Del Bruno, Raffaelo, Ristretto delle cose piu' notabili della citta' di Firenze, 1719

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1 gura Aaron, e l'altra Mosè, e la terza rap-
preſenta la Verginità, la quarta la Pruden-
za, e la quinta l'Umiltà.
Le due Tavole di-
pinte ſono di mano d'Aleſsandro Allori,
e le pitture a freſco del Volterrano, con sì
gran perfezione condotte, che queſte ſole
baſterebbero per eternargli la ſama, laſcian-
do quella, ove di mano del Cigoli è dipinto
il Criſto morto.
Alle ſette Cappelle della,
deſtra Navata, corriſpondono dalla ſiniſtra
altre ſette, dell'iſteſs'ordine, e Architettu-
ra.
La prima, per non tornare indietro, ma
ſeguitare fin'all'uſcir di Chieſa, ha una Ta-
vola di mano del Vaſari, dov'è dipinta la
Venuta dello Spirito Santo; nella ſeconda di
mano dello Stradano, è figurata l'Aſcenſione
di Criſto al Cielo.
Allato a queſto Altare, e
dirimpetto al Sepolcro di Leonardo Aretino,
è quello di Carlo Aretino, Poeta, e Segreta-
rio della Repubblica.
Del mentovato Vaſari
è l'Apparizione a gli Apoſtoli nella terza.
Cappella; nella quarta, e quinta, di Santi di
Tito ſono le due Tavole, che una, quando
Giesù è a menſa con Cleofas, e Luca, e,
l'altra quando reſuſcita dal Sepolcro; nella
ſeſta è di mano di Batiſta Naldini quando
Criſto è collocato nel Sepolcro; e nella ſet-
tima quando Noſt. Signore va al Limbo de'
Santi Padri, fu dipinta da Agnolo Allori,
chiamato il Vecchio Bronzino.
Oltre queſte
pitture di ſingolare ſquiſitezza, e perfezione,
ſe ne trovano in queſta Chieſa alcune di Ci-
mabue, e di Giotto, le quali, quantunque,
ſiano dalle moderne pitture ſuperate in bel-
lezza, non è però, che non meritino d'eſ-
ſer tenute in grande ſtima, per la venera-

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