Angeli, Stefano degli, Della gravita' dell' aria e fluidi : esercitata principalmente nelli loro homogenei

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8276DIALOGO quale viene contrapeſato, e ridotto all’equilibrio dal momẽ.
to dell’argento viuo contenuto nella canna. Quando queſta
s’alza, ſe bene cadeſsero da eſsa quelle portioncelle, che di-
ce, onde ſi leuaſfe quell’equilibrio, la differenza però trà
queſti due momenti ſarebbe pochiſſima.
Onde non caccian-
do in sù l’aria l’argento viuo ſe non cõ l’ecceſſo del ſuo mo-
mento ſopra quello, non ſpingerebbe in sù con la violenza
narrata da eſſo, ma lentamente.
Così vediamo che il galleg-
giante poco differente in peſo dall’acqua, e cacciato in sù da
queſta aſſai lentamente.
Coſi nella Bilancia,
Conte. _Si fermi in gratia. Segue à dire._ Quemadmodum corpus gra-
ue huic lanci impoſitum, aliud graue eiusdem ponderis alteri lanci
impoſitum, finitis vibrationibus, à iuſto æquipodio nequit dimouere.
Sin, ijs in æquilibrio ſic conſtitutis, huic lanci vnum duntaxat gra-
num, plus quam alteri imponas, fit mutatio;
vnà alterum in contra-
rium renitentem degrauante.
Vel ſi alteri, vnum ſolummodo granum
ſubducas, hoc idem euenire conſpicaberis.
_Mat._ Appunto io voleuo portare il caſo della biìancia, e dire, che
ſe nelli peſi poſti di quà, e di là vi ſarà poca differenza, è vero
che quello più graue deſcenderà, &
alzerà il meno graue, mà
ſino ad vn certo ſegno, e aſſai lentamente.
Onde tanto do-
uerebbe far l’aria nel noſtro caſo, e non con l’empito da eſſo
eſperimentato.
_Conte._ Non è tanto poca la quantità dell’argento, che ſuppone,
che cada.
V. S. aſcolti. _Eodem prorſus modo res hic ſe habet; nam_
_tubi orificio extra ſtagnantem hydrargirum de repente ſublato;
deci-_
_dunt forte ex eo, tres quatuorue impendentis Mercurij digitis._
_Matem._ Ha fatto bene a dir _forte,_ perche Dio sà ſe ne cade.
Conte. Ratione cuius, ex altera, quaſilance, æquipodij non nihil aufer-
tur;
& hinc exiſtit ille aeris motus, quo impendentis Hydrargiri reſi-
duum ad tubi verticem ſurſum propellitur;
non ſecùs atq; hæc lanx,
cui ſex imponuntur vnciæ, ſurſum pellit illam, eamque degrauat, cui
quinque ſolummodo inſunt.
_Matem._ Certo, che quando anco cadeſſero queſti 3. ouero 4. di-
ti, ne ſeguirebbe qualche moto, mà non sò ſe tanto veloce.
Hauerà il Sig. Sinclaro eſperimentato (come certo anco di-
ce) che mentre la fiſtola piena di Mercurio diſcende, queſto
arriuato all’altezza delli 29.
ſuoi diti, non ſi ferma, ma

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