1inter duos IP et MO, ob maiora incrementa refractionum in radiis magis
inclinatis, ut supra advertebamus ex Optica, sequitur necessario constipari
magis radios in spatio IPQN, quam in spatio IPOM, quia aequales numero
radii non possunt non esse magis conferti in spatio angustiore quam in la
xiore. Praeterea in huiusmodi radiatione terminata super candido vasis fundo
BC videmus colorem subrubeum aut flavum ad partes Q, ubi lumen magis
densatur, ad partes autem O, ubi lumen laxius diffusum est, observamus co
lorem caeruleum, qui sane obscurior est praedictis duobus in parte oppo
sita observatis ” (De lum., Bononiae 1665, pag. 256).
inclinatis, ut supra advertebamus ex Optica, sequitur necessario constipari
magis radios in spatio IPQN, quam in spatio IPOM, quia aequales numero
radii non possunt non esse magis conferti in spatio angustiore quam in la
xiore. Praeterea in huiusmodi radiatione terminata super candido vasis fundo
BC videmus colorem subrubeum aut flavum ad partes Q, ubi lumen magis
densatur, ad partes autem O, ubi lumen laxius diffusum est, observamus co
lorem caeruleum, qui sane obscurior est praedictis duobus in parte oppo
sita observatis ” (De lum., Bononiae 1665, pag. 256).
In tutte queste speculazioni però i colori non son riguardati se non che
obiettivamente, come una modificazione sopravvenuta nel suo refrangersi alla
luce. Ma pure è un fatto che dee l'occhio subiettivamente percepire le va
rietà di così fatte modificazioni, e per esse aver senso e discrezione delle
varietà degli stessi colori. Il Cartesio attese a risolvere, per ciò che princi
palmente riguarda il lato subiettivo, il difficile e curioso problema, e ben
chè, per le sue troppo capricciose e incongruenti ipotesi, non riuscisse a dar
sodisfazione a'più giudiziosi, aprì nulladimeno nuove splendide vie di filo
sofare agl'ingegni.
obiettivamente, come una modificazione sopravvenuta nel suo refrangersi alla
luce. Ma pure è un fatto che dee l'occhio subiettivamente percepire le va
rietà di così fatte modificazioni, e per esse aver senso e discrezione delle
varietà degli stessi colori. Il Cartesio attese a risolvere, per ciò che princi
palmente riguarda il lato subiettivo, il difficile e curioso problema, e ben
chè, per le sue troppo capricciose e incongruenti ipotesi, non riuscisse a dar
sodisfazione a'più giudiziosi, aprì nulladimeno nuove splendide vie di filo
sofare agl'ingegni.
Riducendo il senso della vista a una impressione tattile prodotta sulla
retina dai corpuscoli duri messi in moto dalla sistole e dalla diastole del
corpo luminoso, il Cartesio immaginò che quegli stessi corpuscoli duri, nel
penetrar per la porosità de'corpi diafani, urtati più o men fortemente e ora
da una parte ora dall'altra, venissero a ricevere e a far sentire alla retina
l'impressione di un moto rotatorio più o meno veloce, cosicchè, da questa
maggiore o minore velocità, ne risultasse il senso del colore o più splendido
e vivace o più fosco e abbacinato. “ Et mea quidem sententia manifeste ex
his omnibus liquet naturam colorum tantum in eo consistere quod particu
lae materiae subtilis, actionem luminis transmittentes, maiori impetu et vi
rotari nitantur quam secundum lineam rectam moveri, ita ut, qui multo va
lidius rotari nituntur, rubicundum colorem efficiant, et qui non nisi paulo
validius flavum ” e prosegue ad applicare agli altri colori dello spettro le
medesime dottrine. (Metereor., Cap. VIII, Francof. ad M. 1692, pag. 178).
retina dai corpuscoli duri messi in moto dalla sistole e dalla diastole del
corpo luminoso, il Cartesio immaginò che quegli stessi corpuscoli duri, nel
penetrar per la porosità de'corpi diafani, urtati più o men fortemente e ora
da una parte ora dall'altra, venissero a ricevere e a far sentire alla retina
l'impressione di un moto rotatorio più o meno veloce, cosicchè, da questa
maggiore o minore velocità, ne risultasse il senso del colore o più splendido
e vivace o più fosco e abbacinato. “ Et mea quidem sententia manifeste ex
his omnibus liquet naturam colorum tantum in eo consistere quod particu
lae materiae subtilis, actionem luminis transmittentes, maiori impetu et vi
rotari nitantur quam secundum lineam rectam moveri, ita ut, qui multo va
lidius rotari nituntur, rubicundum colorem efficiant, et qui non nisi paulo
validius flavum ” e prosegue ad applicare agli altri colori dello spettro le
medesime dottrine. (Metereor., Cap. VIII, Francof. ad M. 1692, pag. 178).
Questa dottrina del Cartesio parve al Grimaldi ingegnosa, e perciò si
volse a professarla, sostituendo, all'ipotesi del moto o dell'inclinazione al
moto de'corpuscoli duri, quella delle fluitazioni ondose del lume. “ Itaque
dicimus tot notabiliter diversos colores ideo nobis apparere quia lumen tot
pariter diversas fluitationes recipit ac per eas diverso et proportionato illis
modo afficit sensorium visionis ” (De Lum. cit., pag. 347). Così veniva a ri
trovare una nuova e splendida analogia fra la retina, che percossa dall'onda
luminosa dà il senso della vista, e il timpano che, percosso dall'onda so
nora, dà il senso dell'udito, intorno a che l'Autore si diffonde prolissamente
nella XLIV sua proposizione, benchè la miglior sostanza di lei si concluda
in queste parole: “ Cum ergo pro auditu admittenda sit in aere agitatio
adeo minute crispata, ut eius tremor omnem tactus sensationem subtilitate
volse a professarla, sostituendo, all'ipotesi del moto o dell'inclinazione al
moto de'corpuscoli duri, quella delle fluitazioni ondose del lume. “ Itaque
dicimus tot notabiliter diversos colores ideo nobis apparere quia lumen tot
pariter diversas fluitationes recipit ac per eas diverso et proportionato illis
modo afficit sensorium visionis ” (De Lum. cit., pag. 347). Così veniva a ri
trovare una nuova e splendida analogia fra la retina, che percossa dall'onda
luminosa dà il senso della vista, e il timpano che, percosso dall'onda so
nora, dà il senso dell'udito, intorno a che l'Autore si diffonde prolissamente
nella XLIV sua proposizione, benchè la miglior sostanza di lei si concluda
in queste parole: “ Cum ergo pro auditu admittenda sit in aere agitatio
adeo minute crispata, ut eius tremor omnem tactus sensationem subtilitate