1ciò non può essere, perchè i fiumi restituiscono tutto ciò che il
calor solare ne asciuga, per cui conclude, nel capitolo IV, che il
mare stesso è salato di sua natura, e che è scaturito, come si vede
nell'acque dolci, da salse fonti di sotto terra. Nel terzo opuscolo il
disprezzator di Aristotile non sa dir de'colori nulla di meglio di
quel che Aristotile stesso avesse insegnato. Il lettore esce da quegli
intricati discorsi del Cosentino persuaso che all'opinione peripate
tica, secondo la quale i colori si generano da un contemperato pro
porzionamento d'ombra mescolata alla luce, non s'è saputo aggiun
ger nulla di nuovo.
calor solare ne asciuga, per cui conclude, nel capitolo IV, che il
mare stesso è salato di sua natura, e che è scaturito, come si vede
nell'acque dolci, da salse fonti di sotto terra. Nel terzo opuscolo il
disprezzator di Aristotile non sa dir de'colori nulla di meglio di
quel che Aristotile stesso avesse insegnato. Il lettore esce da quegli
intricati discorsi del Cosentino persuaso che all'opinione peripate
tica, secondo la quale i colori si generano da un contemperato pro
porzionamento d'ombra mescolata alla luce, non s'è saputo aggiun
ger nulla di nuovo.
Nè nulla di nuovo pure, sa, in simili fatti di fisica sperimen
tale, scoprire il Patrizio, benchè nell'Opera sua che egli fastosamente
intitola Nova de universis Philosophia si faccia architettore di quat
tro nuovi mondi. A più umile prosa scende il filosofo dalmata in
un suo libro, che egli intitola Della rettorica degli antichi, stam
pato in Venezia nel 1562. Se nella Nuova Filosofia l'autore imita
Platone nell'altezza delle speculazioni, in questo libro della Retto
rica lo imita in quella sua graziosa e facile maniera di presentar
la scienza sotto forma di apologhi, fra'quali apologhi è principal
mente notabile quello che il Patrizio finge essere stato da un abis
sino raccontato al conte Baldassarre Castiglione. In quel romanzo
dunque dell'abissino, che non può non far tornare alla memoria
quell'Eve armeno, il quale, nel X libro dello Stato di Platone, ri
suscitato da morte, racconta ai vivi i destini da sè veduti delle anime
umane; in quel romanzo si dice come la Terra fu un tempo così
rarefatta e spugnosa, che per la grande ampiezza del suo volume
confinava quasi col cielo. Gli uomini abitavano a principio nella
cavità di quella spugna, come in nidi beati, ma, essendosi poi in
superbiti, e osando levar la fronte orgogliosa contro gli Dei, Giove
di sopra coi fulmini e Plutone di sotto coi terremoti, incomincia
rono a scuotere orribilmente la Terra, la quale ricadde tutta nelle
proprie caverne, e rientrò in sè stessa, dando così occasione al for
marsi dei monti e delle valli, de'laghi di acqua dolce e dei mari.
tale, scoprire il Patrizio, benchè nell'Opera sua che egli fastosamente
intitola Nova de universis Philosophia si faccia architettore di quat
tro nuovi mondi. A più umile prosa scende il filosofo dalmata in
un suo libro, che egli intitola Della rettorica degli antichi, stam
pato in Venezia nel 1562. Se nella Nuova Filosofia l'autore imita
Platone nell'altezza delle speculazioni, in questo libro della Retto
rica lo imita in quella sua graziosa e facile maniera di presentar
la scienza sotto forma di apologhi, fra'quali apologhi è principal
mente notabile quello che il Patrizio finge essere stato da un abis
sino raccontato al conte Baldassarre Castiglione. In quel romanzo
dunque dell'abissino, che non può non far tornare alla memoria
quell'Eve armeno, il quale, nel X libro dello Stato di Platone, ri
suscitato da morte, racconta ai vivi i destini da sè veduti delle anime
umane; in quel romanzo si dice come la Terra fu un tempo così
rarefatta e spugnosa, che per la grande ampiezza del suo volume
confinava quasi col cielo. Gli uomini abitavano a principio nella
cavità di quella spugna, come in nidi beati, ma, essendosi poi in
superbiti, e osando levar la fronte orgogliosa contro gli Dei, Giove
di sopra coi fulmini e Plutone di sotto coi terremoti, incomincia
rono a scuotere orribilmente la Terra, la quale ricadde tutta nelle
proprie caverne, e rientrò in sè stessa, dando così occasione al for
marsi dei monti e delle valli, de'laghi di acqua dolce e dei mari.
Si comprende bene come l'ingegnoso romanzo del Patrizio,
tendeva a dar la soluzione di due problemi: uno teologico del pec
cato originale, e l'altro geologico e paleontologico della formazion
della terra e del ritrovamento delle reliquie marine sull'alta cima
dei monti. Quando, in sui principii del secolo XVIII, s'incomincia
rono dagli immaginosi scienziati stranieri ad architettare sistemi
geologici, Tommaso Burnet rinnovellò sul serio il Sogno galante e
tendeva a dar la soluzione di due problemi: uno teologico del pec
cato originale, e l'altro geologico e paleontologico della formazion
della terra e del ritrovamento delle reliquie marine sull'alta cima
dei monti. Quando, in sui principii del secolo XVIII, s'incomincia
rono dagli immaginosi scienziati stranieri ad architettare sistemi
geologici, Tommaso Burnet rinnovellò sul serio il Sogno galante e