Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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1stampa e figura l'immagine dell'albero onde è tratto ” (Bartoli, Del ghiac­
cio, Roma 1681, pag.
118).
Anzi in quel medesimo che da costoro si professavano simili puerilità
come fatti certissimi e dimostrati, un discepolo del Borelli attendeva ad os­
servar diligentissimamente col Microscopio i cristallini del ghiaccio, e rasso­
migliandoli ai cristalli precipitati dalla soluzione de'sali, attribuiva il loro
formarsi a una virtù di attrazione magnetica, che facesse, nel riordinamento
delle particelle saline già prima dissolute, da necessaria guida ideale.
Essendo il dì 19 Dicembre del 1674 caduta a Torino, dove allora di­
morava Donato Rossetti, gran copia di neve, e ne'seguenti giorni essendosi
il cielo tutto rasserenato “ sopra detta neve, scrive lo stesso Rossetti, in
andando a spasso l'ultimo dì dell'anno per il nuovo accrescimento della
città, mi venne osservato che la brinata caduta nelle quattro notti antece­
denti vi s'era da per tutto distribuita in alcune masserelle simili.
Il che
messemi in dubbio quello che fermamente credeva, cioè che la brinata nel
cadere non obbedisse se non al moto di propensione al centro della Terra,
e a'moti che le imprimono gl'incontri e gli urti che si avesse nella discesa,
e mossemi il dubbio che da per tutto si ammassasse nella stessa figura, per
quelle cagioni, per le quali io mi dò ad intendere che nella stessa figura
sempre si vedano, dopo giorni, rimessi insieme i sali che pesti e triti si di­
spergono nell'acqua.
Movemi il dubbio, voglio dir io, che la brinata si am­
massasse da per tutto nella stessa figura, perchè le di lei particelle, nel ca­
dere una vicina all'altra, fossero guidate a congiungersi per una qualche
virtù magnetica od appetenza e a congiungersi in certi punti come per una
qualche necessità ideale.
E questo dubbio mi ridusse a fare le seguenti os­
servazioni.
“ Misi sopra una tavola neve, diaccio d'acqua ordinaria, diaccio di neve
distrutta, diaccio di brinata strutta, pietra lavagna, ebano, panno nero di
lana, tela bianca di lino, carta da scrivere, mattone cotto, ed altre coserelle,
ed il tutto esposi al sereno sopra il tetto di casa la notte seguente il dì
primo di Gennaio.
La mattina de'2 l'ebano, la lavagna, e tutte le altre cose
non bianche, se ne eccettuiamo il mattone cotto, sopra il quale non trovai
mai segno di brinata, si vedevano col nudo occhio ricoperte di brinata in
modo, che parevano punteggiate di bianco.... Ma guardando con un Micro­
scopio di tre lenti molto buono, riscontrai che i punti erano ciascuno una
rosetta di tre, quattro e fino in sette fogliucce.... Ogni fogliuccia era come
sottilissima scaglietta da giudicarsi piana, nel mezzo trasparente come un
diaccio il più cristallino, ma terminato da una listarella bianca e opaca come
di neve, e tal listarella la stimai larga la terza parte de'semidiametri di
quelle fogliucce, che poi si accostavano nella figura al cerchio ” (MSS. Cim.,
T. XX, c.
192).
Prosegue il nostro Autore a fare e a descrivere ivi altre diligentissime
osservazioni, per venire, com'egli stesso si esprime, in chiaro di alcuni
particolari senza la cognizione de'quali stimo non potervisi intorno di-

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