Caverni, Raffaello, Storia del metodo sperimentale in Italia, 1891-1900

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Negheremo noi per questo ogni merito ai razionalisti? No: essi
hanno
anzi un merito singolare e perciò unico, il merito di aver
riconosciuto
e protestato come quel diritto, che aveva Aristotile, lo
avevano
anch'essi e tutti i loro fratelli: il diritto di far uso della
propria
ragione.
Ecco da qual lato i razionalisti differiscono dai pe­
ripatetici
, ecco in che propriamente hanno merito d'esser detti
razionalisti
.
I peripatetici, accettando per vero, perchè dall'altra
parte
era assai comodo, che la Natura si dovesse assettare ai cer­
velli
degli uomini, scelsero come misura d'ogni sapienza il più gran
cervello
stimato da loro, che fu quello di Aristotile, e lo insignirono
di
tanta autorità magistrale, che ogni questione, in fatto di cose
naturali
, si decideva dagli oracoli e dai responsi di lui.
I razionalisti
però
si levarono a dire che quello di Aristotile non era poi quel
gran
cervello che si credeva, e che ce n'erano o ce ne potevano
essere
de'più sottili di lui, per cui uno per esempio citava il cer­
vello
di Platone, e un'altro, com'è più naturale, il cervello suo
proprio
.
Questi secondi furono de'più arditi e intesero a scuotere
il
giogo di ogni autorità, per cui da molti sono stati encomiati e
benedetti
.
Non si accorgon però costoro, che scotendosi così anche
il
giogo della Natura, e invece di assoggettarsi essi a lei, preten­
dendo
che ella debba assoggettarsi a loro, tornano perciò alla scienza,
lasciamo
star la Religione e la Morale, più nocivi degli stessi pe­
ripatetici
.

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