1in poche parole, avesse annunziate le verità di quelle dottrine, alle quali il
Newton un secolo dopo dette la più solenne e splendida esplicazione. L'Au
tor del libro delle Speculazioni, dietro esperienze simili a quelle ora da noi
citate, concluse come cosa nuova e da nessun altro prima avvertita, che il
suono è generato dall'aria mossa velocemente a riempire il vuoto. E benchè
riconosca ne'casi più ordinarii la necessità di avere un corpo che tremi,
que'tremori nonostante mettono secondo il Benedetti l'aria in moto, per
ch'ella velocemente sottentra a riempir il vacuo lasciato dietro a sè via via
dal vibrare del corpo sonoro.
Newton un secolo dopo dette la più solenne e splendida esplicazione. L'Au
tor del libro delle Speculazioni, dietro esperienze simili a quelle ora da noi
citate, concluse come cosa nuova e da nessun altro prima avvertita, che il
suono è generato dall'aria mossa velocemente a riempire il vuoto. E benchè
riconosca ne'casi più ordinarii la necessità di avere un corpo che tremi,
que'tremori nonostante mettono secondo il Benedetti l'aria in moto, per
ch'ella velocemente sottentra a riempir il vacuo lasciato dietro a sè via via
dal vibrare del corpo sonoro.
“ Posse sonum corpus aliquod quod sensu sit destitutum, ut Aristoti
les IX cap. lib. I De coelo putavit, ostendere est falsum. Corpus enim non
nisi a corpore potest laedi, non ergo a sono, cum sonus corpus non sit. Sed
aer et ignis cum e contra sint corpora hoc facile praestare possunt implendo
aliquem locum velociter ad excludendum vacuum, unde generatur sonus,
quod hucusque a nemine animadversum fuisse comperio ” (Venetiis 1599,
pag. 289). E altrove: “ Necessarium quoque est ut tremat sive trepidet cor
pus quod sonum edere debet. Neque etiam absque aere sonus effici potest
quia aer sonat ingrediendo velociter ad implendum locum ut non remaneat
vacuus ” (ibi, pag. 190).
les IX cap. lib. I De coelo putavit, ostendere est falsum. Corpus enim non
nisi a corpore potest laedi, non ergo a sono, cum sonus corpus non sit. Sed
aer et ignis cum e contra sint corpora hoc facile praestare possunt implendo
aliquem locum velociter ad excludendum vacuum, unde generatur sonus,
quod hucusque a nemine animadversum fuisse comperio ” (Venetiis 1599,
pag. 289). E altrove: “ Necessarium quoque est ut tremat sive trepidet cor
pus quod sonum edere debet. Neque etiam absque aere sonus effici potest
quia aer sonat ingrediendo velociter ad implendum locum ut non remaneat
vacuus ” (ibi, pag. 190).
Così fatte dottrine però non furono comprese per essere ancora troppo
precoci, e seguitando a insistere i Fisici sull'esempio delle onde nell'acqua,
un'altra delle perniciose conseguenze derivatene si fu quella di non aver
riconosciuto che, per effetto dell'elasticità, dovevano diffondersi le onde in
torno al corpo risonante regolarmente in sfera. L'aver notato che i suoni
ci vengono indifferentemente da tutte le parti, essendo noi costituiti nell'aria
il cui movimento in sè stessa è ugualmente disposto per tutti i versi, e
l'aver considerato che la situazion dell'orecchio è accomodata il più che sia
possibile a tutte le positure del luogo, non furono sufficiente avviso di quella
sferica diffusione de'suoni a Galileo. Se n'ebbe poi qualche sentore dagli
Accademici del Cimento, ma l'esperienza proposta dal Rinaldini ed eseguita
il dì 30 Agosto 1662 (Targioni, Notizie cit., T. II, P. II, pag. 564) lasciò i
desiderosi d'intendere il vero in quella loro prima incertezza.
precoci, e seguitando a insistere i Fisici sull'esempio delle onde nell'acqua,
un'altra delle perniciose conseguenze derivatene si fu quella di non aver
riconosciuto che, per effetto dell'elasticità, dovevano diffondersi le onde in
torno al corpo risonante regolarmente in sfera. L'aver notato che i suoni
ci vengono indifferentemente da tutte le parti, essendo noi costituiti nell'aria
il cui movimento in sè stessa è ugualmente disposto per tutti i versi, e
l'aver considerato che la situazion dell'orecchio è accomodata il più che sia
possibile a tutte le positure del luogo, non furono sufficiente avviso di quella
sferica diffusione de'suoni a Galileo. Se n'ebbe poi qualche sentore dagli
Accademici del Cimento, ma l'esperienza proposta dal Rinaldini ed eseguita
il dì 30 Agosto 1662 (Targioni, Notizie cit., T. II, P. II, pag. 564) lasciò i
desiderosi d'intendere il vero in quella loro prima incertezza.
E fu appunto questa stessa incertezza che portò a dubitar della legge
secondo la quale diminuisce l'intensità del suono col crescere delle distanze.
Vedemmo che la dimostrazione certa di ciò, rispetto alla luce, non s'ebbe
prima che si pensasse all'ipotesi delle onde eteree o della diffusione sferica
di essa luce, ond'è chiaro che, se tale ipotesi fosse stata ammessa anche per
la diffusione del suono, non restava nulla a dubitare che, siccome le super
ficie delle sfere concentriche crescono a proporzione de'quadrati de'raggi,
così con la medesima proporzione avrebbe pur dovuto diminuire l'attività
dell'onda sonora. Eppure noi leggiamo negli Autori di Acustica di que'tempi
esser detto del suono “ che egli procede con Iddio sa qual misura di pro
porzione fra il distendersi nello spazio e il diminuirsi nel grado ” (Bartoli,
Del suono, Roma 1679, pag. 44).
secondo la quale diminuisce l'intensità del suono col crescere delle distanze.
Vedemmo che la dimostrazione certa di ciò, rispetto alla luce, non s'ebbe
prima che si pensasse all'ipotesi delle onde eteree o della diffusione sferica
di essa luce, ond'è chiaro che, se tale ipotesi fosse stata ammessa anche per
la diffusione del suono, non restava nulla a dubitare che, siccome le super
ficie delle sfere concentriche crescono a proporzione de'quadrati de'raggi,
così con la medesima proporzione avrebbe pur dovuto diminuire l'attività
dell'onda sonora. Eppure noi leggiamo negli Autori di Acustica di que'tempi
esser detto del suono “ che egli procede con Iddio sa qual misura di pro
porzione fra il distendersi nello spazio e il diminuirsi nel grado ” (Bartoli,
Del suono, Roma 1679, pag. 44).