ma
gistero tanto diverso, quanto esser può diversa, dalla toga magnifica
di un romano, la cappa voluttuosa di un arabo. Averrois è pro
priamente colui, che si dà all'opera di tradurre i libri dello Sta
girita, e d'illustrarli col suo commento, diffondendone le dottrine
fra la sua gente, che, sebbene abbia invasa e siasi per nuova patria
usurpata la Spagna, serba nostante impresse nell'ingegno le mono
tone solitudini delle lande affricane, e nel cuore, gli alidori di quelle
arene, che gli avi avean calcate largamente col piede. Quel maestro,
che insegnava a ridur tutto a regola di compasso, e dagli ammaestra
menti del quale si concludeva così facilmente la libertà del poter
governare sè stesso e la natura a proprio talento, non poteva non
piacere a quegli uomini, tutti dediti a riconoscere freddamente e a
noverar gli oggetti, che più fanno impressione e più dilettano i
sensi.
Sotto le larghe pieghe della bianca cappa dell'arabo, veniva
così dunque Aristotile a introdursi in mezzo alla società cristiana.
Ma come poteva quella Filosofia accomodarsi ai precetti del Van
gelo, o come poteva quell'alidor di numeri scritti nel fango, andare
a genio a un popolo che sospirava per sua patria il cielo immen
surabile eterno? Più volte infatti Concilii, presieduti dagli stessi
Pontefici romani, dannarono la lettura de'libri aristotelici, ma pur
poco stette che Aristotile stesso, quasi per incantesimo, si trovò
spogliato della cappa dell'arabo e rivestito della tonaca del frate,
dall'alhambra, mirabilmente trapassando al convento.
così dunque Aristotile a introdursi in mezzo alla società cristiana.
Ma come poteva quella Filosofia accomodarsi ai precetti del Van
gelo, o come poteva quell'alidor di numeri scritti nel fango, andare
a genio a un popolo che sospirava per sua patria il cielo immen
surabile eterno? Più volte infatti Concilii, presieduti dagli stessi
Pontefici romani, dannarono la lettura de'libri aristotelici, ma pur
poco stette che Aristotile stesso, quasi per incantesimo, si trovò
spogliato della cappa dell'arabo e rivestito della tonaca del frate,
dall'alhambra, mirabilmente trapassando al convento.