1in coteſto ſtudio, non ve lhaueſſero interdetto. Et questo fia,
quando darete in luce quella vostra opera de ſubſtantia orbis,
ſubbietto appunto del voſtro alto intelletto: E vi ſi aggiugne
questo altreſi; che l'hauete composto in lingua latinißima, o vo
gliate dir Ciceroniana: coſa da neſſuni, o da pochi, ch'io ſappia,
ſino a qui tentata, non che fatta & io per me mal mi ſo perſua
dere, come habbiate à iſprimere certi vocaboli philoſophici, mo
stranti la loro energia; ſe non con lunga e tedioſa circonlocu
zione: come ſaria, per grazia d'eſempio, a dire: Ilſubietto della
traſmutazione ſostanziale eſſer ente in potenza formalmente
concomitantemente, e'l ſubietto della traſmutazione acciden
tale eſſer in atto concomitantemente, ed in potenza formalmen
te: Materia prima, e materia in potenza ſecondo il dimidio del
quale: e molti altri ſimili: iquali latinamente mal ſi poſſono (al
mio giudizio) formare. Tuttauia ſo quanto valete; perche ho
veduto far lunga iſperienza di voi fra gran letterati: ed io in
qualche particella me ne ho voluto chiarire: ed ho veduto, che
per coſa iſtrauagante ch'io & altri habbia propostaui ci haue
te ſi fattamente riſoluti; che bene appar manifeſto, che ne fatti
operiate quello, che di sè in parole promettena Gorgia leonti
no: ilquale ſi offeriua ſciogliere ogni dubbio. Or di grazia non in
dugiate piu a mandar fuori tal libro, da tutti i letterati, che han
no di ciò contezza, bramato ſopra modo: e nel qual ritrarranno
ſomma ſodisfazzione, ſi per l'altezza del ſubietto, che è il Cie
lo; come per l'utilità; concioſia che in sè contenga in genere tue
ta la Philoſophia naturale, ed in ſpezie l'utilità ch'è nel libro
del Cielo e del mondo d'Ariſtot. E nel qual attendo di vedor com
quanta destrezza d'ingegno concilierete in molte coſe, doue il
biſogno lo richegga; e due grandi Arist. e Plat. Laqual coſa non
conoſco al preſente altri poter fare, ch'eglino isteßi, ſe ci viueſ
ſero, o'l Borro; che di tutti due n'ha fatto (come s'è detto) anoto
mia. E vi proteſto che ſe iudugiate molto piu a laſciarlo correr'
per le mani de letterati; che fate lor torto eſpreſſo: percioche
de doni à voi conceduti da Dio, e com la voſtra induſtria ampliati,
ne douete altrui far partecipe, e maßimamente giouando loro,
quando darete in luce quella vostra opera de ſubſtantia orbis,
ſubbietto appunto del voſtro alto intelletto: E vi ſi aggiugne
questo altreſi; che l'hauete composto in lingua latinißima, o vo
gliate dir Ciceroniana: coſa da neſſuni, o da pochi, ch'io ſappia,
ſino a qui tentata, non che fatta & io per me mal mi ſo perſua
dere, come habbiate à iſprimere certi vocaboli philoſophici, mo
stranti la loro energia; ſe non con lunga e tedioſa circonlocu
zione: come ſaria, per grazia d'eſempio, a dire: Ilſubietto della
traſmutazione ſostanziale eſſer ente in potenza formalmente
concomitantemente, e'l ſubietto della traſmutazione acciden
tale eſſer in atto concomitantemente, ed in potenza formalmen
te: Materia prima, e materia in potenza ſecondo il dimidio del
quale: e molti altri ſimili: iquali latinamente mal ſi poſſono (al
mio giudizio) formare. Tuttauia ſo quanto valete; perche ho
veduto far lunga iſperienza di voi fra gran letterati: ed io in
qualche particella me ne ho voluto chiarire: ed ho veduto, che
per coſa iſtrauagante ch'io & altri habbia propostaui ci haue
te ſi fattamente riſoluti; che bene appar manifeſto, che ne fatti
operiate quello, che di sè in parole promettena Gorgia leonti
no: ilquale ſi offeriua ſciogliere ogni dubbio. Or di grazia non in
dugiate piu a mandar fuori tal libro, da tutti i letterati, che han
no di ciò contezza, bramato ſopra modo: e nel qual ritrarranno
ſomma ſodisfazzione, ſi per l'altezza del ſubietto, che è il Cie
lo; come per l'utilità; concioſia che in sè contenga in genere tue
ta la Philoſophia naturale, ed in ſpezie l'utilità ch'è nel libro
del Cielo e del mondo d'Ariſtot. E nel qual attendo di vedor com
quanta destrezza d'ingegno concilierete in molte coſe, doue il
biſogno lo richegga; e due grandi Arist. e Plat. Laqual coſa non
conoſco al preſente altri poter fare, ch'eglino isteßi, ſe ci viueſ
ſero, o'l Borro; che di tutti due n'ha fatto (come s'è detto) anoto
mia. E vi proteſto che ſe iudugiate molto piu a laſciarlo correr'
per le mani de letterati; che fate lor torto eſpreſſo: percioche
de doni à voi conceduti da Dio, e com la voſtra induſtria ampliati,
ne douete altrui far partecipe, e maßimamente giouando loro,