1conveniant, seque mutuo amplectantur. At coniunctum lumen efficacius ex
cellentiusque est disperso, per communem notionem, igitur, iuxta sphaerae
centrum, intensissimum est lumen, inde vero, quo longius provehitur, eo
semper rarius segniusque evadit ” (ibi, pag. 375).
cellentiusque est disperso, per communem notionem, igitur, iuxta sphaerae
centrum, intensissimum est lumen, inde vero, quo longius provehitur, eo
semper rarius segniusque evadit ” (ibi, pag. 375).
Chi si trova nel leggere condotto a questo punto, s'aspetta che l'Au
tore abbia presto a concluderne, proseguendo la diritta via presa, che l'in
tensità della luce non è in ragion reciproca delle semplici distanze, come
conseguiva dai falsi principii del Keplero, ma sì veramente ch'ella è in re
ciproca ragione de'quadrati delle distanze. Con sorpresa dolorosa però chi
legge, come chi vedesse uno tornare indietro, quando pochi passi più oltre
era per vincere il palio, sente così tosto soggiungere: “ Haec ratio, licet ex
necessariis concludere videatur, facile tamen convelli potest ” (ibi). E perchè
si dee così svegliere la radice a un vero tanto felicemente germogliato? Per
più ragioni, risponde l'Aguilonio. Prima, perchè la virtù del magnete non si
diffonde in sfera ma in linea retta; poi, perchè sebben la luce si diffonda
in lungo e in largo, non ha luogo ciò nel raggio solitario, in cui pure l'in
tensità diminuisce colla distanza. “ Deinde, si ea esset decrementi causa, se
queretur aequalibus spatiis aequalia fieri luminis decrementa ” (ibi).
tore abbia presto a concluderne, proseguendo la diritta via presa, che l'in
tensità della luce non è in ragion reciproca delle semplici distanze, come
conseguiva dai falsi principii del Keplero, ma sì veramente ch'ella è in re
ciproca ragione de'quadrati delle distanze. Con sorpresa dolorosa però chi
legge, come chi vedesse uno tornare indietro, quando pochi passi più oltre
era per vincere il palio, sente così tosto soggiungere: “ Haec ratio, licet ex
necessariis concludere videatur, facile tamen convelli potest ” (ibi). E perchè
si dee così svegliere la radice a un vero tanto felicemente germogliato? Per
più ragioni, risponde l'Aguilonio. Prima, perchè la virtù del magnete non si
diffonde in sfera ma in linea retta; poi, perchè sebben la luce si diffonda
in lungo e in largo, non ha luogo ciò nel raggio solitario, in cui pure l'in
tensità diminuisce colla distanza. “ Deinde, si ea esset decrementi causa, se
queretur aequalibus spatiis aequalia fieri luminis decrementa ” (ibi).
L'allucinazione dell'Autore è qui veramente singolare Se l'intensità
luminosa diminuisse in ragione della diffusione superficiale della sfera, non
ne seguirebbe che in spazii uguali i decrementi fossero uguali, ma sareb
bero que'decrementi come i quadrati degli spazii uguali. Tutto l'inganno
consiste nel considerar quegli stessi decrementi farsi a proporzion che cre
scono le circonferenze de'cerchi e non le superficie delle sfere. “ Esto (così
prosegue l'Autore a concludere una verità, per farla poi ministra a un pa
ralogismo) corpus luminosum A (fig. 11), radiique ab A profusi AB et AC,
76[Figure 76]
luminosa diminuisse in ragione della diffusione superficiale della sfera, non
ne seguirebbe che in spazii uguali i decrementi fossero uguali, ma sareb
bero que'decrementi come i quadrati degli spazii uguali. Tutto l'inganno
consiste nel considerar quegli stessi decrementi farsi a proporzion che cre
scono le circonferenze de'cerchi e non le superficie delle sfere. “ Esto (così
prosegue l'Autore a concludere una verità, per farla poi ministra a un pa
ralogismo) corpus luminosum A (fig. 11), radiique ab A profusi AB et AC,
76[Figure 76]
Figura 11.
a quibus aequales par
tes obscindantur per
arcus BC, DE, FG et
HK, ex eodem centro
A descriptos. His vero
arcubus subtendantur
chordae, quas dico pa
rallelas esse.... Tanto
enim remissus est lu
men in loco BC, quanto
BC maior est ipsa DE,
aut quanto DE ipsa BC est minor. Sequitur igitur, si eam ob causam lu
men protensum languescit, quod radii a corpore luminoso evibrati magis
ac magis divaricantur, lumina aequalibus spatiis aequalia pati decrementa ”
(ibi, pag. 376). Ma ciò non può essere, conclude l'Aguilonio, dunque è falso
che diminuisca il lume per la sua sferica diffusione.
a quibus aequales par
tes obscindantur per
arcus BC, DE, FG et
HK, ex eodem centro
A descriptos. His vero
arcubus subtendantur
chordae, quas dico pa
rallelas esse.... Tanto
enim remissus est lu
men in loco BC, quanto
BC maior est ipsa DE,
aut quanto DE ipsa BC est minor. Sequitur igitur, si eam ob causam lu
men protensum languescit, quod radii a corpore luminoso evibrati magis
ac magis divaricantur, lumina aequalibus spatiis aequalia pati decrementa ”
(ibi, pag. 376). Ma ciò non può essere, conclude l'Aguilonio, dunque è falso
che diminuisca il lume per la sua sferica diffusione.