Gallaccini, Teofilo, Trattato sopra gli errori degli architetti

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7963PARTE TERZA. ſon fatti per difeſa degli edificj, e degli abitatori; ma anche per comodità di
camminarvi ſopra per qualche fine utile a chi v’abita, ſon quelli, che ſi fan-
no con calceſtruzzi, cioè con calcina con ghiaja di fiume, e all’uſo di Napo-
li con calcina, con rapillo, cioè lapillo, che ſono minutiſſime pietruzze, che
ſi trovano nei cavamenti:
o con piccioli frammenti di vaſi di terra cotta, co-
me ſono quei, che ſi trovano in Roma in Monte Teſtaccio, rotti, ben peſti
colla calcina, e ridotti in forma di ſmalto ben battuto.
Queſti si uſano co-
munemente in Napoli, in Venezia, e altrove, e ſon detti laſtrichi, e ſi uſa-
no nel cuoprire i Palazzi, e le Caſe, e ſi fanno groſſi almeno un ſeſto di brac-
cio, e ſopra legnami di caſtagno;
benchè altrove anche ſi facciano ſopra le
volte, che è l’uſo migliore.
Gli errori, che poſſono accadere nel fare queſti
cuoprimenti, ſono di tre maniere.
La prima, quando ſon mal battuti: la ſe-
conda, quando si fanno ſopra legnami non ben ſecchi, nè ſchietti, nè ſani;
e benchè ſieno di caſtagno, che per natura può reſiſtere all’umidità; nondi-
meno aggravati lungo tempo dal calceſtruzzo, ſi piegano;
ſicchè il cuoprimen-
to ſi apre;
e ciò maggiormente accade, quando i legnami non ſono ben ſec-
chi, e ſtagionati, e per l’aperture penetrano l’acque delle piogge, ſiccome si
vede in Napoli, dove gli abitatori ſon forzati a ſtuccare le aperture con pece
da nave.
Il che è cagione, che l’uſanza de’laſtrichi in buona parte si diſmet-
ta, ed in vece di eſſi faccianſi i tetti con docce.
La terza, quando ſi fanno in
luoghi ſottopoſti ai diacciati, ed eſpoſti a Tramontana;
poichè i diacciati del-
l’Invernata, il freddo di Tramontana, e la qualità de’luoghi di Montagna,
ſono il diſtruggimento dei calceſtruzzi.
Concioſſiachè in detti luoghi si facciano
congelamenti di nevi, e d’acque, che non ſolo ſcroſtano e aprono le mura-
glie, ma anche i calceſtruzzl.
E queſti allora ſi poſſono uſare, ſenza fare
errore, e ſenza pericolo alcuno in luoghi temperati, o caldi, o quando ſi fa lo-
ro ſotto la volta, come ſono quei del Palazzo del Vaticano, e del Tempio di
S.
Pietro. Ma ciò non si può fare ſenza grande ſpeſa, richiedendo maggior
groſſezza di muraglie, di quella che si ſuole comunemente uſare.
I cuoprimen-
ti, i quali si fanno al coperto, ſono le impalcature, i lacunarj, o ſoffitte, e
le volte, le quali congiunte con le parti delle muraglie, che le reggono, e le
fiancheggiano, e poſte infra il tetto, e i fondamenti, dimoſtrano quaſi un edi-
ficio ſopra un altro.
Queſti cuoprimenti coperti nella ſteſſa opera, ſono palchi,
laqueari, e volte, che riſpetto alle parti di ſotto si dicono cuoprimenti;
e ſo-
no pavimenti, ſpazj, ſolari, e ſmalti, riſpetto alle membra di ſopra.
E tutti
ſon ſottopoſti a diverſi difetti, per cagione degli errori, che poſſono ſuccedere
nella fabbrica loro, e ſpecialmente in quanto alla materia, cioè, quando si u-
ſano legnami frangibili, pieghevoli, facili a corromperſi, ſottili, verdi, taglia-
ti a cattiva Luna, e mal conſervati:
e in iſpecialità, quando ſi fanno palchi
alla Napoletana, cioè, con laſtrico, ovvero con calceſtruzzo:
e quando si fan-
no alla Romana, tutti con tavolati, i quali, oltre che hanno a ricevere il peſo
dei mattoni, dei quali forma lo ſpino, debbono ancora ſoſtenere il peſo della
terra, che vi si mette per porre in piano i pavimenti di mattoni, di mezza-
ne, o di ſmalti:
ſono anche ſottopoſti al pericolo del fuoco; onde il fare ſi-
mili impalcamenti, benchè ſieno di buona materia, nondimeno è grandiſſimo
errore, eſſendo ſottopoſti all’ingiuria del fuoco;
e però è molto meglio ſeguir
l’uſanza dei palchi, che ſi fanno in Siena, e nel ſuo contorno, cioè con mi-
nor quantità di legname, ma con mattoni di mezzo braccio, o di cinque ot-
tavi di braccio (che un braccio Saneſe, il quale corriſponde a due piedi Romani an-
tichi, è compartito in otto parti, cioè in otto groſſezze di mattone, ciaſcuna
delle quali è un ottavo) e ſopra con mezzane murate inſieme in piano, in
forma di ſpina di peſce.
Ma in Roma, quando ſi ritrovaſſero le cave antiche
della creta, si potrebbe tornare a formare tutte le ſpecie de’ mattoni dimoſtra-
te da Vitruvio, e formarne altre nuove, infra le quali anche ſarebbero quelle,
che ſarebbero buone per far palchi alla noſtra uſanza;
e così si tralaſcerebbero
gl’ intavolati.
E quando pur ciò non si faceſſe, non v’eſſendo comodità di ta-
li mattoni, non ſarebbe forſe diſdicevole il condurne da luoghi più vicini,

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