Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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6238DELLA FORZA DE’ CORPI Biſogna dunque, che anche dopo l’ impulſo re-
ſti, e duri nel corpo il movimento, che eſſo ha
prodotto.
E qui potete conoſcere l’ utilità dell’
inerzia.
E potete anche comprendere, che ogni
movimento è proporzionale alla ſomma di tutti
gl’ impulſi, che l’ han prodotto, eſſendo che ogni
impulſo produce un movimento a lui ſteſſo pro-
porzionale.
Voi avete detto, ripigliò quívi il Si-
gnor Marcheſe, che la potenza col piccoliſſimo
ſuo impulſo produce nel corpo un movimento
piccoliſſimo, ove egli non fia impedito.
Come
potrebbe egli eſlere impedito?
e che ne avverreb-
be, ſe foſſe?
Potrebbe eſſere impedito, riſpoſi io,
per qualche reſiſtenza, cioè a dire per qualche
potenza, che lo diſtruggeſſe, così che nel tempo
ſteſſo che l’ una potenza con l’ impulſo ſuo de-
termina il corpo a moverſi, un’ altra potenza lo
determinaſſe con egual determinazione a non mo-
verſi;
e allora il corpo ricevendo continvamente
gl’ impulſi di quella prima potenza, premerebbe
continuamente, tenendoſi ſempre pronto a moverſi
ſolo che la potenza contraria ſi levaſſe.
Siccome
noi veggiamo in un ſaſſo, il quale, eſſendo po-
ſto ſopra una tavola, è ſtimolato continuamen-
te dalla ſua gravità a moverſi all’ in giù, ne pe-
rò ſi move, perchè l’ immobilità, e l’ impenetra-
bilità della tavola non gliel conſentono.
Nè ceſſa
per ciò la gravità di ſtimolarlo co’ ſuoi impulſi;
onde egli preme continvamente la tavola, et è
prcſto di cadere ſol che la tavola ſi levi via.

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