Zanotti, Francesco Maria, Della forza de' corpi che chiamano viva libri tre, 1752

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8056DELLA FORZA DE’ CORPI quanto, voi dunque volete, diſſe il Signor Mar-
cheſe, che l’ azione della gravità ſia veramente
interrotta per alcuni piccioli intervalli.
Io non
voglio già queſto io, riſpoſi allora.
Dico ſola-
mente, che non ha alcuna ragione di crederla
più toſto continvata, che interrotta;
e dico, che
ſe la crediamo interrotta, come l’ ho preſuppoſta
io, potremo render ragione delle leggi della gra-
vità;
ſe la crediamo continvata, non potremo;
perciocchè dalla continuazione non può racco-
glierſi nulla.
Ma quelli, che l’ hanno per con-
tinvata, diſſe allora il Signor Marcheſe, come am-
metteranno quelle leggi?
Le ammetteranno, riſ-
poſi allora, indottivi dall’ eſperienza, non dalla
ragione;
ne le potranno far valere ſe non in quel-
le potenze, in cui l’ eſperienza le abbia manife-
ſtate.
Ma voi avevate, ſe non m’ inganno, altre
coſe da domandarmi.
Niente da domandarvi; riſ-
poſe il Signor Marcheſe;
ho bene alcune coſe,
che deſidero dirvi, le quali mi paſſavan teſtè per
l’ animo, mentre voi mi ſpiegavate le leggi del-
la gravità;
e benchè io non mi conſidi di dover
dirle con chiarezza, e con ordine, pur vi pre-
go di aſcoltarle.
Per qualunque modo, riſpoſi
io, voi le diciate, non potranno ſe non piacer-
mi.
Et egli allora, non dubito, diſſe, che aven-
do ogni corpo tanto maggior gravità, e riceven-
do perciò tanto maggiore impulſo, e tanto mag-
gior movimento, quanto ha più di maſſa, ne vie-
ne, che ogni corpo ricever debba dalla

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