1intensità degl'impulsi sonori. Ritrovò che il peso, il quale dava la nota di
chiave a quelli che davano la quarta, la quinta, e l'ottava era come 1 a 4/3,
a 3/2, a 2. Seguitando così a speculare pensò che la medesima legge doveva
pure verificarsi nelle corde, e pizzicatane una, che tirata da un certo peso
dava la chiave, trovò che riducendo quel peso a 4/3 a 3/2, al doppio si otte
nevano via via per ordine le varie altre note.
chiave a quelli che davano la quarta, la quinta, e l'ottava era come 1 a 4/3,
a 3/2, a 2. Seguitando così a speculare pensò che la medesima legge doveva
pure verificarsi nelle corde, e pizzicatane una, che tirata da un certo peso
dava la chiave, trovò che riducendo quel peso a 4/3 a 3/2, al doppio si otte
nevano via via per ordine le varie altre note.
La storia di Giamblico non ha punto aria di alcuna verosomiglianza, e
parrebbe anzi strano che da un principio falso, qual'è che tra'pesi de'mar
telli passino le riferite proporzioni colle note sonate dalle incudini, potess'es
ser condotto il Filosofo a una conclusione vera concernente le corde. È a
notar però che la conclusione, alla quale fu condotto propriamente Pitagora,
non è quella che riferisce Giamblico, essendochè le sopra riferite propor
zioni non passano fra i pesi tendenti le corde ma fra le lunghezze di esse
corde sonore.
parrebbe anzi strano che da un principio falso, qual'è che tra'pesi de'mar
telli passino le riferite proporzioni colle note sonate dalle incudini, potess'es
ser condotto il Filosofo a una conclusione vera concernente le corde. È a
notar però che la conclusione, alla quale fu condotto propriamente Pitagora,
non è quella che riferisce Giamblico, essendochè le sopra riferite propor
zioni non passano fra i pesi tendenti le corde ma fra le lunghezze di esse
corde sonore.
Apparisce in ogni modo di qui essere state antichissime le prime spe
culazioni intorno alla ragione degl'intervalli armonici, benchè poco più oltre
si progredisse dagl'insegnamenti pitagorici e dalle prime scoperte nel lungo
decorrere di duemila anni. Scriveva perciò il Keplero, poco dopo il comin
ciar del secolo XVII: “ Utcumque tamen antiqua sit cantus humani forma,
ex intervallis consonis vel concinnis composita, causae tamen intervallorum
latuerunt homines adeo ut ante Pythagoram ne quaererentur quidem, et
quaesitas per duo millia annorum, primus ego, nisi fallor, exactissime pro
feram ” (Harmonices mundi lib III, Lincii Austriae 1619, pag. 3).
culazioni intorno alla ragione degl'intervalli armonici, benchè poco più oltre
si progredisse dagl'insegnamenti pitagorici e dalle prime scoperte nel lungo
decorrere di duemila anni. Scriveva perciò il Keplero, poco dopo il comin
ciar del secolo XVII: “ Utcumque tamen antiqua sit cantus humani forma,
ex intervallis consonis vel concinnis composita, causae tamen intervallorum
latuerunt homines adeo ut ante Pythagoram ne quaererentur quidem, et
quaesitas per duo millia annorum, primus ego, nisi fallor, exactissime pro
feram ” (Harmonices mundi lib III, Lincii Austriae 1619, pag. 3).
È egli vero quel che il Kepler si lusingava così d'essere stato il primo
a trattar della teoria della Musica? Convien per risponder con fondamento
alla domanda che si distingua una duplice teoria, essendo che la Musica si
può riguardare o in quanto è sentita nell'anima o in quanto è un effetto
del vibrar de'corpi secondo una legge determinata. Trattar delle ragioni del
l'armonia musicale nel suggetto senziente è opera de'Filosofi speculativi, i
quali benchè sollevino i voli della mente sublimi, e largamente spaziino per
le aeree regioni, profitterebbero forse meglio contentandosi di dire che l'ar
monia nell'anima è una misteriosa estasi dell'intelletto dell'uomo e del
l'amore. Ma non è troppo comune ai Filosofi la virtù del tacere innanzi ai
misteri, nè ebbe questa virtù nemmeno il Keplero, il quale avrebbe avuto
senza dubbio miglior ragion di credersi primo Autore di questa nuova Fi
losofia musicale, se avesse usato la Matematica e l'avesse fatta servire a il
lustrar le attente osservazioni de'fatti. Ma la Matematica per lui, tutt'altro
ch'essere ancella dell'Armonia, è sorella di Lei nata dalla Divina Mente
Creatrice a un medesimo parto.
a trattar della teoria della Musica? Convien per risponder con fondamento
alla domanda che si distingua una duplice teoria, essendo che la Musica si
può riguardare o in quanto è sentita nell'anima o in quanto è un effetto
del vibrar de'corpi secondo una legge determinata. Trattar delle ragioni del
l'armonia musicale nel suggetto senziente è opera de'Filosofi speculativi, i
quali benchè sollevino i voli della mente sublimi, e largamente spaziino per
le aeree regioni, profitterebbero forse meglio contentandosi di dire che l'ar
monia nell'anima è una misteriosa estasi dell'intelletto dell'uomo e del
l'amore. Ma non è troppo comune ai Filosofi la virtù del tacere innanzi ai
misteri, nè ebbe questa virtù nemmeno il Keplero, il quale avrebbe avuto
senza dubbio miglior ragion di credersi primo Autore di questa nuova Fi
losofia musicale, se avesse usato la Matematica e l'avesse fatta servire a il
lustrar le attente osservazioni de'fatti. Ma la Matematica per lui, tutt'altro
ch'essere ancella dell'Armonia, è sorella di Lei nata dalla Divina Mente
Creatrice a un medesimo parto.
Pubblicando nel 1596 per la prima volta il Mysterium Cosmographi
cum aveva asserito esser cinque le consonanze musiche, perchè cinque son
le consonanze geometriche rappresentate dalle cinque forme regolari de'corpi
solidi. Vent'anni dopo, ne'V libri Armonices mundi annunziava di aver ri
dotte quelle consonanze a sette, essendo veramente sette e non più le se-
cum aveva asserito esser cinque le consonanze musiche, perchè cinque son
le consonanze geometriche rappresentate dalle cinque forme regolari de'corpi
solidi. Vent'anni dopo, ne'V libri Armonices mundi annunziava di aver ri
dotte quelle consonanze a sette, essendo veramente sette e non più le se-