1Multi enim conantur nos imitari, qui ab Aristotile dissentimus
uno vel altero loco, sed non ita dissentimus, ut experimentum
et validas rationes illi opponamus. Atque id non ut illum oppu
gnemus, sed quoniam ars ipsa, quae innumera docet artificia,
aliter constitui non poterat, adeo ut si ipse reviviscat Aristotiles,
vel in nostram opinionem venturus sit, vel saltem non aegre la
turus quod tot evidentibus rationibus, ob tantamque utilitatem
ab eo discesserim ” (Basilaee 1581, pag. 381). E chi è mai che,
leggendo queste parole, non ricorra col pensiero e non torni colla
memoria a quell'altre simili scritte da Galileo: “ Avete voi forse
dubbio che, quando Aristotele vedesse le novità scoperte in cielo,
e'non fosse per mutare opinione e per emendare i suoi libri? ”
(Alb. I, 124). Il Cardano dunque professa principii simili a quelli
di Galileo, e ha sotto le zolle inculte seminati i medesimi germi
scienziali, da cui non è possibile che non si produca, alla sua sta
gione, qualche buon frutto, e sia pure, come si vuole silvestro e
immaturo. Aprendo gl'incolti rami intricati, e scoprendo le foglie
lussuriose, a chi dentro ci guardi attentamente non è difficile d'in
contrar qua e là con l'occhio in qualcuno di questi frutti.
uno vel altero loco, sed non ita dissentimus, ut experimentum
et validas rationes illi opponamus. Atque id non ut illum oppu
gnemus, sed quoniam ars ipsa, quae innumera docet artificia,
aliter constitui non poterat, adeo ut si ipse reviviscat Aristotiles,
vel in nostram opinionem venturus sit, vel saltem non aegre la
turus quod tot evidentibus rationibus, ob tantamque utilitatem
ab eo discesserim ” (Basilaee 1581, pag. 381). E chi è mai che,
leggendo queste parole, non ricorra col pensiero e non torni colla
memoria a quell'altre simili scritte da Galileo: “ Avete voi forse
dubbio che, quando Aristotele vedesse le novità scoperte in cielo,
e'non fosse per mutare opinione e per emendare i suoi libri? ”
(Alb. I, 124). Il Cardano dunque professa principii simili a quelli
di Galileo, e ha sotto le zolle inculte seminati i medesimi germi
scienziali, da cui non è possibile che non si produca, alla sua sta
gione, qualche buon frutto, e sia pure, come si vuole silvestro e
immaturo. Aprendo gl'incolti rami intricati, e scoprendo le foglie
lussuriose, a chi dentro ci guardi attentamente non è difficile d'in
contrar qua e là con l'occhio in qualcuno di questi frutti.
Apriamo nel libro II De subtilitate, dove tratta degli elementi.
S'entra addentro a una questione di meccanica importantissima, dal
gran maestro Aristotele così mal definita: alla questione dei moti
violenti. Dop'avere annoverate le varie sentenze degli antichi filo
sofi, il Cardano conclude: “ Sed nos magis indigemus prima, quae
est simplicissima, et etiam non tantas difficultates patitur, et cum
supponitur quod omne quod movetur ab aliquo movetur, veris
simum est sed illud quod movet est impetus acquisitus, sicut
calor in aqua ” (Lugduni 1580, pag. 93).
S'entra addentro a una questione di meccanica importantissima, dal
gran maestro Aristotele così mal definita: alla questione dei moti
violenti. Dop'avere annoverate le varie sentenze degli antichi filo
sofi, il Cardano conclude: “ Sed nos magis indigemus prima, quae
est simplicissima, et etiam non tantas difficultates patitur, et cum
supponitur quod omne quod movetur ab aliquo movetur, veris
simum est sed illud quod movet est impetus acquisitus, sicut
calor in aqua ” (Lugduni 1580, pag. 93).
Ecco intanto confermata, contro i perniciosi errori di Aristotile,
la verità che il proietto non è mosso dall'aria, ma dalla virtù del
proiciente, che gli rimane impressa come il calore nell'acqua, ed
ecco insieme, col principio d'inerzia, posti i primi fondamenti alla
Meccanica. Il moto violento, prosegue a dir l'Autore, è tanto più
celere quanto il proiciente si muove più celermente e per più lungo
spazio accompagna il proietto, e quanto è meno denso il mezzo e
il proietto stesso è più acuminato. La via descritta per l'aria in
principio a in fine del moto, è retta, sed media quasi linea quae
parabolae forma imitatur (ibi. pag. 96). Che se a colui che ri
pensa ai progressi galileiani sembrano queste antiche tradizioni della
scienza italiana di grande importanza, d'importanza minore non
la verità che il proietto non è mosso dall'aria, ma dalla virtù del
proiciente, che gli rimane impressa come il calore nell'acqua, ed
ecco insieme, col principio d'inerzia, posti i primi fondamenti alla
Meccanica. Il moto violento, prosegue a dir l'Autore, è tanto più
celere quanto il proiciente si muove più celermente e per più lungo
spazio accompagna il proietto, e quanto è meno denso il mezzo e
il proietto stesso è più acuminato. La via descritta per l'aria in
principio a in fine del moto, è retta, sed media quasi linea quae
parabolae forma imitatur (ibi. pag. 96). Che se a colui che ri
pensa ai progressi galileiani sembrano queste antiche tradizioni della
scienza italiana di grande importanza, d'importanza minore non