1cui l'uno incontrò la carcere e l'altro il rogo. Nessuno in Filosofia
ne sa'quanto loro: Aristotile, per Giordano, è un povero ingegno
meschino, pel Campanella è uno stolto.
ne sa'quanto loro: Aristotile, per Giordano, è un povero ingegno
meschino, pel Campanella è uno stolto.
A così fatti arditissimi ingegni si suol da'moderni dare il no
me di Razionalisti, e son la delizia e l'ammirazione degli scrittori
de'nostri tempi, alcuni de'quali riconoscono in essi i precursori
del metodo sperimentale, e altri, con più ardente zelo, gli venerano
come confessori e martiri del libero pensiero. Non è del proposito
nostro trattar di confessioni o di martirii, ma della scoperta de'veri
sperimentali, in cooperare alla quale scoperta, giova, con breve e
diligente esame veder qual fosse veramente il merito di quegli
ammirati filosofi peregrini.
me di Razionalisti, e son la delizia e l'ammirazione degli scrittori
de'nostri tempi, alcuni de'quali riconoscono in essi i precursori
del metodo sperimentale, e altri, con più ardente zelo, gli venerano
come confessori e martiri del libero pensiero. Non è del proposito
nostro trattar di confessioni o di martirii, ma della scoperta de'veri
sperimentali, in cooperare alla quale scoperta, giova, con breve e
diligente esame veder qual fosse veramente il merito di quegli
ammirati filosofi peregrini.
Chi provasse piacere di sentirsi portato in aria sull'ali di me
tafisiche speculazioni, e veder dalla fantasia architettati i mondi,
potrebbe per prima cosa, fra gli altri libri, scegliere quel che il
Telesio intitolò De natura iuxta propria principia. Chi desiderasse
poi di scendere a cose più positive, potrebbe dello stesso Autore
leggere i Commentarii, che egli scrisse pur De Rerum Natura, ma
a chi piacesse meglio vedere in più ristretto campo condensate e
raccolte le virtù dello scrittore, basterebbe si rivolgesse a que'tre
brevi opuscoli stampati separatamente in Napoli, tutti e tre nel me
desimo anno 1570, e nel primo de'quali si tratta de'fenomeni che
si osservan nell'aria, nel secondo, di ciò che accade nel mare, e
si dà nel terzo la teoria de'colori.
tafisiche speculazioni, e veder dalla fantasia architettati i mondi,
potrebbe per prima cosa, fra gli altri libri, scegliere quel che il
Telesio intitolò De natura iuxta propria principia. Chi desiderasse
poi di scendere a cose più positive, potrebbe dello stesso Autore
leggere i Commentarii, che egli scrisse pur De Rerum Natura, ma
a chi piacesse meglio vedere in più ristretto campo condensate e
raccolte le virtù dello scrittore, basterebbe si rivolgesse a que'tre
brevi opuscoli stampati separatamente in Napoli, tutti e tre nel me
desimo anno 1570, e nel primo de'quali si tratta de'fenomeni che
si osservan nell'aria, nel secondo, di ciò che accade nel mare, e
si dà nel terzo la teoria de'colori.
Nel primo di quegli opuscoli piglia ad esaminare il Telesio le
teorie fisiche professate da Aristotile circa all'origine delle pioggie
e dei venti, e nega che questi, sempre, come vuole il Filosofo, si
generino dalle umide esalazioni della terra. Egli avverte, al contrario,
che per lo più i venti si levano su dal mare, il quale, più che la
terra stessa, offre abbondante copia di umidità, che rarefatta al calor
del sole si trasforma in esalazione ventosa. Di qui si comprende
intanto che il filosofo di Cosenza, censore acuto del filosofo di Sta
gira, non fa poi altro che ritornar sui medesimi errori fisici di lui,
il quale, ingannato dagli effetti dell'evaporazion dell'acqua al calore,
si dava facilmente a credere che l'acqua stessa si trasformasse nella
sostanza del vento.
teorie fisiche professate da Aristotile circa all'origine delle pioggie
e dei venti, e nega che questi, sempre, come vuole il Filosofo, si
generino dalle umide esalazioni della terra. Egli avverte, al contrario,
che per lo più i venti si levano su dal mare, il quale, più che la
terra stessa, offre abbondante copia di umidità, che rarefatta al calor
del sole si trasforma in esalazione ventosa. Di qui si comprende
intanto che il filosofo di Cosenza, censore acuto del filosofo di Sta
gira, non fa poi altro che ritornar sui medesimi errori fisici di lui,
il quale, ingannato dagli effetti dell'evaporazion dell'acqua al calore,
si dava facilmente a credere che l'acqua stessa si trasformasse nella
sostanza del vento.