1cui si veggano apparire i colori colà dove si credeva che ci dovesse brillar
più che mai vivo e schietto il candor della luce.
più che mai vivo e schietto il candor della luce.
Queste son senza dubbio ipotesi soggette a molte difficoltà, ma son pure
ipotesi anche quelle degli eteristi, che non vanno esenti da difficoltà forse
maggiori. Ma perchè ufficio nostro è non di giudicar direttamente, ma dai
fatti narrati far resultare spontanei i giudizii, potranno questi stessi giudizii
intorno alla più probabile ipotesi della natura e del modo di diffondersi la
luce, nella mente di coloro a cui gli lasciamo, resultare più retti, dal nar
rar ciò che fu immaginato e pensato dai Filosofi per intendere la natura e
l'origine de'colori.
ipotesi anche quelle degli eteristi, che non vanno esenti da difficoltà forse
maggiori. Ma perchè ufficio nostro è non di giudicar direttamente, ma dai
fatti narrati far resultare spontanei i giudizii, potranno questi stessi giudizii
intorno alla più probabile ipotesi della natura e del modo di diffondersi la
luce, nella mente di coloro a cui gli lasciamo, resultare più retti, dal nar
rar ciò che fu immaginato e pensato dai Filosofi per intendere la natura e
l'origine de'colori.
III.
I Peripatetici, i quali dicevano la luce non essere sostanza, ma qualità
accidentale, interrogati intorno alla natura de'colori rispondevano essere una
qualità della luce, cosicchè venivano a definirli un'accidentalità di una ac
cidentalità, ossia una vana apparenza e un puro nome. Coloro però, che più
particolarmente si dettero allo studio dell'Ottica, definirono in qualche modo
le idee, e comunque venisse lor fatto le confortarono dell'esperienza. Se
condo Alhazeno e Vitellione i colori permanenti son proprietà de'corpi e la
luce che gli tocca o gli attraversa si riveste delle loro forme, ciò che dice
vano esser patente da quel che di fatto si osserva, quando passa un raggio
di sole attraverso ai vetri di una finestra. “ Item lucem res coloratas per
transeuntem illarum coloribus colorari, ut patet de luce transeunte vitrias
fenestras, quae illorum vitrorum coloribus informatur, secum formas illorum
colorum super obiecta corpora deferendo ” (Vitellionis Perspectiva, Norim
bergae 1535, pag. 38, v.).
accidentale, interrogati intorno alla natura de'colori rispondevano essere una
qualità della luce, cosicchè venivano a definirli un'accidentalità di una ac
cidentalità, ossia una vana apparenza e un puro nome. Coloro però, che più
particolarmente si dettero allo studio dell'Ottica, definirono in qualche modo
le idee, e comunque venisse lor fatto le confortarono dell'esperienza. Se
condo Alhazeno e Vitellione i colori permanenti son proprietà de'corpi e la
luce che gli tocca o gli attraversa si riveste delle loro forme, ciò che dice
vano esser patente da quel che di fatto si osserva, quando passa un raggio
di sole attraverso ai vetri di una finestra. “ Item lucem res coloratas per
transeuntem illarum coloribus colorari, ut patet de luce transeunte vitrias
fenestras, quae illorum vitrorum coloribus informatur, secum formas illorum
colorum super obiecta corpora deferendo ” (Vitellionis Perspectiva, Norim
bergae 1535, pag. 38, v.).
Ben assai più difficile rimaneva l'investigar l'origine de'colori evane
scenti, che si producono per rifrazione o attraverso alle gocciole dell'acqua,
come nell'iride o attraverso ai prismi cristallini esposti al sole, a che Vi
tellione confessa di non esser giunto se non che post multos cogitatus et
experientias (ibi, pag. 287, v.). Frutto di quelle speculazioni e di quelle
esperienze fu la conclusione che i colori iridescenti sono generati dal mi
schiarsi che fa il bianco della luce colla negrezza propria dell'acqua e del
cristallo. Dov'è men ombra ivi il colore è rosso, dove l'ombra è massima,
azzurro; il verde si genera nel mezzo dove si contempera l'ombra alla luce.
“ Apparent autem colores in istis luminibus sic reflexis vel refractis propter
mixtionem nigredinis coloris cristallini cum lumine penetrante, et propter
ammixtiones umbrarum partium ipsius cristalli praeminentium secundum
acumen suorum angulorum ” (ibi, pag. 296).
scenti, che si producono per rifrazione o attraverso alle gocciole dell'acqua,
come nell'iride o attraverso ai prismi cristallini esposti al sole, a che Vi
tellione confessa di non esser giunto se non che post multos cogitatus et
experientias (ibi, pag. 287, v.). Frutto di quelle speculazioni e di quelle
esperienze fu la conclusione che i colori iridescenti sono generati dal mi
schiarsi che fa il bianco della luce colla negrezza propria dell'acqua e del
cristallo. Dov'è men ombra ivi il colore è rosso, dove l'ombra è massima,
azzurro; il verde si genera nel mezzo dove si contempera l'ombra alla luce.
“ Apparent autem colores in istis luminibus sic reflexis vel refractis propter
mixtionem nigredinis coloris cristallini cum lumine penetrante, et propter
ammixtiones umbrarum partium ipsius cristalli praeminentium secundum
acumen suorum angulorum ” (ibi, pag. 296).