1mum edidit sonum ab omnibus experimento spectatoribus auditum. Non
si può credere che il Magiotti, il quale era uno di quegli spettatori non ri
conoscesse, com'aveva già riconosciuto il Sagredo, che il suono era esterno,
essendo la codetta del campanello così saldata col tubo di piombo, da co
municargli assai facilmente i conceputi suoi tremori sonori, ma non si ve
deva dall'altra parte come si potesse interrompere quella inevitabile comu
nicazione.
si può credere che il Magiotti, il quale era uno di quegli spettatori non ri
conoscesse, com'aveva già riconosciuto il Sagredo, che il suono era esterno,
essendo la codetta del campanello così saldata col tubo di piombo, da co
municargli assai facilmente i conceputi suoi tremori sonori, ma non si ve
deva dall'altra parte come si potesse interrompere quella inevitabile comu
nicazione.
Furono da questa difficoltà sopraffatti gli Accademici del Cimento, i quali
ripeterono l'esperienza del sonaglio (Saggi ecc., Firenze 1841, pag. 57, 58)
così bene riuscita al Sagredo, e credendo che si potesse quella difficoltà no
tabilmente diminuire, si dettero con incredibile industria a sperimentar con
uno strumento a fiato, conforme a ciò che aveva progettato il Boyle nel
XXVII de'suoi nuovi esperimenti (Op. Omnia, Venetiis 1697, T. I, pag. 62-64).
Con tale occasione furono i nostri Accademici i primi a far l'esperienza del
suono anche nell'aria compressa, ma tutti questi così laboriosi tentativi eb
bero un infelice successo, e fu quel che se n'ebbe a concludere uno scherzo
espresso in tali parole: “ O l'aria non ha che far col suono, o ella vale
in qualunque stato (o rarefatta o compressa) ad ugualmente produrlo ”
(Saggi cit., pag. 59).
ripeterono l'esperienza del sonaglio (Saggi ecc., Firenze 1841, pag. 57, 58)
così bene riuscita al Sagredo, e credendo che si potesse quella difficoltà no
tabilmente diminuire, si dettero con incredibile industria a sperimentar con
uno strumento a fiato, conforme a ciò che aveva progettato il Boyle nel
XXVII de'suoi nuovi esperimenti (Op. Omnia, Venetiis 1697, T. I, pag. 62-64).
Con tale occasione furono i nostri Accademici i primi a far l'esperienza del
suono anche nell'aria compressa, ma tutti questi così laboriosi tentativi eb
bero un infelice successo, e fu quel che se n'ebbe a concludere uno scherzo
espresso in tali parole: “ O l'aria non ha che far col suono, o ella vale
in qualunque stato (o rarefatta o compressa) ad ugualmente produrlo ”
(Saggi cit., pag. 59).
Questo era come il sorriso amaro di chi dispera di conseguire un in
tento vivamente desiderato; disperazione alla quale s'abbandonarono total
mente gli Accademici fiorentini, quando persuasi già che il buon successo
dell'esperienza dipendeva tutto dal far sì che il corpo sonoro non comuni
chi col vaso di vetro, essendo a loro sovvenuto il pensiero di una sospen
sione magnetica, riconobbero che non era effettuabile il lusinghiero progetto.
“ Si tratta di disporre il corpo sonoro (leggesi in uno de'Diari dell'Ac
cademia) in modo che non comunichi col vaso di vetro, come per esempio
tenendolo sospeso senza contatto per sola virtù magnetica ” (MSS. Cim.,
T. IV, c. 107).
tento vivamente desiderato; disperazione alla quale s'abbandonarono total
mente gli Accademici fiorentini, quando persuasi già che il buon successo
dell'esperienza dipendeva tutto dal far sì che il corpo sonoro non comuni
chi col vaso di vetro, essendo a loro sovvenuto il pensiero di una sospen
sione magnetica, riconobbero che non era effettuabile il lusinghiero progetto.
“ Si tratta di disporre il corpo sonoro (leggesi in uno de'Diari dell'Ac
cademia) in modo che non comunichi col vaso di vetro, come per esempio
tenendolo sospeso senza contatto per sola virtù magnetica ” (MSS. Cim.,
T. IV, c. 107).
Anche questa storia però ne porge un altro de'tanti esempi che s'hanno
di difficoltà credute insuperabili, e di faticosi tentativi tornati sempre inu
tili, che si son veduti poi riuscire con massima facilità, facendo rimanere
quei che s'erano ritirati indietro maravigliati. Per far sì che il corpo sonoro
non comunichi le sue vibrazioni al recipiente del vuoto fu trovato che ba
stava posare una sveglia sopra una coltricetta di lana o di ovatta. L'espe
rienza del suono nel vuoto divenne allora così facile e tanto comune, da non
parer credibili le difficoltà incontrate dal Boyle e da'nostri Accademici di
Firenze, ond'è che il Musschenbroek non ripensando forse a queste cose,
ebbe ad accusare gli stessi nostri Accademici di poco accurati nell'eseguire
le delicate esperienze. “ Experimenta quae hic a florentinis Philosophis tra
duntur .... non videntur tanta accuratione capta ac desiderare posset. Ma
gnus compositusque instrumentorum apparatus plerumque vitiis obnoxius
hos perspicacissimos caeteroquin viros illusisse et in errorem coniecisse ve
risimile est ” (Tentamina Experim. natur., Viennae 1756, Pars I, pag. 88).
di difficoltà credute insuperabili, e di faticosi tentativi tornati sempre inu
tili, che si son veduti poi riuscire con massima facilità, facendo rimanere
quei che s'erano ritirati indietro maravigliati. Per far sì che il corpo sonoro
non comunichi le sue vibrazioni al recipiente del vuoto fu trovato che ba
stava posare una sveglia sopra una coltricetta di lana o di ovatta. L'espe
rienza del suono nel vuoto divenne allora così facile e tanto comune, da non
parer credibili le difficoltà incontrate dal Boyle e da'nostri Accademici di
Firenze, ond'è che il Musschenbroek non ripensando forse a queste cose,
ebbe ad accusare gli stessi nostri Accademici di poco accurati nell'eseguire
le delicate esperienze. “ Experimenta quae hic a florentinis Philosophis tra
duntur .... non videntur tanta accuratione capta ac desiderare posset. Ma
gnus compositusque instrumentorum apparatus plerumque vitiis obnoxius
hos perspicacissimos caeteroquin viros illusisse et in errorem coniecisse ve
risimile est ” (Tentamina Experim. natur., Viennae 1756, Pars I, pag. 88).