Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1bre 1667, accompagnando al Principe la detta Relazione dell'Alone osservato
a Parigi.
Leopoldo de'Medici non richiedeva quelle scientifiche informazioni per
sua privata curiosità, ma per diffonderle nella sua Accademia, alla quale,
così Cardinale com'era diventato, attendeva con maggiore operosità e con
affetto più vivo.
E perchè non era allora la lingua francese d'intelligenza
comune, ordinò al Viviani che traducesse la Relazione in lingua italiana, e
gli ordinò altresì ne facesse un sunto, da diffonderne con più facilità la no­
tizia, e da conservarsi fra'documenti dell'Accademia.
Il Viviani esegui pun­
tualmente i due comandi, e quanto al primo lasciò notato alla fine del ma­
noscritto inserito da c.
137-44 nel Tomo CXXXIII de'Discepoli di Galileo:
“ Mal tradotta da me dal francese, a'di 21 Dicembre 1667, e correttami dal
signor Francesco Pandolfini.
” Quanto al secondo, ivi a c. 135: “ Datone
copia al Serenissimo Cardinale Leopoldo, che mi aveva richiesto del sunto.

Nonostante però che il Viviani dica di aver mal tradotto, noi preferiremo la
versione di lui a quella latina fatta dal Dausmenil, e inserita da pag.
348-58
(Lugd.
Batav. 1703) degli Opuscoli postumi di Cristiano Huyghens, per le
citazioni che occorreranno nel passar a dar brevemente conto della ipotesi
proposta dal celebre Autore, per salvar le Corone e i Parelii.
L'osservazione sensata gli avea dimostrato un error capitale, in ch'era
incorso il Cartesio, e che consisteva nel dire che lo spazio rinchiuso dentro
la Corona fosse più chiaro dell'aria all'intorno.
L'Huyghens osservò che
invece era più oscuro, e indi ne trasse una conclusione importante, che cioè
i ghiaccioli, a cui era stato commesso il gioco di rischiarar quello spazio,
non fossero altrimenti diafani ma opachi.
E perchè dall'altra parte una certa
tal qual trasparenza superficiale era necessaria a produrre le rifrazioni, si
ridusse l'Huyghens a trasformar le stelline cartesiane in cilindretti di ghiac­
cio, trasparenti alla superficie e col nocciolo opaco.
Per mezzo di così fatti
cilindretti trasportati e sostenuti per l'aria, non ritti nè a diacere, ma in­
clinati al piano dell'orizzonte per un angolo vicino al mezzo retto, pensò
che si potessero salvare altresi le apparenze de'Parelii, e tuttociò si studiò
di confermare per l'esperienza, costruendo alcuni di così fatti cilindretti ar­
tificiali, e mostrando che collocati opportunamente innanzi all'occhio ripro­
ducevano le sembianze de'fenomeni celesti.
“ Per far vedere all'occhio tutti questi differenti effetti de'ci­
lindri, leggesi in fine alla citata Relazione tradotta dal Viviani,
egli ne ha portato uno di vetro lungo un piede, della forma della
110[Figure 110]
Fig. 45.
45a figura, con un cilindro di legno nel mezzo, invece di nocciolo
opaco, e con lo spazio fra esso ripieno d'acqua, in luogo di ghiaccio
trasparente.
Tal cilindro, stando esposto al sole e situato l'occhio in
luogo a proposito, si vedevano successivamente tutte quelle rifles­
sioni e rifrazioni, delle quali si è parlato.
Dal che si poteva con­
cludere che, dandosi una grande quantità di simili cilindri, ma piccolissimi
in comparazione di questo, occupando l'aria e con quelle diverse positure

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