Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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              Giovan Battista Rannusio, il quale opponeva che, se avesse fonda­
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              mento di qualche verità l'ipotesi del Fracastoro, si sarebbe dovuto
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              veder fare qualche notabile alterazione all'ago nautico, nel passar
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              che fanno i navigli presso all'isola dell'Elba. </s>
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              <s>In qualunque modo però, il Fracastoro è un ingegno serio e
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              se cade in errore non se ne compiace e non lo scansa, perchè non
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              lo conosce. </s>
              <s>Non così può dirsi dell'altro medico milanese Girolamo
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              Cardano, che ebbe i natali in Pavia nel 1501. La lunghissima vita
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              protratta infino al 1596 non valse a correggerlo delle sue turpitu­
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              dini, le quali sfacciatamente confessa al pubblico nella Autobiografia,
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              attribuendole a inevitabili suggestioni de'suoi Demonii. </s>
              <s>Qualunque
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              siasi però la moralità de'suoi costumi, a noi non s'appartiene di
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              parlare che della scienza, la quale, perchè forse insozzata di fango
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              e rimescolata ai più strani errori e alle fantasie più stravaganti, è
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              stata, secondo noi, fin qui mal giudicata. </s>
              <s>Di che si può fra'molti
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              esempi citar quello de'fuochi di S. Elmo, annoverandosi fra le
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              infinite stravaganze di lui quel che ne scrive nel II Libro
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              De subti­
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              litate;
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              stravaganze che poi il Beccaria ridusse alle vere cause dei
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              fenomeni e degli effetti consueti d'operarsi naturalmente dall'im­
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              provviso fulminare delle stellette o de'fuochi elettrici. (Dell'Elet­
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              tric., Torino 1753, pag. </s>
              <s>222). </s>
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              <s>L'altro medico di professione, che qui s'interza al Fracastoro
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              e al Cardano è quell'Andrea Cesalpino, in cui si gloria la sua pa­
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              tria Arezzo d'aver dato un precursore al fortunassimo Harvey. </s>
              <s>Quali
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              meriti veramente competano al Peripatetico aretino, rispetto alla
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              grande scoperta della circolazione del sangue, lo vedranno i lettori
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              nel seguito della nostra storia, dove anche troveranno argomenti
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              da ammirare ciò che egli osservò di fisiologia vegetabile, e ciò che
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              egli speculò per sottordinare in generi e specie la svariata famiglia
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              delle piante. </s>
              <s>Ma pure appresso a quelle pagine, dove in tanto piena
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              evidenza si mette l'uso e l'ufficio naturale della vena arteriosa e
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              dell'arteria venosa, seguono altre pagine, dove l'Autore intende a
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              sostener l'opinione aristotelica dell'origine dei nervi dal cuore. </s>
              <s>Si­
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              milmente agli impulsi fisici di capillarità, per cui la linfa ascende
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              dalle radici alle foglie attraverso ai vasi, fa concorrere efficacemente,
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              l'Autor
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              De plantis,
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              i superni influssi celesti. </s>
              <s>Ma i cinque libri delle
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              Peripatetiche questioni
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              sono una tal palestra di sottigliezza d'ingegno,
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              che se la Natura veramente assecondasse per poco il cervello del Ce­
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              salpino e quello di Aristotile suo maestro, il mondo, e le leggi che
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              lo governano, sarebbero sostanzialmente trasformate dall'esser loro. </s>
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