1rimentasse (Targioni, Notizie cit., T. II, P. II, pag. 578), è certo però che
il Rucellai lesse il suo Discorso in un'altra Accademia, i socii della quale
attendevano, non a discutere intorno alla verità delle cose naturali, ma in
torno alla proprietà delle parole toscane. Quel che del calore fu trattato nella
fiorentina Accademia Sperimentale non è pubblicamente noto, se non da quel
che se ne legge nel libro de'Saggi, d'onde s'inferirebbe che ivi, lasciate
addietro le ipotesi argute e le sottili speculazioni, non si badasse ad altro
che a sincerarsi de'fatti. Ma benchè evitassero da savi, per le ragioni già
dette, d'entrar nella questione in che voleva tirarli il Rucellai, non è per
questo che, tutti intenti i nostri Accademici a sperimentare, trascurassero o
reputassero inutile e spregevole cosa lo speculare. Vero è bene che così fatte
speculazioni, dovute principalmente al Viviani e al Borelli, rimasero per la
massima parte sconosciute, ond'è che non riuscirà forse discaro ai lettori il
proposito nostro di far qui di quelle stesse speculazioni particolare soggetto
storico.
il Rucellai lesse il suo Discorso in un'altra Accademia, i socii della quale
attendevano, non a discutere intorno alla verità delle cose naturali, ma in
torno alla proprietà delle parole toscane. Quel che del calore fu trattato nella
fiorentina Accademia Sperimentale non è pubblicamente noto, se non da quel
che se ne legge nel libro de'Saggi, d'onde s'inferirebbe che ivi, lasciate
addietro le ipotesi argute e le sottili speculazioni, non si badasse ad altro
che a sincerarsi de'fatti. Ma benchè evitassero da savi, per le ragioni già
dette, d'entrar nella questione in che voleva tirarli il Rucellai, non è per
questo che, tutti intenti i nostri Accademici a sperimentare, trascurassero o
reputassero inutile e spregevole cosa lo speculare. Vero è bene che così fatte
speculazioni, dovute principalmente al Viviani e al Borelli, rimasero per la
massima parte sconosciute, ond'è che non riuscirà forse discaro ai lettori il
proposito nostro di far qui di quelle stesse speculazioni particolare soggetto
storico.
A saper solamente che si tratta dell'Accademia del Cimento e del Vi
viani, si giurerebbe che le opinioni ivi seguitate intorno all'essere e alla na
tura del calore son quelle stesse pure e prette già professate da Galileo. A
confermar che giurerebbesi il vero, ecco infatti rappresentarsi a'nostri oc
chi una scrittura dello stesso Viviani, che ha per titolo: Opinione di De
mocrito circa il modo che tiene il fuoco nello scaldare. In essa non ha
l'Autore altra intenzione che di esplicare i concetti galileiani espressi nella
Risposta a Lodovico delle Colombe, e di salvar quegli stessi concetti da ogni
attentato di straniere aggressioni, come ognuno vedrà che qui appresso
legge:
viani, si giurerebbe che le opinioni ivi seguitate intorno all'essere e alla na
tura del calore son quelle stesse pure e prette già professate da Galileo. A
confermar che giurerebbesi il vero, ecco infatti rappresentarsi a'nostri oc
chi una scrittura dello stesso Viviani, che ha per titolo: Opinione di De
mocrito circa il modo che tiene il fuoco nello scaldare. In essa non ha
l'Autore altra intenzione che di esplicare i concetti galileiani espressi nella
Risposta a Lodovico delle Colombe, e di salvar quegli stessi concetti da ogni
attentato di straniere aggressioni, come ognuno vedrà che qui appresso
legge:
“ Tra gli effetti maravigliosissimi della Natura, la quale in tutte le cose
ci si mostra sempre miracolosa, uno per certo ve ne ha non men utile che
curioso, e questo è come il fuoco introdur possa così violentemente e facil
mente in un corpo, anco da lui per qualche spazio di braccio distante, il
calore, ed anco, se sarà in gran quantità, l'abbruciamento. Sopra cotal ef
fetto, come all'umano intendimento molto recondito, filosofarono non pochi
desiderosi d'intendere, in questo gran Libro del Mondo tutto ripieno di ma
raviglie, qualche piccola particolarità per capacitarne l'intelletto. Fra'quali
lasciò scritto Democrito che il fuoco, facendo una vastissima e numerosis
sima espansione de'corpuscoli ignei, i quali, penetrando in un corpo, se
condo l'attività o quantità, lo riscaldano o l'abbruciano. Per lo che, giun
gendo questi tali corpuscoli alla testura della nostra pelle, essendo di tal
figura atta facilmente alla penetrazione, penetrano a poco a poco nel nostro
corpo, facendoci nel primo moto sentire quello che noi chiamiamo calore:
accrescendosi poi e la velocità e la quantità delle medesime particelle o cor
puscoli, si va crescendo la sensazione o calore generando prima lo scotta
mento, e poi l'arsione. ”
ci si mostra sempre miracolosa, uno per certo ve ne ha non men utile che
curioso, e questo è come il fuoco introdur possa così violentemente e facil
mente in un corpo, anco da lui per qualche spazio di braccio distante, il
calore, ed anco, se sarà in gran quantità, l'abbruciamento. Sopra cotal ef
fetto, come all'umano intendimento molto recondito, filosofarono non pochi
desiderosi d'intendere, in questo gran Libro del Mondo tutto ripieno di ma
raviglie, qualche piccola particolarità per capacitarne l'intelletto. Fra'quali
lasciò scritto Democrito che il fuoco, facendo una vastissima e numerosis
sima espansione de'corpuscoli ignei, i quali, penetrando in un corpo, se
condo l'attività o quantità, lo riscaldano o l'abbruciano. Per lo che, giun
gendo questi tali corpuscoli alla testura della nostra pelle, essendo di tal
figura atta facilmente alla penetrazione, penetrano a poco a poco nel nostro
corpo, facendoci nel primo moto sentire quello che noi chiamiamo calore:
accrescendosi poi e la velocità e la quantità delle medesime particelle o cor
puscoli, si va crescendo la sensazione o calore generando prima lo scotta
mento, e poi l'arsione. ”