Gallaccini, Teofilo, Perigonia, o vero degli angoli, ca. 1590-1598

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            <p type="main">
              <s>
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              tituiscano gli VIII venti: così anchora vi si formano due ottangoli i quali pur’ancho si taglino fra loro e da amendue si divide la circonferenza in sedici parti di maniera che ogni quarta vien divisa in quattro parti uguali. </s>
              <s>Ma di nuovo si divide in tre parti tali che tutta essendo divisa ugualmente costituisce XXIIII venti. </s>
              <s>Di maniera che tagliandosi insieme i lati delle suddette figure si costituiranno angoli diversi e disuguali come ottusi e acuti, più acuti o meno acuti, interni ed esterni ed opposti, come si potrebbe render chiaro per la figura. </s>
              <s>E secondo la disposition di queste linee prodotte da’ venti e secondo ‘l tagliamento de’ lati delle dette figure si forma tutto ‘l compartimento della città, cioè le piazze, le strade, i vicoli, gli angiporti, l’isole, i borghi e ‘siti de’ tempij e d’altri edificij pubblici, e delle porte e delle torri. </s>
              <s>Onde essendo queste parti della città formate dentro alle linee de’ venti e dentro gl’intersegamenti loro, da’ quali si costituiscano gli angoli, haveranno necessariamente il sito loro determinato dentro qualche maniera d’angoli; per la qual cosa ci si manifesta l’uso degli angoli nel fabbricar le città, come molto meglio ciascuno si potrà certificare che osservi Cesare Cesariano Milanese nel Comm. di Vitruvio; là dove e con parole e con disegno dimostra eccellentissimamente il compartimento della città.</s>
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            <p type="main">
              <s>Nel compartir le superficie de’ piani, cioè di pavimenti degli edificij e delle piazze e di giardini è necessario servirsi degli angoli; perciochè sieno le dette superficie di qualunque figura per for
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              mar in esse qualsivoglia maniera di compartimento bisogna risolverla in più figure o della medesima specie o di specie diversa, regolari o irregolari; né si possan formarvi le dette figure senza costituir varie ragioni d’angoli. </s>
              <s>Ed in questo si manifesta l’uso loro.</s>
            </p>
            <p type="main">
              <s>I disegni delle fabbriche, o sieno di piante, o di elevationi non si possan far senza servirsi degli angoli perciochè si formano tirando prima una linea retta giacente e di poi una perpendicolare nel mezzo dello spatio, cadente sopra essa e quindi altre linee parallele piane e di poi altre perpendicolari parimente parallele alla prima perpendicolare le quali cadendo sopra le linee piane per la .12. definitione e per la .13. e .14. prop. del primo di Euclide, non posson non formare angoli retti o uguali a più retti in fra di loro conseguenti. </s>
              <s>E questo si è l’uso degli angoli che in questa parte necessariamente si richiede; perciochè in tale operatione si adoperano le linee piane e le linee a piombo, con le quali naturalmente si accompagnano gli angoli retti.</s>
            </p>
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              <s>Nell’adoperar la squadra si vede manifestamente l’uso degli angoli perciochè la squadra non è altro che l’angolo retto congionto con la materia; onde è che dagli Architetti l’angolo retto è detto angolo a squadra. </s>
              <s>Perciò che la squadra si compon di due linee rette una cadente sopra l’altra ad angoli retti, e così anchora l’angolo retto come è manifesto per 12. def. già citata. </s>
              <s>E nell’uso dell’archipendolo si adopra l’angolo; perciochè all’hora sta diritto e giusto e (come si dice) a livella, quando ‘l filo e ‘l piombino, detto linea della fiducia, cade perpendicolarmente e forma nella traversa da ogni banda angoli retti, dividen </s>
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