1strate proposizioni matematiche coll'esperienza, e non mancarono i Fisici di
ricorrere ai fatti per decider se veramente questi confermavano le ragioni.
ricorrere ai fatti per decider se veramente questi confermavano le ragioni.
Più solleciti di tutti fra coloro che dettero mano all'opera è naturale
che fossero gl'Inglesi, e il Flamsteed e l'Halley instituirono le loro espe
rienze in una campagna vicino a Londra. Dietro a loro, dopo trent'anni,
mossi dal medesimo desiderio vi si provarono i Francesi, che scelsero a far
le opportune esperienze il La Caille, il Cassini giovane, e il Maraldi dal seno
della loro Accademia. Notabile cosa è che Inglesi e Francesi non trovassero
differenza nella velocità del suono o si diffondesse per l'aria caldissima del
l'estate o per la freddissima dell'inverno.
che fossero gl'Inglesi, e il Flamsteed e l'Halley instituirono le loro espe
rienze in una campagna vicino a Londra. Dietro a loro, dopo trent'anni,
mossi dal medesimo desiderio vi si provarono i Francesi, che scelsero a far
le opportune esperienze il La Caille, il Cassini giovane, e il Maraldi dal seno
della loro Accademia. Notabile cosa è che Inglesi e Francesi non trovassero
differenza nella velocità del suono o si diffondesse per l'aria caldissima del
l'estate o per la freddissima dell'inverno.
Esperienze così solenni eseguite da tanto celebri sperimentatori erano
per far concludere che alle ragioni del Newton belle e buone in sè non ri
spondevano i fatti, quando un nostro Italiano ripensando sopra ciò conclu
deva non poter cause vere e reali essere inefficaci in produrre i loro effetti.
Persuaso perciò Lodovico Bianconi che l'esperienze degl'Inglesi e de'Fran
cesi dovevano essere in ogni modo o da qualsivoglia parte riuscite difettose,
volle egli stesso, aiutato da due suoi valentissimi amici, ripeterle con gran
diligenza ed ebbe il merito d'aver dimostrato per il primo che i fatti fisici
confermavano le verità de'principii matematici neutoniani.
per far concludere che alle ragioni del Newton belle e buone in sè non ri
spondevano i fatti, quando un nostro Italiano ripensando sopra ciò conclu
deva non poter cause vere e reali essere inefficaci in produrre i loro effetti.
Persuaso perciò Lodovico Bianconi che l'esperienze degl'Inglesi e de'Fran
cesi dovevano essere in ogni modo o da qualsivoglia parte riuscite difettose,
volle egli stesso, aiutato da due suoi valentissimi amici, ripeterle con gran
diligenza ed ebbe il merito d'aver dimostrato per il primo che i fatti fisici
confermavano le verità de'principii matematici neutoniani.
L'esperienze furono dall'Autore stesso descritte in una lettera indiriz
zata a Scipione Maffei e che s'intitola Della diversa velocità del suono. In
comincia in essa a far la storia delle tentate prove in proposito, incomin
ciando da quelle degli Accademici di Firenze, infino a quelle eseguitesi
presso Londra dal Flamsteed e dall'Halley, nel 1708, e alle altre nel 1738
eseguitesi dal Cassini e dal Maraldi presso Parigi.
zata a Scipione Maffei e che s'intitola Della diversa velocità del suono. In
comincia in essa a far la storia delle tentate prove in proposito, incomin
ciando da quelle degli Accademici di Firenze, infino a quelle eseguitesi
presso Londra dal Flamsteed e dall'Halley, nel 1708, e alle altre nel 1738
eseguitesi dal Cassini e dal Maraldi presso Parigi.
“ Prima che a noi in Italia, soggiunge poi il nostro Bianconi, giun
gesse questa notizia che solo giunseci dopo la stampa degli Atti di quell'Ac
cademia, avendo io lette le Transazioni anglicane, vennemi voglia l'anno 1740
di provare in Bologna alcune delle osservazioni che fecero a Londra, e spe
cialmente quella per cui dicono non aver essi trovato divario alcuno tra la
celerità del suono nell'inverno e nell'estate. Parevami strano che essendo
nel rigido freddo l'aria condensatissima, rispetto alla rarefazione che aver
dee nel caldo dell'estate; parevami strano, dico, che nessuna differenza do
vesse poi trovarsi nel suono, che dai di lei tremori è propagato. ”
gesse questa notizia che solo giunseci dopo la stampa degli Atti di quell'Ac
cademia, avendo io lette le Transazioni anglicane, vennemi voglia l'anno 1740
di provare in Bologna alcune delle osservazioni che fecero a Londra, e spe
cialmente quella per cui dicono non aver essi trovato divario alcuno tra la
celerità del suono nell'inverno e nell'estate. Parevami strano che essendo
nel rigido freddo l'aria condensatissima, rispetto alla rarefazione che aver
dee nel caldo dell'estate; parevami strano, dico, che nessuna differenza do
vesse poi trovarsi nel suono, che dai di lei tremori è propagato. ”
“ La stagione caldissima che già incominciava a farsi sentire, parve in
vitarmi a mettere all'opera il già divisato pensiero, cioè a provare quale
celerità avesse il suono nell'estate per paragonarlo poi con quello che avrei
trovato nell'inverno venturo. Eccole i luoghi che determinai per fare le os
servazioni: la fortezza urbana posta sulle frontiere del modanese fu l'uno,
l'altro fu il Convento dei Padri zoccolanti dell'Osservanza.... Pregati il si
gnor Eustachio Zanotti e il signor abate Petronio Matteucci, ambo astronomi
dell'Osservatorio nostro dell'Istituto ed amici miei ornatissimi, a venir meco
verso la sera al Convento stabilito, vi portammo un orologio astronomico a
cicloide che batteva esattissimamente i secondi.... Aspettavamo l'ora del
vitarmi a mettere all'opera il già divisato pensiero, cioè a provare quale
celerità avesse il suono nell'estate per paragonarlo poi con quello che avrei
trovato nell'inverno venturo. Eccole i luoghi che determinai per fare le os
servazioni: la fortezza urbana posta sulle frontiere del modanese fu l'uno,
l'altro fu il Convento dei Padri zoccolanti dell'Osservanza.... Pregati il si
gnor Eustachio Zanotti e il signor abate Petronio Matteucci, ambo astronomi
dell'Osservatorio nostro dell'Istituto ed amici miei ornatissimi, a venir meco
verso la sera al Convento stabilito, vi portammo un orologio astronomico a
cicloide che batteva esattissimamente i secondi.... Aspettavamo l'ora del