1giudicherà certo quel che seguita a specular l'Autore intorno ai
pendoli di varia lunghezza, e alla ragion ch'ei ne rende del veder
gravissimi corpi sospesi venir mossi quasi col soffio incantatore di
una parola.
pendoli di varia lunghezza, e alla ragion ch'ei ne rende del veder
gravissimi corpi sospesi venir mossi quasi col soffio incantatore di
una parola.
Ma il cap. VI del I libro De rerum varietate, a chi ripensi che
fu scritto tanti anni prima di quello del Castelli, riesce un mara
viglioso trattatello della misura delle acque correnti. La gran legge
delle quantità proporzionali al prodotto della velocità per la sezione,
il Cardano non la dimostra, ma la tien come un supposto; tanto a
lui, com'a tutti, par semplice e vera. “ Ut vero eam constituamus,
duo supponere necesse est: alterum quod iuxta foraminis ampli
tudinem aqua defertur; alterum quod iuxta impetum ” (pag. 61).
fu scritto tanti anni prima di quello del Castelli, riesce un mara
viglioso trattatello della misura delle acque correnti. La gran legge
delle quantità proporzionali al prodotto della velocità per la sezione,
il Cardano non la dimostra, ma la tien come un supposto; tanto a
lui, com'a tutti, par semplice e vera. “ Ut vero eam constituamus,
duo supponere necesse est: alterum quod iuxta foraminis ampli
tudinem aqua defertur; alterum quod iuxta impetum ” (pag. 61).
Nel correr che fa l'acqua dentro i tubi chiusi, specialmente
se sieno pieni, osserva sagacemente il Cardano che la non è libera
nel suo moto, dovendosi tirare altr'acqua dietro, per evitare la
discontinuità, ma giunta allo sbocco, si trova a dover ubbidire al
l'impeto di due forze, una violenta e l'altra naturale, per cui segue
una via di mezzo. Chi ripensi alle difficoltà incontrate in tal pro
posito da Galileo, promosse da coloro che dicevano non esser pos
sibile che di due forze, le quali operano nello stesso tempo con
varia direzione d'impulsi, l'una non impedisca il libero esercizio
dell'altra, ammirerà il Cardano che per la intricata via della verità
procede così diritto e sicuro. Nè l'ammirerà meno, quando pro
ponendosi di risolvere il quesito: cur aquae a lateribus etiam stan
tium paludum effusae per rimas tabularum impetum secum affe
rant (pag. 69) mostra di non aver nemmeno aombrato, non che
offeso nell'errore del Michelini, il quale verrà, dopo i tempi di Ga
lileo e del Castelli e del Torricelli, ad affermar che l'acqua non
fa impeto alcuno sopra le sponde, ma lo rivolge tutto a premere
il fondo dei vasi.
se sieno pieni, osserva sagacemente il Cardano che la non è libera
nel suo moto, dovendosi tirare altr'acqua dietro, per evitare la
discontinuità, ma giunta allo sbocco, si trova a dover ubbidire al
l'impeto di due forze, una violenta e l'altra naturale, per cui segue
una via di mezzo. Chi ripensi alle difficoltà incontrate in tal pro
posito da Galileo, promosse da coloro che dicevano non esser pos
sibile che di due forze, le quali operano nello stesso tempo con
varia direzione d'impulsi, l'una non impedisca il libero esercizio
dell'altra, ammirerà il Cardano che per la intricata via della verità
procede così diritto e sicuro. Nè l'ammirerà meno, quando pro
ponendosi di risolvere il quesito: cur aquae a lateribus etiam stan
tium paludum effusae per rimas tabularum impetum secum affe
rant (pag. 69) mostra di non aver nemmeno aombrato, non che
offeso nell'errore del Michelini, il quale verrà, dopo i tempi di Ga
lileo e del Castelli e del Torricelli, ad affermar che l'acqua non
fa impeto alcuno sopra le sponde, ma lo rivolge tutto a premere
il fondo dei vasi.
Intin da que'tempi, notizia da non si dover trascurare nella
storia dell'Idraulica, a riconoscer la varia velocità degli strati delle
acque correnti, si faceva uso degli Idrometri, e segnatamente di
quelli, dall'altra parte semplicissimi, de'quali il Cabeo si dice che
fosse il primo a far uso. E giusto col baculo idrometrico s'era vo
luto, a tempi del Cardano, argomentar che gli strati infimi corrono
più velocemente de'sommi, dal veder che l'estremità inferiore del
baculo stesso veniva pinta in avanti. Ma il Cardano, che negava il
fatto e ammetteva esser più veloci di tutti gli altri, gli strati superfi
ciali, ricorre a un argomento, che ha dello strano, benchè sia però
storia dell'Idraulica, a riconoscer la varia velocità degli strati delle
acque correnti, si faceva uso degli Idrometri, e segnatamente di
quelli, dall'altra parte semplicissimi, de'quali il Cabeo si dice che
fosse il primo a far uso. E giusto col baculo idrometrico s'era vo
luto, a tempi del Cardano, argomentar che gli strati infimi corrono
più velocemente de'sommi, dal veder che l'estremità inferiore del
baculo stesso veniva pinta in avanti. Ma il Cardano, che negava il
fatto e ammetteva esser più veloci di tutti gli altri, gli strati superfi
ciali, ricorre a un argomento, che ha dello strano, benchè sia però