1cevan di sotto. I colpi venivano avventati da que'medesimi contradittori del
Grimaldi, i quali come dicemmo reputando che i leggerissimi increspamenti
di un'onda sonora non potessero aver momento alcuno di forza in un corpo
solido, negavano perciò che la causa del risonar una corda non tocca, ri
siedesse negli urti dell'aria messa in moto da una simile altra corda so
nata. Cotesti contradittori nel proporsi a risolvere il maraviglioso problema,
risoluto con sì gran compiacenza dal Keplero e da Galileo, piuttosto che alle
speculazioni ebbero fede nelle esperienze, le quali rivelarono tosto a loro
questo fatto importante: che cioè una corda vibrata non fa risonar l'altra
corda non tocca se non che in certe particolari condizioni, in che par che
vogliano trovarsi collocati i due strumenti.
Grimaldi, i quali come dicemmo reputando che i leggerissimi increspamenti
di un'onda sonora non potessero aver momento alcuno di forza in un corpo
solido, negavano perciò che la causa del risonar una corda non tocca, ri
siedesse negli urti dell'aria messa in moto da una simile altra corda so
nata. Cotesti contradittori nel proporsi a risolvere il maraviglioso problema,
risoluto con sì gran compiacenza dal Keplero e da Galileo, piuttosto che alle
speculazioni ebbero fede nelle esperienze, le quali rivelarono tosto a loro
questo fatto importante: che cioè una corda vibrata non fa risonar l'altra
corda non tocca se non che in certe particolari condizioni, in che par che
vogliano trovarsi collocati i due strumenti.
“ Temperate dunque all'unisono due eccellenti chitarre spagnuole (dice
quel solito contradittore citato poco avanti) e posate con quel loro fondo
piano sopra una tavola in competente distanza, seguiva indubitatamente il
tremar delle corde dell'una in toccando quelle dell'altra. Ciò fatto le por
tai a posare, con la medesima distanza fra loro, sopra non mi ricordo se
una coltre o che che altro si fosse, solamente che cosa soffice e morbidis
sima, e quivi rifatta la sperienza del toccare le corde dell'una trovai che
quelle dell'altra, che giacendo sopra la tavola eran sì vive al muoversi e
sì spiritose al guizzare, ora si stavano insensibili e immobili come morte, nè
mai seguì altramente se non solo al far che le chitarre si toccassero l'una
l'altra ” (ivi, pag. 165).
quel solito contradittore citato poco avanti) e posate con quel loro fondo
piano sopra una tavola in competente distanza, seguiva indubitatamente il
tremar delle corde dell'una in toccando quelle dell'altra. Ciò fatto le por
tai a posare, con la medesima distanza fra loro, sopra non mi ricordo se
una coltre o che che altro si fosse, solamente che cosa soffice e morbidis
sima, e quivi rifatta la sperienza del toccare le corde dell'una trovai che
quelle dell'altra, che giacendo sopra la tavola eran sì vive al muoversi e
sì spiritose al guizzare, ora si stavano insensibili e immobili come morte, nè
mai seguì altramente se non solo al far che le chitarre si toccassero l'una
l'altra ” (ivi, pag. 165).
Se ne volle inferir da questa, e da simili altre esperienze tutte istituite
a tal proposito, che il pulsar di una corda non si comunica all'altra per
l'intermedio dell'aria, ma de'corpi solidi interposti, i quali intanto trasmet
tono il moto, in quanto son atti a vibrare a tenor del corpo risonante a cui
sono congiunti. La conclusione par che non si possa negare se l'esperienze
son vere. Or chi può mettere in dubbio che il fatto delle due chitarre non
avvenga propriamente a quel modo che l'Autor lo descrive? Riscontra dal
l'altra parte con questa l'esperienza degli Accademici fiorentini, benchè
instituita ad intento alquanto diverso. “ Si messero due Viole in ugual di
stanza da una di mezzo e tutte collocate orizzontalmente. Indi accordate tutte
all'unisono, data un'arcata a quella di mezzo, si osservò in qual distanza
risonassero l'altre due, per via del tremolio di un ballerino di paglia acca
vallato ad una delle loro corde. Si fece questa esperienza la prima volta in
una stanza terrena in volta, e si trovò che toccatane una ne rispondeva
un'altra in distanza di braccia sette. Trasportate poi in un giardino all'aria
aperta, lontane poco più di un braccio non si movevano ” (Targioni, Noti
zie cit., T. II, P. II, pag. 564).
a tal proposito, che il pulsar di una corda non si comunica all'altra per
l'intermedio dell'aria, ma de'corpi solidi interposti, i quali intanto trasmet
tono il moto, in quanto son atti a vibrare a tenor del corpo risonante a cui
sono congiunti. La conclusione par che non si possa negare se l'esperienze
son vere. Or chi può mettere in dubbio che il fatto delle due chitarre non
avvenga propriamente a quel modo che l'Autor lo descrive? Riscontra dal
l'altra parte con questa l'esperienza degli Accademici fiorentini, benchè
instituita ad intento alquanto diverso. “ Si messero due Viole in ugual di
stanza da una di mezzo e tutte collocate orizzontalmente. Indi accordate tutte
all'unisono, data un'arcata a quella di mezzo, si osservò in qual distanza
risonassero l'altre due, per via del tremolio di un ballerino di paglia acca
vallato ad una delle loro corde. Si fece questa esperienza la prima volta in
una stanza terrena in volta, e si trovò che toccatane una ne rispondeva
un'altra in distanza di braccia sette. Trasportate poi in un giardino all'aria
aperta, lontane poco più di un braccio non si movevano ” (Targioni, Noti
zie cit., T. II, P. II, pag. 564).
Or è chiaro di qui che se fosse veramente l'aria il mezzo della tra
smissione de'moti avrebbero dovuto le due viole risonar meglio all'eperto
che non nel chiuso di una stanza, dove seguì l'effetto perchè furono i due
strumenti posati sopra una medesima tavola, mentre nel giardino si tenevan
sospesi a'rami degli alberi o alle stecche di qualche pergolato.
smissione de'moti avrebbero dovuto le due viole risonar meglio all'eperto
che non nel chiuso di una stanza, dove seguì l'effetto perchè furono i due
strumenti posati sopra una medesima tavola, mentre nel giardino si tenevan
sospesi a'rami degli alberi o alle stecche di qualche pergolato.