1giore impressione e “ di qui parve che si potesse raccorre che il calore
non si diffonda egualmente per ogni parte, ma più all'in sù che all'in giù ”
(Targioni, Notizie cit., T. II, P. II, pag. 703).
non si diffonda egualmente per ogni parte, ma più all'in sù che all'in giù ”
(Targioni, Notizie cit., T. II, P. II, pag. 703).
Non mancarono di avvertire alcuni fra quegli Accademici che, così in
questa esperienza come e nell'altra di Galileo, la differente diffusion calo
rifica dipendeva dal vario riscaldamento dell'aria ambiente, per cui fu de
liberato all'ultimo di sperimentare nel vuoto. Chi però legge nel libro dei
Saggi fra l'Esperienze fatte nel vuoto questa de'due Termometri così de
stramente introdotti nel chiuso della camera barometrica, e ne attende il
resultato, riman sorpreso da maraviglia in trovar ancora gli sperimentatori
indecisi se la differenza de'gradi segnati dallo strumentino di sotto e da
quello di sopra dipendesse o dalla irregolare diffusion del calore o dal vario
riscaldamento degli strati dell'aria. La maraviglia cessa in ogni modo per
coloro, i quali considerano come professando i nostri Accademici tutti in
sieme concordi l'opinion degl'ignicoli materiali, che a Galileo e al Viviani
si rendevano visibili nell'acqua posta al fuoco, e si rappresentavano ai sensi
del Borelli in que'cunei che inzeppandosi dentro i pori de'corpi ne dila
tano così evidentemente i volumi; non era possibile riuscissero a persua
dersi che soggiacendo quegli stessi ignicoli alla circumpulsione degli altri
corpi gravi, non fossero meglio disposti a salire che a moversi indifferen
temente per tutti i versi.
questa esperienza come e nell'altra di Galileo, la differente diffusion calo
rifica dipendeva dal vario riscaldamento dell'aria ambiente, per cui fu de
liberato all'ultimo di sperimentare nel vuoto. Chi però legge nel libro dei
Saggi fra l'Esperienze fatte nel vuoto questa de'due Termometri così de
stramente introdotti nel chiuso della camera barometrica, e ne attende il
resultato, riman sorpreso da maraviglia in trovar ancora gli sperimentatori
indecisi se la differenza de'gradi segnati dallo strumentino di sotto e da
quello di sopra dipendesse o dalla irregolare diffusion del calore o dal vario
riscaldamento degli strati dell'aria. La maraviglia cessa in ogni modo per
coloro, i quali considerano come professando i nostri Accademici tutti in
sieme concordi l'opinion degl'ignicoli materiali, che a Galileo e al Viviani
si rendevano visibili nell'acqua posta al fuoco, e si rappresentavano ai sensi
del Borelli in que'cunei che inzeppandosi dentro i pori de'corpi ne dila
tano così evidentemente i volumi; non era possibile riuscissero a persua
dersi che soggiacendo quegli stessi ignicoli alla circumpulsione degli altri
corpi gravi, non fossero meglio disposti a salire che a moversi indifferen
temente per tutti i versi.
Quando queste idee, derivate dall'antica Filosofia greca nell'insegna
mento galileiano, si abbandonarono, per seguitar più ragionevolmente i nuovi
placiti degli atomi calorifici imponderabili, e allora fu che s'intese come do
vesse anche il calore diffondersi uniformemente in isfera, imitando la luce.
mento galileiano, si abbandonarono, per seguitar più ragionevolmente i nuovi
placiti degli atomi calorifici imponderabili, e allora fu che s'intese come do
vesse anche il calore diffondersi uniformemente in isfera, imitando la luce.
Ma pur la stessa diffusione termica per emissione implicava i fisici in
quelle medesime difficoltà che l'emission luminosa, e perciò il Montanari
discorrendo così del calore come del lume, per salvare la legge sperimen
tale della ragion reciproca de'quadrati delle distanze e non de'cubi, si volse
a professar l'ipotesi dell'onde eteree messe in vibrazione dalle molecole del
corpo calescente. Questa ipotesi, di che si fa gran merito ad alcuni Fisici
stranieri assai più recenti, era già diffusa in sul finir del secolo XVII nella
Scuola sperimentale bolognese istituita dal medesimo Montanari, e il Gu
glielmini, uno de'più celebri usciti di quella Scuola, la professava nel suo
trattato De sanguinis natura et proprietate, ricavandone uno de'più validi
argomenti per confutar l'errore della fiamma vitale. “ Non minus pariter
falluntur vitalis flammae assertores, cum eius existentiam a luce, quae in
piscibus putrescentibus, ovis lacertorum, noctilucis ecc. observatur, dedu
cunt. Quamvis enim lux inter ignis proprietates et effectus recenseatur, non
ea tamen est, ut absque igne esse nequeat. Quid enim impedit quominus
undulationes iis similes, quae ab ignis agitatione proficiscuntur etiam ab
aliis motibus aetheri imprimantur? An excitabitur in retina igniculus, cum
presso exterius oculo lucis scintillae videntur observari? ” (Venetiis 1701,
pag. 93).
quelle medesime difficoltà che l'emission luminosa, e perciò il Montanari
discorrendo così del calore come del lume, per salvare la legge sperimen
tale della ragion reciproca de'quadrati delle distanze e non de'cubi, si volse
a professar l'ipotesi dell'onde eteree messe in vibrazione dalle molecole del
corpo calescente. Questa ipotesi, di che si fa gran merito ad alcuni Fisici
stranieri assai più recenti, era già diffusa in sul finir del secolo XVII nella
Scuola sperimentale bolognese istituita dal medesimo Montanari, e il Gu
glielmini, uno de'più celebri usciti di quella Scuola, la professava nel suo
trattato De sanguinis natura et proprietate, ricavandone uno de'più validi
argomenti per confutar l'errore della fiamma vitale. “ Non minus pariter
falluntur vitalis flammae assertores, cum eius existentiam a luce, quae in
piscibus putrescentibus, ovis lacertorum, noctilucis ecc. observatur, dedu
cunt. Quamvis enim lux inter ignis proprietates et effectus recenseatur, non
ea tamen est, ut absque igne esse nequeat. Quid enim impedit quominus
undulationes iis similes, quae ab ignis agitatione proficiscuntur etiam ab
aliis motibus aetheri imprimantur? An excitabitur in retina igniculus, cum
presso exterius oculo lucis scintillae videntur observari? ” (Venetiis 1701,
pag. 93).