Zanotti, Francesco Maria
,
Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre
,
1752
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[1] IN BOLOGNA MDCCLII.
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[Figure 2]
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63
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LIBRO I.
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onde ſi vede, che la gravità, quanto a ſe, così
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agiſce nel ſaſſo, qualor’ ſta fermo, come agireb-
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be ſe egli cadeſſe, ſtimolandolo ſempre con gli
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ſteſſi impulſi; </
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preserve
">ſe non che, ſtando egli fermo, ogni
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impulſo della gravità paſſa in iſtante, ne laſcia
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dopo ſe movimento alcuno, laddove cadendo,
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lb
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paſſa bensi ogni impulſo, ma laſcia dopo di ſe
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quel movimento, che ha prodotto; </
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">il qual mo-
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vimento, reſtandoſi nel corpo, ſi uniſce poi con
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gli altri, che vanno per gli altri impulſi ſoprav-
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venendo. </
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">Eper ciò la preſſione, che oſſerviamo
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nel ſaſſo, qualor ſta fermo, è ſempre l’ effetto
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d’ un’ impulſo ſolo, la dove il movimento, che
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/>
egli acquiſta cadendo, è l’ effetto di molti. </
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preserve
">E
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ſappiate, che ſono ſtati molti filoſofi, a quali è
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/>
piacciuto quando la potenza ſi adopra ſolo nel
<
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/>
premere ſenza produrre movimento niuno, chia-
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marla forza morta. </
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preserve
">Se così è, diſſe ſubito il Si-
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gnor Marcheſe, parea ben conveniente chiamar
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forza viva la potenza, qualor produce il movi-
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/>
mento. </
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preserve
">Queſto hanno voluto fare i Carteſiani,
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riſpoſi io allora; </
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preserve
">e perciò non ſono ſtati aſſai be-
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ne inteſi dai Leibniziani, i quali ſi avevano già
<
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/>
uſurpato il nome di forza viva, e datogli altra
<
lb
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ſignificazione. </
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<
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">Ma laſciando queſto da parte, e
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/>
tornando al propoſito, io dico eſſere coſtume del-
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/>
le potenze, qualor producono il movimento, pro-
<
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durlo a poco a poco per mezzo di varj piccoliſ-
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ſimi impulſi. </
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preserve
">E così m’ immagino, diſſe il Signor
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Marcheſe, che anche le potenze, che lo </
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