Lorini, Buonaiuto , Le fortificationi, old version (312 p.), 1609

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1meno de' conſuſi diſcorſi ſatti da quelli, che con poco fondamento ne trattano; benche ſiano ſtati
nelle
Guerre, e che ſi vogliono far Maeſtri per hauer viſto, e non inteſo, o ſaputo conſiderare le cau­
ſe
de gli effetti ſeguiti.
E veramente confeſſo, che gli errori accaduti nel fabricare eſle Fortezze,
vengono
ad eſſere cauſati dal poco antiuedere le offeſe farte da forze potenti, ſi che non è maraui­
glia
ſe ſono reſtati ingannati.
E però non oſtante la comparatione fatta da voi della ſcienza del me­
dicare
, poſſiamo con più reale ſimilitudine comparare queſta del fortiſicare al giuoco de gli Scacchi,
perche
ſi come è buono giuocatore quelli, ch'auanti, che moua la pedina, od altro pezzo, antiuede
tutta
quella offeſa, che gli può fare il ſuo auerſario, procurando ſempre di vincere il giuoco, ouero al
meno
leuarlo del pari; cosi ſarà buono Fortiſicatore, ouero Ingegnere militare quello, che accommo­
derà
le diſeſe conforme all'offeſe, che gli potrà fare il nimico, come hauete detto.
E pero il giuoco
è
belliſſimo, ſempre che co' fatti ſi habbia tanto ingegno, e pratica di ſaperlo ben giuocare, e non con
le
parole, & con l'autorità, ſi come molti fanno.
In quanto poi alla elettione de gl'Ingegnieri, & de'
Capi
da Guerra, che hauete detto douerſi fare, dico eſſer queſto ottimo rimedio per ritrouare il ma­
le
, & per ſaperlo leuare; ma per quella eſperienza, che molte volte ho viſto in cosi fatte conſulte; dico,
Che
il Prencipe, che vorrà fabricare la Fortezza, ſi mette ad vn gran riſico: cioè, che il giudicio non
venga
rettamente fatto conforme al ſuo ſeruitio, perche può accadere, che le opinioni propoſte da
perſonaggi
d'autorità, a' quali per l'ordinario vien lor dato tal carico, non ſieno per le cauſe dette
buone
, ne bene inteſe; con tutto ciò alcuna volta da eſſi vengono diſputate, e mantenute, non per ri­
conoſcere
, & approuare le migliori ragioni (ſi come ſi conuerria) ma ſolo per mantenere la propria
opinione
, non volendo moſtrare di errare.
E perciò molte volte vengono prodotti eſſempi accadu­
ti
nell'eſpugnationi, molto lontani dalla verità, e ſolo acconci per portare la propria opinione, e per
meglio
ingannare il Prencipe, con farſi tenere per prattichi, ſi che di giudici non appaſſionati, che
douerebbero
eſſere, ſi fanno parte.
E però vorrei per fuggire queſti così fatti diſordini, che
ciaſcuno
nel grado, che tiene, faceſſe l'vfficio ſuo, cioè che il capo principale coſtituito dal Prin­
cipe
, con gli altri Capi da Guerra fuſſero ſemplici giudici delle opinioni, che vengono propoſte, per­
che
nel far tra le molte, la elettione della migliore, conſiſte il ſapere.
Douendoſi poi darne il carico
della
eſſecutione ad vn ſolo, & al più prattico Ingegnere, ilquale dee dar gli ordini a gli operanti, e far
lo
ſteſſo effetto, che fa il Maeſtro di Capella nel far cantare i muſici, & al Signore con l'autorità tocca
di
far prouedere tutte le neceſſarie prouiſioni, e materie biſogneuoli nel fare operare; co'l diſtribuire
gli
vffici conforme alle profeſſioni, onde poi non venga ad hauere altra briga, ſe non di caſtigar gli
inobedienti
, e come Signore, e Prencipe riueder ſpeſſo l'opera, e ſe viene eſſequita conforme a gli
ordini
ſtabiliti; e non con altro fine, ſe non che l'opera ſi faccia preſto, e bene, eſſendo ſempre ſuo tut
to
l'honore.
Ma volendo eſſo Signore, eſſer giudice, e parte, co'l fare eſſequire, come lngegnere, e
molte
volte con poca ſeienza, e meno prattica, ne può accadere quello, che accaderia al corpo no­
ſtro
, quando il capo voleſſe far l'vſſicio de' piedi, cioè il tutto andrebbe a roueſclo.
Ma diſtribuen­
doſi
gli vffici, ſi che ciaſcuno faccia la parte ſua; il tutto regolatamente con ottimo fine ſarà eſſequi­
to
.
Emaſſime quando gli eſſecutori ſaranno eſpoſti alla pena del caſtigo, come al beneficio del pre-mio, onde ciaſcuno ſi guarderà da gli errori, e quando pur ne veniſſero fatti, preſto ſi ſcoprono, & ſi
emendano
; coſa, che non auuiene, quando il Signore ne fuſſe l'autore, doue i diſordini ſono tenuti
occulti
, ne ſi ritroua alcuno, che (per quanto tien cara la propria vita) ardiſca di parlarne.
AV. Be­
ne
e ſauiamente ella ha detto, ma è impoſſibile ciò fare; per due cagioni; prima perche molte volte i
giudicij
, e le deliberationi ſono fatte da chi non intende il negotio.
Secondo, quelli che hanno
l
'autorità ſuprema, ſi preſumono ſaper tutte le coſe bene, e di poter comandarle ſenza fare errore;
Coſa
, che anco facilmente gli riuſcirebbe, quando ſi voleſſe gouernare co'l conſiglio di quegli, che
con
l'eſperienza hanno moſtrato di ſapere.
Ma perche, queſti vogliono eſſer ſoli, & amminiſtrare
il
tutto (e forſe, per qualche lor fine) non è gran fatto, che poi ne vengano i diſordini da lei'detti, e di
più
ancora ſieno perſeguitati con barbare maniere coloro, che intendono, e che voleſſero riguardare
all
'opere loro.
In vltimo per concluderla, ſaria vn volere riformare il mondo (il cui dominio molte
volte
, ſi vede eſſer gouernato a caſo) E maſſime quando noi ci credeſſimo di voler regolare gli in­
tereſſi
dell'altrui paſſioni.
Nondimeno queſti così fatti penſieri non toccano a noi, ma ſi bene a Prin­
cipi
, che per lo proprio loro intereſſe deono leuare le così dannoſe occaſioni, doue ſi tratta il ſeruitio
di
cotanta importanza, come è il fabricar Fortezze.
Ma facendo all'oppoſito l'aſſicuro, che co'l pec­
cato
ne fanno aſſai preſto la penitenza, per il molto teſoro, e tempo, che inutilmente ſpendono, co­
me
anco per ſoggiacere a grandiſſimi diſordini, che poſſono ſuccedere dalla tardanza, di ridur la For
tezza
quanto prima a buona difeſa.
Et però laſciamone il penſiero a chi tocca; e torniamo al noſtro
ragionamento
, cioè di dar principio a'ſeguenti venti Capitoli, che ſaranno i principali, contenuti
in
queſto primo Libro.

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