Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1sime di vetro, e nelle colonne triangolari, istrumento di rifrazione all'os­
servazione della generazion de'colori tra gli altri tutti ottimo ” (Cap.
XVI,
Venezia 1672, pag.
294).
Ma perchè le idee dell'Imperato non ebbero grande efficacia ne'pro­
gressi dell'Ottica, e il gran Padre della scienza risorta, Giov.
Keplero, si
mostrò per questa parte inferiore a sè stesso, dicendo che i colori eran luce
in potenza e nella materia de'diafani consepolta; l'efficienza delle rifrazioni,
in produrre i colori enfatici, non fu riconosciuta nè professata dagli Ottici,
prima che si divulgassero gl'insegnamenti del Maurolico.
Nel Teorema XXIX del II, in cui proponesi di dimostrar che i colori
principali dell'iride son quattro, cioè rosso, verde, azzurro e violetto, l'Autor
de'libri Diaphanorum partes procede a questo modo: Nella sfera ED (fig. 39)
che rappresenta il Sole, prende quattro piccoli cerchi uguali EO, ON, NM,
MD, e da ciascun punto delle divisioni fa muovere i raggi EF, OF, NF,
104[Figure 104]
Figura 39.
MF, DF, i quali nel pun­
to F di una gocciola di
acqua FBC si refran­
gono in FC, FL, FK, FH,
FB.
Così fatto, a provar
che in BH deve essere il
rosso e in HK il verde,
il Maurolico dice: “ A
maiori solis superficie il­
luminatur BH quam HK, et ideo necesse est ut color qui in BH, cui plus lucis
admiscetur, ipsi luci conformior sit: color vero qui in HK, cui plus aquae
inest quam lucis, sit aquae similior, atque ideo color qui in BH flammeus
sive croceus, qui vero in HK, viridis videtur ” (Neapoli 1611, pag.
54, 55). A
provar poi che in LK dee essere il colore azzurro e in LC il violetto, il no­
stro Autore così prosegue: “ Et quamvis LC a superficie EO, quae ipsi DM
ipsam BH illuminanti, aequalis est, illuminetur, et ideo color qui in LC, si­
milis ei qui in BH videri oporteat, tamen, quia gyrus Iridis in LC minor
est quam in BH, ideo radii in LC densiores sunt quam in BH, quare color,
qui in LC fortior ac coloratior eo qui in BH, croceus videtur, in LC rufus,
sive purpureus generabitur.
Similiter, quamvis LK a superficie NO .... illu­
minetur, ideoque, qui in LK, ei qui in KH similem videri oporteret; tamen,
quia gyrus Iridis in LK minor est quam in KH, ideo radii in LK densiores
sunt quam in KH, quare color, qui in LK, fortior ac coloratior eo, qui in
KH videtur.
Sed cum in KH viridis, qui levis ac sobrius est, videatur, in KL
ceruleus, qui fortior ac saturior est, videbitur ” (ibi, pag.
55).
Qualunque sia però il giudizio che si vuol dare di queste maurolicane
speculazioni, non si può negar che non sia strano ammetter che, là dove è
più condensata la luce, ivi il colore debba apparir più fosco.
Il Maurolico
fu condotto a dir ciò sull'esempio del color della fiamma e de'carboni ac­
cesi.
“ Et notandum quod, sicut ignis levis ac rarus flammeum ac croceum

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