1rius a forma elementi, cum maiorem raritatem non admittat, nec
materiae partes separari nunquam queant ” (pag. 17).
materiae partes separari nunquam queant ” (pag. 17).
Il nome di Giuseppe Scaligero è tanto strettamente connesso
con quel del Cardano, che quasi, com'è avvenuto a noi stessi di
sopra, non si può parlare della scienza dell'uno, senza che si vegga
intromettersi per qualche parte, e anzi irrompere con violenza in
mezzo la scienza anche dell'altro. Egli infatti scrisse un libro collo
stesso titolo De subtilitate, a solo fine di contrapporre a quelle del
Cardano le sottigliezze sue proprie. Il filosofo veronese però, sia
scaltrezza o sia ossequio sincero, non appunta mai direttamente
l'armi del raziocinio e della esperienza contro Aristotile, che egli
appella humanae sapientiae parentem, ma, là dove il testo non gli
par che s'arrenda bene ai nuovi fatti sperimentali, ne scusa reve
rentemente il Filosofo e ne incolpa i commentatori.
con quel del Cardano, che quasi, com'è avvenuto a noi stessi di
sopra, non si può parlare della scienza dell'uno, senza che si vegga
intromettersi per qualche parte, e anzi irrompere con violenza in
mezzo la scienza anche dell'altro. Egli infatti scrisse un libro collo
stesso titolo De subtilitate, a solo fine di contrapporre a quelle del
Cardano le sottigliezze sue proprie. Il filosofo veronese però, sia
scaltrezza o sia ossequio sincero, non appunta mai direttamente
l'armi del raziocinio e della esperienza contro Aristotile, che egli
appella humanae sapientiae parentem, ma, là dove il testo non gli
par che s'arrenda bene ai nuovi fatti sperimentali, ne scusa reve
rentemente il Filosofo e ne incolpa i commentatori.
Una delle sottigliezze cardaniche da farne più conto, vedemmo
esser quella, che l'Autore esercitò a definir la natura del moto vio
lento e a stabilire il principio d'inerzia. Lo Scaligero si mise con
altre sottilità a frugar dentro allo stesso soggetto, e non potendo
questa volta cogliere in fallo il suo nemico, lo punzecchia dicendo
ch'egli era venuto a insegnar cose note infino ai fanciulli, i quali
pur sanno vim impellentis nervi relictam in sagitta. L'esempio poi
del moto che rimane impresso nel mobile, come il calore nell'acqua,
dice essere stato addotto già dall'antico filosofo Temistio. Del resto,
soggiunge lo Scaligero, che l'aria non abbia parte nel moto violento,
non occorrono a persuadercelo gli argomenti del Cardano, avendone
noi le certissime prove nell'esperienza. “ Quam vero ea ratio nulla
sit satis patebit demonstratione. Sit levissima tabula ex qua exi
matur orbis torno aut circino incidente, ita ut sine mutuo attritu
orbis ille intra illud cavum circumagi queat ” (ibi pag. 130). Fatta
girar la ruzzola, per via di un manubrio infisso, ella seguita a gi
rare anco quando sia rimossa la mano. Or dov'è qui l'aria, domanda
lo Scaligero, che mantien vivo nella stessa ruzzola il moto? Quella
che riman dentro al sottilissimo fesso è sì poca, da non si creder
capace di produr quell'effetto.
esser quella, che l'Autore esercitò a definir la natura del moto vio
lento e a stabilire il principio d'inerzia. Lo Scaligero si mise con
altre sottilità a frugar dentro allo stesso soggetto, e non potendo
questa volta cogliere in fallo il suo nemico, lo punzecchia dicendo
ch'egli era venuto a insegnar cose note infino ai fanciulli, i quali
pur sanno vim impellentis nervi relictam in sagitta. L'esempio poi
del moto che rimane impresso nel mobile, come il calore nell'acqua,
dice essere stato addotto già dall'antico filosofo Temistio. Del resto,
soggiunge lo Scaligero, che l'aria non abbia parte nel moto violento,
non occorrono a persuadercelo gli argomenti del Cardano, avendone
noi le certissime prove nell'esperienza. “ Quam vero ea ratio nulla
sit satis patebit demonstratione. Sit levissima tabula ex qua exi
matur orbis torno aut circino incidente, ita ut sine mutuo attritu
orbis ille intra illud cavum circumagi queat ” (ibi pag. 130). Fatta
girar la ruzzola, per via di un manubrio infisso, ella seguita a gi
rare anco quando sia rimossa la mano. Or dov'è qui l'aria, domanda
lo Scaligero, che mantien vivo nella stessa ruzzola il moto? Quella
che riman dentro al sottilissimo fesso è sì poca, da non si creder
capace di produr quell'effetto.
Chi leggendo queste parole del peripatetico di Verona, si ri
sovviene di una simile esperienza descritta, a provar lo stesso in
tento, da Galileo, resterà preso da qualche maraviglia, la quale gli
si dovrebbe accrescere anche di più passando alla 331 Esercitazione,
dove l'Autore tratta della forza della percossa. Ivi, dop'aver confu
tate le puerilità del Cardano e avervi sostituito quel principio vero
sovviene di una simile esperienza descritta, a provar lo stesso in
tento, da Galileo, resterà preso da qualche maraviglia, la quale gli
si dovrebbe accrescere anche di più passando alla 331 Esercitazione,
dove l'Autore tratta della forza della percossa. Ivi, dop'aver confu
tate le puerilità del Cardano e avervi sostituito quel principio vero